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Napoli-Milan: loro in 65 dietro la linea della palla, noi in 7 sopra la linea della palla

Napoli-Milan: loro in 65 dietro la linea della palla, noi in 7 sopra la linea della palla

Un racconto di fantasia, un tifoso allo specchio

Erano in sessantacinque dietro la linea della palla. Dietro dove? La linea della palla. Cos’è questa linea della palla? Fammi capire. La linea della palla è una linea immaginaria, un confine, quel confine è il pallone, stare dietro la linea della palla vuol dire non superare la frontiera, non varcare i confini. Decidere di non osare, aspettare l’avversario. Stare dietro la linea della palla significa non giocare. Ho capito, ma non stai facendo filosofia? Che cosa? Stavano dietro la linea della palla, erano in sessantacinque, un po’ rossi e un po’ neri, a dirla tutta sembravano rossoneri. Ho capito, era il Milan. Non ne sono sicuro, ma potrebbe anche essere, ma il Milan vero avrebbe giocato in undici. Quindi si tratta di un gioco? Il gioco del calcio, nella realtà, nella finzione rossonera, similcarpi, anzi, molto più similromaalsanpaolo. Nella finzione rossa e nera si chiama: “Erano sessantacinque dietro la linea della palla. Erano provinciali, erano impauriti”. La stai facendo semplice, ma fammi capire, e il Napoli? Il Napoli erano undici, ma sette o otto in realtà. E dove stavano? Oh, mio dio, ovviamente sopra la linea della palla. Tu mi stai imbrogliando, ho capito che questo è un racconto di fantasia, ma non è Star Trek. Sto dicendo la verità, immagina, immagina sessantacinque rossoneri e sette azzurri, che cosa vedi? Un casino. Io vedo un pareggio. Ma come è possibile? Ti spiego. Sarà meglio. I sessantacinque dietro la linea della palla, che per comodità chiameremo Milan, erano un muraglia ma ordinata, lo devo dire, una parete umana tirata su bene, e si muovevano pure ordinati, quella grinta della provincia, quella volontà di strappare un punto e, perché no, di togliersi da faccia i paccheri dell’andata. Ora stai parlando di calcio o di un cantiere edile? Sto parlando quasi di calcio. Che fai con questa barba? La accorci un po’? Se ne parla la settimana prossima, tengo pure il barbiere milanista e questa settimana non è cosa. Il barbiere si mette dietro la linea della palla? No, si mette dietro la poltrona, ma il rasoio lo tiene in mano lui, meglio non rischiare. Dimmi dei sette azzurri. I sette, meno magnifici del solito, erano undici, ma sembravano sette, correvano e giocavano all’attacco, con la solita organizzazione, mancava qua e là un po’ di brillantezza. Erano stanchi? Qualcuno può darsi che fosse un po’ stanco. E i sessantacinque? Correvano pure loro e resistevano. Ma in questo racconto immaginario in che anno siamo? Siamo nel 32esimo anno dall’avvento di Diego. Nuovo Campionato? Più o meno. Ma come finiva questo sette contro sessantacinque? In un pareggio te l’ho detto prima, non tornano i numeri ma tornano i conti. Come in un regolamento? Come in una brutta giornata. Ma alla fine i sessantacinque erano contenti? Moltissimo, lo erano anche i giornalisti, in pratica, a leggerli, sembrava che i rossoneri avessero espugnato il San Paolo. Si chiama ancora così lo stadio? Sì. Maronn’. In questo racconto fantasioso gli azzurri erano un po’ incazzati, un po’ stanchi, un po’ meno lucidi del solito, un po’ sfortunati. Mo’ stai facendo il napoletano, già te ne stai uscendo con la sfortuna. Non voglio esagerare ma non gira benissimo. Ma poi girerà? Se i sette tornano a essere undici e a giocare così, girerà. Bene. La partita immaginaria, pensa, è durata sessanta minuti. Ah, non erano novanta? No, gli altri trenta minuti sono stati dedicati ai rinvii di Donnarumma. E chi è? Mo’ perché di colpo fai i nomi? E chi lo conosce, è nu uagliunciell’ originario delle zone nostre, ieri sera ha deciso che prima di rinviare doveva pensare, e pensa pensa è arrivato a quando andava alle elementari: “La mamma stira, la mamma lava, il papà stira, il papà lava, nessuno cucina”. E dopo rinviava, male, tra le altre cose. Era uno dei sessantacinque? Uno di loro. Si è fatto tardi, dobbiamo uscire. Eh, lo so. Meno male che nella realtà le partite non vanno così, altrimenti sai che noia. Sette contro sessantacinque? Sì! Senti, ma quando la partita finisce la linea della palla dove va a finire? Sempre all’orizzonte. Cade sul mare? Negli spogliatoi, ma è uguale.

Gli appunti del drone Giggino

Ieri sera c’era più gente nella metà campo del Milan che sugli spalti, dall’alto lo vedevo con chiarezza. Abbiamo giocato, ho già passato i dati al Mister, ma si registra poca lucidità nei momenti decisivi, questo vuol dire stanchezza ma vuol dire anche avvertire un po’ la pressione, quello che non manca è la volontà di giocare la palla. Io e il Mister adoriamo questa cosa. Per questo stamattina siamo incazzati ma meno di quello che ci si aspetterebbe. Ora dobbiamo rifiatare e pensare alle prossime due importantissime partite. I dati dicono che il migliore è stato Jorginho, che Koulibaly è stato sfortunato sul rinvio nell’azione del loro gol. I dati domandano: che cosa ci fa quel rossonero sul secondo palo da solo? Ecco. Pallina pazza bionda ce l’aveva quasi fatta e ora staremmo qui a raccontare un’altra storia. Comunque, avremo pochi cambi ma stiamo pieni di sigarette. Mister, tiè, sta già appicciata.

Notizie dall’Inghilterra

Settimana di Coppe, ma soprattutto di Spade, grandi e indimenticabili partite a tressette in casa Britos, con carciofi arrosto di supporto. Behrami non sa contare le carte, o meglio non conta. Inler beve troppo. Si aspetta Zuniga pe l’ass’ ‘e mazz’

Note a margine:

–  Leggi le dichiarazioni di Zapata (lato Milan) e pensi che sia Franco Baresi a parlare, poi vedi il nome.

–  “Hey, Donnarumma, andiamo al cinema?” “No, rinviamo”.

–  Hamsik e Allan sono i più stanchi, ma la vera notizia sono i capelli di Hysaj, sempre peggio.

–  Stamattina al bar mi ha accolto un grande silenzio, mi piace la gente che capisce quando non è cosa.

–  #IoStoConSarri dalla prima.

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