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Col Dnipro non è finita: con un buon arbitraggio e più lucidità sotto porta, il Napoli può conquistare la finale

Col Dnipro non è finita: con un buon arbitraggio e più lucidità sotto porta, il Napoli può conquistare la finale

Sul pareggio col Dnipro, siglato dalla topica arbitrale del gol in fuorigioco clamoroso di Seleznyov, l’annotazione degli osservatori, non nuova per il Napoli, è l’incapacità degli azzurri di sbloccare partite di questo genere, con tutti gli avversari dietro la palla, sfruttando il tiro da fuori area e i calci piazzati. Giovedì sera, dal susseguirsi di 14 corner il Napoli ha cavato un gol. Tiri da lontano un paio (Insigne e Maggio). Calci piazzati ininfluenti. Se aggiungiamo i tre rigori sbagliati in campionato, il Napoli per il futuro ha bisogno di un tiratore scelto oltre al resto che gli manca.

Il Dnipro ha ripetuto la partita difensiva del Milan al San Paolo, inserendo due difensori a centrocampo, Fedorchuk e Luchkevych, ma con maggiore maestria, vigore superiore, trucchi, spinte e falli, appena due sanzionati col “giallo” (Fedetskiy e Kankava) e uno era da “rosso” (Kankava al 23’). L’equipe arbitrale non è stata all’altezza di una semifinale europea. Reduce da altre prove mediocri, il norvegese Moen (36 anni, un pivello) e i suoi collaboratori hanno diretto con nonchalance una partita che meritava ben altra attenzione. I guardalinee (Haglund sul fuorigioco del gol di Seleznyov) hanno fallito ripetutamente, precipitosi nell’alzare la bandiera sugli offside degli azzurri (difesa alta degli ucraini), almeno due fuorigioco inesistenti arrestando altrettanti contropiedi del Napoli.

Poi c’è stata la serata mediocre di molti degli azzurri solitamente decisivi. Hamsik è venuto fuori solo nella ripresa, Callejon è ripiombato nel grigiore di questa sua strana annata mancando un “gol fatto”, ha avuto difficoltà Insigne non fortunato nel tiro “inventato” che scheggiava il palo e, comunque, tenace e attento, lo stesso Higuain avrebbe potuto sfruttare meglio almeno una delle quattro occasioni sventate da Boyko.

Il centrocampo (Jorginho e David Lopez) cominciava bene, più arretrato il primo per iniziare l’azione, più avanzato il secondo, Jorginho addirittura più rapido e pronto al lancio lungo, David Lopez con buoni inserimenti offensivi (e il gol su corner, il primo in maglia azzurra). Primo tempo promettente dei due, poi in confusione nella ripresa quando sarebbero servite maggiore lucidità e precisione.

Una sola distrazione difensiva nell’azione del gol ucraino (fascia sinistra vuota dove avanzava il terzino destro Fedetskiy che andava al cross decisivo, Ghoulam lontano) ha offerto al Dnipro il pareggio siglato in lampante offside di due giocatori davanti alla porta di Andujar: Rotan che mancava il primo tocco e Seleznyov che segnava. Due soli i tiri in porta del Dnipro che ha badato a difendere con tutti i mezzi, leciti e non.

Che cosa succederà nel ritorno è tutto da scoprire. Il Napoli ha la qualità per prendersi la semifinale (Dnipro incoraggiato dal gol in trasferta). Deve vincere o pareggiare ancora ma con due o più gol. Il potenziale offensivo degli azzurri consente un minimo di chance, ma gli ucraini baderanno ancora a chiudersi, magari sfruttando meglio il contropiede azzardato poco e niente a Napoli (nella ripresa qualche spunto di Konoplyanka e qualche inserimento di Rotan).

E’ possibile che Benitez abbia ritardato i cambi, incoraggiato dalla possibilità del raddoppio (55’, 59’, 73’, 78’ le occasioni di Higuain, 65’ la palla-gol a lato di Callejon), l’1-0 andando benissimo in una partita maledettamente complicata. Il gol irregolare di Seleznyov (80’) è stato l’imprevisto che ha inchiodato il Napoli a un brutto risultato. Gabbiadini (dal 76’) e Mertens (dall’81’) non hanno avuto spazio e tempo per incidere.

Il Napoli continua ad essere la squadra di Europa League che tira di più (15 le conclusioni contro il Dnipro, sette nello specchio della porta) e che ha segnato più gol (26), ma in semifinale è prevalso il catenaccio degli ucraini coronato dalla svista arbitrale.

Nel “ritorno” servirà un’impresa per acciuffare la vittoria sfuggita al San Paolo o il pareggio con più gol. Il Dnipro non farà complimenti, ma una adeguata direzione arbitrale dovrebbe punirne il gioco duro e falloso. L’impresa è possibile con una grande determinazione e per le qualità offensive del Napoli, magari con un ritocco al modulo tattico per avere Gabbiadini subito in campo a supporto di Higuain dando più libertà di gioco ad Hamsik. Benitez, re di coppe, non può fallire la qualificazione alla finale.
Mimmo Carratelli

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