La Fiorentina gioca, il Napoli vince. Sterile superiorità viola a centrocampo, la squadra toscana non tira mai in porta

Fuori una. Battuta (3-0) la Fiorentina al San Paolo e sorpassata in classifica. Arrivano finalmente buone notizie. Il Napoli risorge dal ritiro presidenziale. Non ha ancora la gamba brillante, è timido, prudente, accorto, aspetta. Lascia alla Fiorentina (una sola sconfitta nelle ultime dodici partite di campionato) un massiccio possesso-palla, 60 per cento, e la distrugge […]

Fuori una. Battuta (3-0) la Fiorentina al San Paolo e sorpassata in classifica. Arrivano finalmente buone notizie. Il Napoli risorge dal ritiro presidenziale. Non ha ancora la gamba brillante, è timido, prudente, accorto, aspetta. Lascia alla Fiorentina (una sola sconfitta nelle ultime dodici partite di campionato) un massiccio possesso-palla, 60 per cento, e la distrugge a freddo.

Sei tiri nella porta di Neto (tre gol e una traversa) a zero. Per Andujar nessun brivido (uno se lo procura da solo). La Fiorentina si ammira come Narciso nello specchio d’acqua del centrocampo, gioca e rigioca, ma in porta non tira mai. Quattro conclusioni fuori ed è tutto.

Era una partita da dentro o fuori. E’ stato un Napoli grandissimo nel punteggio, un po’ meno sul campo perché persiste una certa ruggine e, in più, c’era l’angoscia del confronto decisivo per sventare un presente di sventura. Più della Fiorentina (che, dopo l’intermezzo di Coppa Italia, ha avuto un giorno di riposo in più e ha schierato sei giocatori freschi), il Napoli rischiava grosso. Continuando a non vincere si sarebbe infilato in un flop umiliante in classifica.

La squadra ha sopportato il peso del match con grande intelligenza, pazienza e solidità. E’ rimasta a guardare dove portava il gioco narcisistico della Fiorentina e ha capito che non portava a niente. Perché il Napoli era solido sulle fasce con Maggio e Strinic (e la collaborazione di Callejon e Mertens), era attento nel cuore della difesa, era strenuo e irriducibile a centrocampo dove uno straordinario Gargano andava a sfregiare tutti i ricami viola e, in attacco, già dalle prime prove, la squadra guizzava con baldanza contro una difesa toscana di molte belle statuine.

Benitez ha riproposto in difesa Koulibaly e Strinic, ha ripresentato la diga di centrocampo (Gargano-David Lopez), ha trattenuto in panchina per la decima volta Hamsik per dare fiducia a Gabbiadini tra Callejon e Mertens e ha sperato nella riscossa di Higuain sotto rete.

Ridotta a pura accademia la superiorità numerica e di palleggio della Fiorentina nella zona centrale, il Napoli ha preso coraggio cominciando a pungere la difesa viola con Mertens. Non era molto in partita Gabbiadini, era un po’ nervoso Higuain. Ma si capiva che, con la Fiorentina lontana dai paraggi di Andujar, bisognava aspettare per creare l’occasione propizia e colpire. A freddo. Senza dannarsi a giocare di fino, ma andando al sodo.

Ed ecco finalmente alla ribalta il tridente. Colpo di testa di Callejon per Higuain che allarga a Mertens. Impeccabile il tiro a giro del belga nell’angolo lontano (23’). Era dall’8 febbraio che Mertens non metteva dentro un pallone. Undici partite a secco. Era il primo segnale fausto.

La Fiorentina non aveva né sul momento né dopo la reazione che Montella si aspettava. Tornava al suo gioco ricamato e senza sbocchi. Salah non riusciva a liberarsi dalla marcatura a rotazione degli azzurri, Ilicic era fuori partita, Vargas e Pasqual erano chiusi da Maggio e Callejon. Inutilmente, Montella ruotava le sue pedine. Prima Salah al centro, poi a destra, poi rientrante, poi Ilicic a destra, al centro, a sinistra, poi la continua sovrapposizione di Pasqual a Vargas a sinistra. Sulle fasce Maggio (ancora una gran partita) e Strinic (magnifico ritorno) non concedevano nulla, né i centrali della difesa azzurra si facevano risucchiare dai rientri dell’attaccante più di punta. Il Napoli non dava spazio col lavoro intelligente di interdizione di David Lopez e Gargano che pressava su tutti, da Borja Valero a Salah.

Sulle ali del vantaggio, prima Higuain aveva uno scatto debole per sfruttare l’assist di Gabbiadini (27’), poi scuoteva la porta di Neto con un tuono di destro. Pallone contro la parte bassa della traversa e poi oltre la linea. Il gol, nettissimo, sfuggiva all’occhio di Di Bello, inutile giudice di porta (35’). Si è temuto che il Napoli si afflosciasse sul gol negato. E, invece, teneva il vantaggio sino alla fine del tempo.

Nella ripresa, Montella cercava di dare una scossa alla Fiorentina inserendo Mario Gomez (46’ per Ilicic), Joaquin per Vargas (58’), Pizarro per Badelj (69’). I cambi non cambiavano nulla. Il finto 4-3-3 della Fiorentina si riduceva a un vago miscuglio di centrocampisti e a un attacco fantasma. Il Napoli aggrediva lo spazio sia in difesa che distendendosi avanti, copriva le linee di passaggio, pressava, partiva in replica.

Calava sul San Paolo un altro segno negativo quando Higuain, sul lancio di Mertens, portava a spasso il portiere Neto per tutta l’area di rigore senza trovare lo spiraglio per metterla in rete (65’). Però, a questo punto, il Napoli si è sentito padrone del match e ha colpito inesorabilmente.

Ancora una volta Gargano conquistava palla a centrocampo, veloce il servizio per Callejon che, con uno spettacolare colpo “a cucchiaio”, metteva Hamsik (subentrato a Gabbiadini) davanti al palo sinistro di Neto. Tocco delizioso di Marek e palla in rete (70’).

La Fiorentina non c’era più, disorientata e avvilita. La sostanza del gioco (i tiri in porta) prevaleva sulla presunta bellezza della manovra viola. Ancora e sempre Gargano a conquistare palla e a lanciarla ad Insigne (dal 75’ al posto di Higuain). Difesa toscana ferma a guardare mentre Lorenzo dipingeva il cross per Callejon che, finalmente, scaricava in porta la rabbia del gol smarrito da venti partite (88’).

L’unica palla-gol della Fiorentina era un “regalo” di Andujar a Borja Valero che la sprecava a lato (87’). Nessun brivido nell’area azzurra per il resto del pomeriggio.

Nel finale si è rivisto Zuniga (81’ per Mertens). L’avvicendamento fra Higuain e Insigne è stato salutato da un caloroso applauso per entrambi. Ovazione, durante il match, all’ennesima palla conquistata da Gargano in mezzo al campo.

Rinfrancato col ritorno alla vittoria in campionato dopo cinque turni (due pareggi e tre sconfitte), il Napoli sfiderà giovedì in Germania il Wolfsburg per i quarti di Europa League. Non è ancora un Napoli guarito, ma non è più moribondo.

Mimmo Carratelli 

NAPOLI (4-2-3-1): Andujar; Maggio, Albiol, Koulibaly, Strinic; David Lopez, Gargano; Callejon, Gabbiadini (64’ Hamsik), Mertens (81’ Zuniga); Higuain (75’ Insigne).

FIORENTINA (4-3-3): Neto; Richards, Savic, Basanta, Pasqual; Badelj (69’ Pizarro), Kurtic, Borja Valero; Salah, Ilicic (46’ Gomez), Vargas (58’ Joaquin).

ARBITRO: Damato (Barletta).

RETI: 23’ Mertens, 70’ Hamsik, 88’ Callejon.

 

SERIE A – 30^ GIORNATA.

Atalanta-Sassuolo 2-1, Cesena-Chievo 0-1, Genoa-Cagliari 2-0, Verona-Inter 0-3, Lazio-Empoli 4-0, Napoli-Fiorentina 3-0, Parma-Juventus 1-0, Torino-Roma 1-1, Udinese-Palermo 1-3, Milan-Sampdoria (20,45).

CLASSIFICA: Juventus 70; Lazio 58; Roma 57; Napoli 50; Fiorentina 49; Sampdoria 48; Torino 43; Milan, Genoa, Inter 41; Palermo 38; Sassuolo e Chievo 35; Udinese 34; Empoli e Verona 33; Atalanta 29; Cesena 22; Cagliari 21; Parma 16.

PROSSIMO TURNO. Sabato 18: Sampdoria-Cesena, Juventus-Lazio. Domenica 19: Sassuolo-Torino, Roma-Atalanta, Palermo-Genoa, Empoli-Parma, Chievo-Udinese, Cagliari-Napoli (ore 18), Inter-Milan (20,45). Lunedì 20: Fiorentina-Verona (20,45).

 

EUROPA LEAGUE.

Quarti di finale. Andata.

Giovedì 16 aprile: Wolfsburg-Napoli (21,05), Dinamo Kiev-Fiorentina, Siviglia-Zenit Pietroburgo, Bruges-Dnipro.

Ritorno: giovedì 23 aprile.

 

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