ilNapolista

Trent’anni fa la mafia uccise il presidente del Palermo Roberto Parisi

Trent’anni fa la mafia uccise il presidente del Palermo Roberto Parisi

Ripubblichiamo un articolo di Sabino Bisso sull’omicidio del presidente del Palermo Roberto Parisi, avvenuto giusto trent’anni fa, il 23 febbraio del 1985. Tratto da aperturamafia.blogspot.it

La data del 23 febbraio 1985, è uno dei tanti pugni allo stomaco che un siciliano onesto abbia mai ricevuto. Quel giorno la cronaca nera racconta di un nuovo omicidio eccellente a Palermo. Alle nove del mattino, un agguato mafioso uccide Roberto Parisi, 54 anni, ingegnere, presidente del Palermo calcio e titolare di “ICEM”, società che ha in mano l’appalto dell’illuminazione pubblica in città. La sequenza dell’attentato è tremenda. Teatro ne è la periferia settentrionale del capoluogo siciliano, lungo la strada che corre parallela alla via dell’aeroporto, nella zona tra Partanna-Mondello e Tommaso Natale. Roberto Parisi a bordo della FIAT 131 guidata dal suo autista Giuseppe Mangano di 38 anni, si dirige verso la sua azienda.

E’ seduto accanto al posto di guida. La vettura è collegata via radio con l’azienda ed è dotata di radiotelefono. L’automobile va a media andatura. Duecento metri la dividono dagli uffici dell’Icem. C’è uno spiazzo sterrato sulla destra, prima del centro alimentare “Marinella”. Due auto costringono Mangano a rallentare. Sono una Panda e una Ritmo. Più avanti, in attesa, c’è una Renault 4 di colore blu. Appaiono le rivoltelle. C’è una prima raffica di mitra. Colpisce l’autista. La 131 di Parisi sbanda, continua nella corsa. Ancora colpi. La 131 sbanda, rovescia tre cassoni dell’immondizia, si arresta contro il tronco di un olivo dalle fronde poverissime. Dalle due automobili, ecco i killer. Sono a terra, continuano a sparare all’impazzata. Colpi al capo per il presidente del Palermo calcio, ancora proiettili per l’autista, che s’è rovesciato sulla destra. Il delitto è compiuto, la strada libera. Gli uomini si dividono, alcuni si allontanano addirittura in autobus. La Panda e la Ritmo saranno ritrovate poco più tardi. Mangano muore sul colpo, lasciando tre figli. Parisi si spegne in ospedale dopo un’agonia di due ore. Per i medici non ci sono possibilità di salvarlo con un corpo massacrato dai proiettili oltre a un’ampia ferita alla tempia. L’ingegnere lascia la moglie Gilda Ziino e una figlia di un anno (la prima moglie e la figlia Alessandra di 5 anni morirono nella strage aerea di Ustica del 27 giugno 1980). L’allora sostituto procuratore Giuseppe Ayala, uno dei magistrati in prima linea contro la mafia, tra i primi ad accorrere sul luogo dell’omicidio commenta amaro: “In questa città accade di tutto, ma questo di Parisi è il peggior delitto degli ultimi mesi”.

Dopo la morte di Roberto Parisi, venne reso noto che l’ICEM era stata oggetto di indagini del Pool antimafia da almeno un anno. Dieci anni dopo, nel 1995, il palermitano Emanuele Di Filippo si autoaccusò dell’omicidio, reo confesso, ed in seguito al contributo offerto come collaboratore di giustizia, verrà condannato a soli 15 anni di carcere. La sentenza è stata di ergastolo invece per Francesco Tagliavia, Lorenzo Tinnirello e Giuseppe Lucchese. 

L’industriale Roberto Parisi è stato anche presidente del Palermo calcio. Durante la sua gestione, la società rosanero disputò due campionati di Serie B, nelle stagioni ’82/’83 e ’83/’84 e vinse il campionato di Serie C1 del 1984/85.

Sabino Bisso

Fonti – “Assassinato dalla mafia il presidente del Palermo” – di Francesco Santini, da ‘LA STAMPA’ del  24 febbraio 1985.

“La Mafia dalla A alla Z – Piccola enciclopedia di Cosa Nostra. Angelo Vecchio Gruppo Editoriale NOVANTACENTO – 2012.

ilnapolista © riproduzione riservata