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Raimondo Marino: «Ostaggio di un boss perché non facevo giocare il figlio. Per anni massacrato dalla critica»

Raimondo Marino: «Ostaggio di un boss perché non facevo giocare il figlio. Per anni massacrato dalla critica»

«Per tre ore sono stato ostaggio di un bos di Soccavo. Nel calcio locale troppe pressioni, quando allenavo la Primavera del Napoli venni rinchiuso in una stanza. Il perché? Non accettavo che il figlio di un noto boss locale, che era molto scarso, giocasse a causa del suo status. Per anni sono stato massacrato dalla critica per il semplice fatto che non mi sono mai voluto piegare e non sono mai sceso a compromessi. Con Perinetti litigai di brutto perché volevo scegliere io mentre lui, come altri, volevano impormi scelte tecniche». Lo ha rivelato Raimondo Marino, ex calciatore del Napoli ai microfoni di Radio Club 91 nel corso della trasmissione “Novantesimo minuto” e riportato oggi dal Mattino. 

«Venni cacciato dal Napoli perché non ero raccomandato da nessuno, ma come in tutte le belle storie sono stato capace di rialzarmi e trovare la mia dimensione».

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