Col Torino al San Paolo, dove gli azzurri non hanno ancora vinto in campionato, si conclude il ciclo delle sei partite che sembravano poter favorire un buon inizio del Napoli. Ma dopo cinque gare, il Napoli ci ha rimesso otto punti (cinque in casa). La crisi di gioco e di risultati è stata momentaneamente risolta, anche a Bratislava, con un atteggiamento tattico che ha mollato il giro-palla tanto caro a Benitez, anche a causa del ritardo di condizione di alcuni protagonisti della bella stagione scorsa, a favore di una strategia più pragmatica tesa a compattare la difesa e la linea mediana.
La “riscossa” di Gargano che, rientrato dal prestito all’Inter e al Parma, neanche doveva essere considerato nella “rosa”, ha contribuito a dare solidità alla fase passiva al punto che, con la cessione di Behrami, il piccolo guerriero uruguayano è diventato un punto fermo del Napoli meno spagnoleggiante di Benitez.
Il salto di qualità della squadra azzurra era affidato soprattutto all’acquisto di un centrocampista di grande livello, un leader di gioco (Mascherano è stato il sogno). Venendo a mancare questo tipo di giocatore, il Napoli si è dovuto appiattire su una mediana di incontristi (Gargano e David Lopez piuttosto che Inler) per superare le impreviste difficoltà di inizio stagione.
Il rendimento basso di Inler, mai all’altezza delle sue qualità e della cifra che è costato (13 milioni), ha ridotto le possibilità del Napoli di giostrare con un mediano interditore e un creatore di gioco nel 4-2-3-1. Ora, se alla nuova diga di centrocampo si accompagnerà, come è successo a Bratislava, il ritorno di Hamsik al suo standard migliore, la squadra, passando dal giro-palla a immediate verticalizzazioni (lanci dalle retrovie), potrà trovare la soluzione alle difficoltà della manovra offensiva.
Le verticalizzazioni cercando solo Hamsik non basteranno. Sarà necessario che il Napoli riacquisti corsa e incisività sugli esterni (Callejon, Insigne, Mertens) perché le ripartenze con lanci lunghi abbiano un più vasto fronte di attacco. Ovviamente, si pretendono da Gargano e David Lopez (Inler) piedi “educati” per raggiungere gli esterni e Hamsik, mentre sembra che Koulibaly possa vantare la capacità di piazzare lanci “su misura”.
Anche il Toro non carica più (3 gol in cinque partite) dopo le cessioni di Immobile e Cerci (45 reti in due sulle 58 della squadra granata l’anno scorso). La strategia brillante di Ventura (4-2-4) ha subito anch’essa un ridimensionamento, il Torino è diventato meno spavaldo (3-5-2). Due vecchi draghi (Amauri 34 anni, Quagliarella 31) ruotano all’attacco con il corazziere argentino Larrondo (1,91), il piccolo fantasista italo-argentino Sanchez Mino e il venezuelano tascabile Josef Martinez (1,70). La squadra è ancora forte sugli esterni con Darmian e il brasiliano Bruno Peres. Saranno le corsie dove il predominio segnerà probabilmente l’andamento della gara al San Paolo. El Kaddouri cuce il gioco granata quando è in vena.
Al Napoli (ma anche al Toro) serve la vittoria per rimanere a galla. La nuova sosta per la nazionale consentirà poi di mettere in ordine i meccanismi delle due squadre. Fra i prossimi avversari degli azzurri ci sono l’Inter (19 ottobre in trasferta) e la Roma (2 novembre al San Paolo). La squadra ha imparato a non prendere gol (pali di Peluso e Milinkovic), il Torino segna poco: il pronostico pende a favore del Napoli.
Mimmo Carratelli
SERIE A – Sesta giornata.
Sabato 4: Verona-Cagliari, Milan-Chievo. Domenica 5: Empoli-Palermo, Juventus-Roma (ore 18), Lazio-Sassuolo, Parma-Genoa, Sampdoria-Atalanta, Fiorentina-Inter (20,45), Napoli-Torino (20,45).
CLASSIFICA: Juventus e Roma 15; Udinese 12; Sampdoria 11; Inter, Milan, Verona 8; Napoli 7; Lazio e Fiorentina 6; Genoa, Torino, Cesena 5; Cagliari, Chievo, Atalanta 4; Empoli, Parma, Palermo, Sassuolo 3.