I romanisti della Sud scrivono alla società: «Siamo stati minacciati coi nostri bambini perché volevamo tifare»
È Repubblica il quotidiano che più di ogni altro non molla la presa su quel che sta accadendo negli italiani. E lo fa sia nelle cronache nazionali che in quelle locali. Oggi l’edizione romana dedica una pagina allo sconcerto e allo sdegno dei tifosi “normali” che domenica pomeriggio, allo stadio Olimpico, si sono visti minacciare […]
È Repubblica il quotidiano che più di ogni altro non molla la presa su quel che sta accadendo negli italiani. E lo fa sia nelle cronache nazionali che in quelle locali. Oggi l’edizione romana dedica una pagina allo sconcerto e allo sdegno dei tifosi “normali” che domenica pomeriggio, allo stadio Olimpico, si sono visti minacciare per aver provato a non rispettare lo sciopero del tifo imposto dai cosiddetti tifosi organizzati.
“MINACCE, insulti, anche spintoni e qualche ceffone, a chi si permette di rompere lo sciopero del tifo”, così attacca l’articolo firmato da Matteo Pinci in cronaca. «Domenica in curva sud laterale siamo stati minacciati da sedicenti ultrà con le cinte perché era partito un coro spontaneo di incoraggiamento alla squadra». Frasi del tipo “State zitti o qui succede una mattanza”, alcuni ordinavano di tacere, altri agitavano cinghie, altri facevano il gesto del taglio della gola. Insomma siamo a quel “noi” e “loro” di cui scrivemmo la settimana scorsa. La differenza tra chi vuole andare allo stadio per assistere a una partita di calcio in un clima di sano agonismo e sana rivalità e chi invece, come ha detto lo stesso Pallotta, “sostiene i propri interessi” e va allo stadio per imporre la legge del più forte.
Tante le denunce dei romanisti che avevano provato a tifare la loro squadra disobbedendo all’ordine del silenzio imposto da chi voleva manifestare solidarietà a Daniele De Santis e protestare contro i Daspo. «La partita Roma- Juventus — racconta un tifoso, chiedendo di rimanere anonimo — doveva essere una festa per lo strepitoso campionato della squadra, e invece abbiamo assistito ad uno spettacolo impietoso. Ci hanno minacciati davanti a bambini che erano li per festeggiare l’ultima partita della loro squadra del cuore. Minacciati perché non condividevamo lo sciopero e l’odio per Napoli. Sono stati 10 minuti interminabili, sarebbe bastata una scintilla per far esplodere gli animi. Steward inesistenti, polizia zero. Persone che sono andate via schifate dall’accaduto». Tante lettere di protesta sono arrivate anche alla Roma. Più di uno, manifestando sdegno per il comportamento degli ultrà, ha chiesto addirittura di poter recedere dall’acquisto dell’abbonamento, sottoscritto non più tardi di dieci giorni fa.
La pagina comprende anche due intervistine a persone minacciate.