Ieri Mazzarri ha compiuto un capolavoro
Nel giorno in cui si sono fermate molte delle concorrenti per qualsiasi-cosa-sia (dall’Europa in su), ed in cui il Napoli ha completamente annichilito la Roma, mi è capitato di sentirne di tutti i colori: che il Napoli senza Cavani non è niente, che siamo stati solo fortunati, e (la più grossa) che la Roma meritava […]
Nel giorno in cui si sono fermate molte delle concorrenti per qualsiasi-cosa-sia (dall’Europa in su), ed in cui il Napoli ha completamente annichilito la Roma, mi è capitato di sentirne di tutti i colori: che il Napoli senza Cavani non è niente, che siamo stati solo fortunati, e (la più grossa) che la Roma meritava di vincere. Capisco che perdere contro il lato destro della classifica può far male, ma perché non provare, almeno per una volta, ad essere osservatori obiettivi di pallone?
Probabilmente non ve ne siete accorti, ma ieri Mazzarri ha fatto un capolavoro. Il gioco del maestro Zeman è quello, non cambia, ed una squadra come il Napoli, se messa in campo come si deve, ci s’incastra alla perfezione. Ed a quello ha pensato il mister di san Vincenzo: difesa a quattro e bassa, centrocampo arcigno, esterni mobili, attaccanti sul filo del fuorigioco.
Zuniga e Maggio hanno fatto la spola fra la metà campo del Napoli e quella avversaria, difendendo e attaccando a turno, senza mai rimanere troppo su. Il colombiano s’è reso protagonista di una delle sue migliori partite da quando è azzurro (cosa sarà? l’effetto Armero?): non ha fatto respirare Lamela e s’è prodotto in frequenti accelerazioni sulla sua fascia, dimostrando finalmente di possedere un po’ di praticità oltre al suo solito, snervante balletto. La difesa, schierata a quattro quando la Roma attaccava, è rimasta attenta per tutta la partita, limitando il tridente romanista; tuttavia si sa che giocando contro una squadra di Zeman il pericolo è dietro l’angolo, ed è impossibile non prendere qualche cazzotto quando s’è messi alle corde: ma se De Sanctis è in serata, non ce n’è per nessuno. A centrocampo, Inler aveva il compito di frenare Bradley, e c’è riuscito, in parte; tuttavia è stato poco lucido nei passaggi (se fosse stato in serata, le situazioni interessanti per Cavani sarebbero state molte di più) ed ha perso qualche pallone di troppo. Palloni che si può permettere di perdere quando c’è un Behrami di quella statura al suo fianco: lo svizzero dei Balcani attacca, morde caviglie, sradica la palla dai piedi degli avversari, riuscendo ad annullare De Rossi (che proprio un novellino non è) e con lui chiunque gli si parasse davanti. Hamsik rimaneva sulla linea mediana a fare quantità, pronto ad impostare ed inserirsi nelle ripartenze. E arrivando all’attacco, s’è visto un Pandev che mancava da mesi. In molti (compreso il sottoscritto) hanno un po’ storto il naso al sentire che Mazzarri l’avrebbe preferito ad Insigne; il macedone ha risposto a tutti fornendo una prestazione da urlo: classe, precisione e intelligenza al servizio della potenza di Cavani. Per il matador, poi, sono finiti gli aggettivi, assieme ai palloni del san Paolo: grazie ai tre di ieri, ora i goal che lo separano da Maradona sono solo 24 – basterebbe un altro anno per superarlo e consolidare il primato dei marcatori di sempre del Napoli… vorrà mica lasciare l’opera incompiuta?
Mazzarri ha saputo tessere la tela giusta per colpire il gioco di Zeman: ed il boemo, che signore lo nacque, ha ammesso i meriti degli avversari.
In soldoni: Roma sprecona, azzurri cinici ed attenti, tre punti d’oro. Vittoria meritata.
Antonio Cristiano