Cari amici del Napoli, se conosceste la vita di noi laziali (altro che Marchisio)
«A’ rosiconaaaa». Tanto è bastato per farmi scattare come una molla dalla scrivania e stringere le mani al collo del famoso scrittore di fede giallorossa che mi aveva insultata. Costui era un vincitore di premio Strega, per giunta. Era la fine di maggio del 2001 e la Roma aveva appena scucito dalle maglie della Lazio […]
«A’ rosiconaaaa». Tanto è bastato per farmi scattare come una molla dalla scrivania e stringere le mani al collo del famoso scrittore di fede giallorossa che mi aveva insultata. Costui era un vincitore di premio Strega, per giunta.
Era la fine di maggio del 2001 e la Roma aveva appena scucito dalle maglie della Lazio lo scudetto.
C’è voluta tutta la determinazione dell’editore per cui lavoravo come responsabile delle relazioni esterne (e che relazioni!) per farmi mollare la presa. Non so ancora come ho salvato il mio posto di lavoro. Ma era in gioco l’onore e andava difeso. Sono stata additata in giro per Roma per mesi come «quella pazza scatenata di Pina Baglioni». Perché una cosa così, da una laziale, non se l’aspetta nessuno. Magari da un romanista, sì.
Ho raccontato l’episodio per far capire cosa significhi vivere un’autentica guerra etnica tra romanisti e laziali. Tutti i giorni. Capisco gli amici napoletani per l’offesa ricevuta dall’algido e antipaticissimo Claudio Marchisio. Ma c’è di peggio, di molto peggio. Perché le guerre civili sono le più sanguinose. Le devi combattere da quando esci di casa la mattina fino a sera. Specialmente se sei minoranza.
Sentirsi dare dei burini, o il ricordo costante dei molti anni passati in serie B, in fin dei conti è poca roba. Il fatto è che proclamarsi laziali, in certi ambienti, determina una sorta di retrocessione social-culturale. Molti dei miei correligionari tengono nascosta la loro fede. Per fare un altro esempio: una volta sono stata quasi buttata fuori casa da un mio amico romanista solo per avergli ricordato che Lucio Battisti e Anna Magnani erano della Lazio. Ricordo ancora la sua bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue.
Addirittura s’è elaborata, tra i romanisti, diciamo così più acculturati, una teoria secondo la quale nostro Signore Gesù Cristo è della Roma. E quindi, di conseguenza, Santa Madre Chiesa è romanista. Invece i Laziali sono diretta emanazione del complotto massonico che da sempre vuole la distruzione della Chiesa. E tutto questo perché i nove ragazzi, che il 9 gennaio del 1900 si erano riuniti attorno a una panchina di Piazza della Libertà a Roma per fondare la S.S. Lazio, erano di Prati, quartiere massonico a nord della città, i cui palazzi erano stati costruiti per nascondere alla vista la Cupola di San Pietro. E poi, quei colori, bianco e celeste! I colori della Grecia. Vale a dire, Atene contro Roma. Di conseguenza, il platonismo astratto delle idee dell’Iperuranio contro il realismo di Roma antica.
Non sto scherzando. È proprio così.
A tal proposito, anch’io, nel mio piccolo, ho elaborato una teoria. È che «so’ nati dopo, poracci» e, avendo interiorizzato un profondo senso di inferiorità, sono diventati aggressivi. E poi, le cose, le capiscono sempre dopo i laziali: l’entrata in borsa, Zeman, l’esborso di tanti soldi per conquistare lo scudetto nel 2001 dopo quello della Lazio, che li ha portati a un passo dal fallimento. Se il potere, quello vero, politico-finanziario, non li avesse tenuti in vita.
Adesso ci stanno provando con lo stadio, ad arrivare primi. Ma anche questo, è tutto da vedere.
Quindi, coraggio, amici del Napoli. Voi sete un’entità unica. Non siete costretti ad ammazzarvi tra di voi. E Claudio Marchisio ve lo magnate in un sol boccone.
Pina Baglioni