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Perché i giornalisti trattano i lettori come se fossero degli idioti?

Ma è tutto perfetto? Ho fatto passare ventiquattro ore dal fattaccio, ho cercato di tuffarmi nel lavoro per sbollire la rabbia, ma stasera sto peggio di ieri anche perché ho cercato invano di cogliere una voce dei protagonisti che mi spiegasse il perché.

Ho sentito litanie solite, giustificazioni trite e ritrite e non un cenno sulle responsabilità di questo harakiri davanti a un pubblico prima estasiato e poi incredulo.

Mi sono rifugiato nei quotidiani con più pagine sugli azzurri e mi è sembrato di sfogliare pagine di organi di partito e allora mi sono spostato sul web e lì ho realizzato che esistono due mondi paralleli con unico tema “Napoli” ma con atteggiamenti opposti.

Il primo racconta i fatti guardandosi bene dall’entrare nel merito, il secondo invece ha il merito di dare spazio alle analisi con il naturale risultato di rappresentare posizioni che vanno dalle critiche feroci e ingenerose, a quelle lucide e con cognizione di causa oltre naturalmente a posizioni di comprensione e giustificazione.

Il web mi ha fatto sentire meno solo ma mi ha anche aperto la mente sugli scenari prossimi della nostra amata squadra e sulle strategie di chi la gestisce.

La cortina protettiva creata intorno al Napoli, la difesa a oltranza di scelte di mercato o quelle effettuate in una gara, possono essere rispettate nel suo valore originario, ma sono rischiose se generano una chiusura verso il mondo esterno, possono partorire scelte involutive.

E’ vero che “all’esterno” esistono critiche strumentali, di operatori od opinionisti che fanno la loro parte a gettoni o perché mossi dal livore degli esclusi, ma esiste anche una parte pura, quella che è mossa dalla passione, ma non ne è accecata.

E per affermare ciò con maggiore forza dico la mia: non condivido quanti già hanno bocciato completamente il mercato o emotivamente considerano il ciclo di Mazzarri già concluso.

Sul primo argomento per esempio credo che siamo stati vittime di noi stessi, di quell’accelerazione sui piani di crescita che ci ha trovati un po’ impreparati e un po’ impediti a effettuare scelte adeguate agli impegni di stagione. Sul secondo credo che ci troviamo in presenza di uomo che ha genialità e cadute, oltre a un difetto che a me risulta insopportabile, e che nel dopo gara di ieri me lo ha fatto “odiare”, giusto un’ora dopo averlo proclamato “santo”.

Ebbene è questo che di Mazzarri non sopporto, dopo aver preparato la partita “perfetta” concretizzatasi nel primo tempo, e della qual cosa il merito principale è suo, ha gestito male il secondo, …..ma la colpa è degli altri.

Sì, perché è sua abitudine parlare degli obiettivi raggiunti o delle gare vinte con quel non tanto celato senso autocelebrativo, per poi arrampicarsi sugli specchi o trovare mille scusanti in presenza di risultati negativi.

È qui che non mi tornano i conti. Si offende l’intelligenza di tanti tifosi di cui si pensa evidentemente che abbiano gli occhi foderati di mortadella di ciuccio azzurro, al punto di ingurgitare tutto di un fiato qualunque cosa si offra loro da bere.

Sulla gara di ieri, ad esempio, potrei dire la mia, o quella di altri ottantamila tecnici che stavano allo stadio ma non mi placherebbe. Avrebbe invece avuto un effetto taumaturgico sentire dalla bocca del tecnico parole di autocritica sulle scelte effettuate e sulla sconfitta parziale per 1-3 nella ripresa.

Lo avrei ringraziato per le emozioni di un primo tempo da favola, lo avrei coccolato insieme ai suoi ragazzi, e gli avrei voluto un po’ più bene.

Cari amici giornalisti, i vostri lettori non sono i “cento uomini del presidente”, siamo le centinaia di migliaia di tifosi che vanno in edicola a comprare il foglio su cui scrivete.

Marcello Giannatiempo

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