Il mio papà diceva sempre che di Napoli alla tv mostravano solo i panni stesi a bandiera nei Quartieri. Come un fenomeno da baraccone. A Lisbona i panni a bandiera compaiono in cartolina, come caratteristica per vendere la città ai turisti… Cosa c’entra tutto questo con il calcio? La risposta sta nel modo in cui in Italia si commentano le glorie degli azzurri. Ieri su Mediaset si parlava ancora di prova di maturità del Napoli e del sogno della Roma per lo scudetto. Su Sky dello sputo di Lavezzi mancava solo il plastico. Poi ovviamente un’ora di commenti sui fuoriclasse del Milan. Silenzio assoluto sulla tifoseria napoletana corretta e sui cori ormai persino obsoleti dei romanisti. Mi sembra a volte che pure la religiosità di Cavani si sta trasformando in un fenomeno da baraccone. Persino il dito di Totti (quando poteva ancora fare quel suo tipico gesto) ha meritato più rispetto.
Non è un piagnisteo il mio. È solo un modo per dire che il Napoli attualmente è una delle poche cose “pulite” della nostra città. Una delle cose di cui andare orgogliosi e non solo per le vittorie. Non solo per il secondo posto. Basta a parlare di prove di maturità, basta a mettersi lì aspettando una caduta per concludere che questo secondo posto in fondo è stato un episodio. Il Napoli è una grande squadra. Ha i suoi fuoriclasse (a meno che il concetto di fuoriclasse non dipenda solo dal valore degli ingaggi). È un gruppo unito, sereno e molto umano. Ha una tifoseria enorme, in tutto il mondo. Dunque ha un valore “di mercato” più alto del Milan e dell’Inter. Merita gli urli del buon Piccinini oltre a quelli del buon Auriemma. E, soprattutto, è squadra da scudetto e non bisogna avere paura di dirlo. Lasciamo che i giocatori e il grande Mazzarri parlino come parlino. Loro sì, fanno bene a mantenere la misura. Fa parte della loro classe. Per il resto, veramente basta: il Napoli, comunque andrà, è una grandissima squadra. Vive un momento stupendo della sua storia. Che piaccia o no agli italiani. Noi, cornetti rossi alla mano, ci stiamo divertendo moltissimo.
Ci considerano folcloristici
invece siamo una grande
Alessandra Buono ilnapolista © riproduzione riservata