Szczesny: «Da bambino avevo paura che mio padre mi mettesse deliberatamente in imbarazzo in pubblico»

L'ex Juve si è raccontato Gq Polonia. Riguardo il padre, l'ex portiere Maciej Szczesny, ha detto: «Mi umiliava. Mi faceva pensare: 'Papà, perché mi fai questo?'. Non ho mai visto la mia carriera come un duello con lui. Pensavo che sarei stato un attaccante»

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Mg Milano 24/10/2021 - campionato di calcio serie A / Inter-Juventus / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Wojciech Szczesny

Wojciech Szczesny, portiere del Barcellona, si è raccontato in un’intervista concessa ai microfoni di Gq Polonia. Tra i vari argomenti trattati, ci sono la parentesi alla Juventus, la rinascita al Barcellona e qualche aneddoto riguardante la sua vita familiare.

Szczesny a tutto campo

Szczesny ha mosso i suoi primi passi nel grande calcio tra le fila dell’Arsenal. Durante la sua militanza nel club londinese s’infortunò gravemente rompendosi entrambi gli avambracci nel 2008. Da quel momento indossa una placca di metallo su ciascun avambraccio: «Arriva un momento durante l’allenamento in cui perdo completamente la sensibilità alle mani e non riesco nemmeno a tenere una borraccia a causa del dolore. Poi, io e gli allenatori scherziamo dicendo che l’allenamento è finito perché sono di nuovo paralizzato, ma la verità è che sono stufo di questa sofferenza. È peggio durante la preseason, durante gli allenamenti molto impegnativi. Durante la stagione, è più facile perché fai due allenamenti e poi una partita, quindi le mani si riposano e non è così intenso. Si estende dal polso al gomito», ha spiegato Szczesny.

Quanto alla sua carriera: «La Juventus mi ha costruito, mi ha insegnato la disciplina, perché è una squadra completamente diversa da quelle che conoscevo. L’Arsenal è un calcio bellissimo, ma senza la pressione di vincere il campionato. La Roma mi ha dato un assaggio del successo. Il Barcellona mi dà la pura gioia di essere un calciatore».

L’estremo difensore polacco è poi entrato nel merito della sua parentesi bianconera: «La Juventus è una routine quotidiana sotto la massima pressione. Lì, vincere è l’unica cosa che conta. E ho potuto impararlo. Diventare una parte importante di un club del genere è incredibilmente edificante. Capisci? Avrei potuto sostituire Buffon! Non c’era sfida più grande nel mondo dei portieri. Pensavo di giocare due o tre anni e che avrebbero trovato qualcuno più giovane, ma alla fine ho continuato a prolungare i contratti fino a diventare il giocatore più anziano della Juventus, con più presenze, più esperienza e quello che ha iniziato a costruire la squadra».

Il ritiro, poi il dietrofront sposando il progetto del Barcellona: «Ho giocato la mia prima stagione. Quello che ho ricevuto dal Barcellona è stato esattamente quello che ho dovuto restituire alla Juve per aver rescisso anticipatamente il mio contratto».

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Come abbiamo anticipato, c’è stato anche spazio per temi legati alla sua vita familiare: «Da bambino, avevo paura di mio padre (l’ex portiere Maciej Szczesny, ndr). Paura che mi mettesse deliberatamente in imbarazzo in pubblico davanti a degli sconosciuti. Mi umiliava. Mi faceva pensare: ‘Papà, perché mi fai questo?’. Non ho mai visto la mia carriera come un duello con lui. Andavo agli allenamenti convinto che sarei stato un attaccante, non un portiere. Sono stati gli allenatori a decidere che avrei giocato in porta».

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