È Conte che deve accompagnare il Napoli nella crescita

È un compito che spetta a lui. Ha provato ad assolverlo, ci sta provando, l'importante è che non si fermi. Da questo aspetto passano le ambizioni del Napoli

Conte

Ni Napoli 22/09/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Pisa / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: esultanza gol Leonardo Spinazzola con Antonio Conte

Una vittoria sofferta, una vittoria che pesa

Non è retorica, è semplice matematica: nei campionati di calcio a girone unico, una vittoria vale tre punti. Anche per squadre come il Napoli visto contro il Pisa, ovvero squadre che non riescono a dominare e/o a chiudere una determinata partita. Nel caso specifico relativo agli azzurri, poi, ci sono da segnalare un po’ di attenuanti non generiche: quella col Pisa era, di fatto, è stata la prima partita vera giocata dopo mezza settimana di allenamenti, una situazione che il Napoli non viveva dal marzo 2024; per la prima volta, quantomeno nella sua esperienza a Napoli, Conte ha fatto un mini turn over per scelta, non per assecondare il contesto e le contingenze. Infine, un aspetto che viene spesso ignorato, ci sono da considerare anche gli avversari. In questo senso, ieri sera il Pisa di Gilardino ha offerto una prova di spessore, soprattutto dal punto di vista tattico. Perché ha giustamente fatto densità difensiva, spolverandoci su un po’ di sano ostruzionismo, ma ha mostrato anche di saper essere intraprendente. Soprattutto nelle fasi in cui il Napoli ha mostrato un po’ di svagatezza.

Ecco: in virtù di tutte queste condizioni, la vittoria col Pisa ha un peso importante. Specifico, ok, ma è pur sempre peso. Perché vale sempre tre punti, come detto in apertura. Perché, come vedremo, in realtà il Napoli non ha sofferto così tanto e ha regalato i gol che hanno tenuto in partita il Pisa. E perché, in fondo l’ha detto chiaramente nel postpartita, anche Conte sa che la sua squadra può offrire prestazioni di livello più alto. Senza offrire la sgradevole sensazione di fragilità, anche solo potenziale, che si è fatta percepire durante la partita contro il Pisa,

Il quadrilatero di costruzione (e la consueta asimmetria)

Questa sensazione è legata anche ai cambiamenti, limitati ma sostanziali, apportati da Conte. Che, per Napoli-Pisa, ha cercato di variare e arricchire un po’ lo schieramento offensivo della sua squadra. Come? Partendo da una mossa mai vista finora e non legata al turn over: la costruzione 2+2 con entrambi i terzini in costante propensione offensiva. Fin dai primi istanti di partita, il Napoli ha avviato la sua manovra con il doble pivote Gilmour-De Bruyne che agiva subito davanti a Beukema e Buongiorno. Nel frattempo, Di Lorenzo e Spinazzola avanzavano seguendo direttrici a volte similari, a volte differenti: mentre Di Lorenzo si sovrapponeva internamente ed esternamente rispetto a Politano, Spinazzola stazionava sempre in ampiezza. Insomma, si può dire: il Napoli ha mantenuto una disposizione asimmetrica anche contro il Pisa:

 

Due immagini in cui si vede il Napoli che costruisce il gioco con De Bruyne e Gilmour davanti ai due centrali. Nel frattempo, i terzini stanno larghi o comunque in posizione più avanzata.

Ne è venuto fuori un sistema fondato su un quadrilatero arretrato che faceva da ponte verso sei giocatori offensivi. Con Di Lorenzo, Politano ed Elmas (schierato al primo minuto al posto di Anguissa) a fare densità sul lato forte, con McTominay a muoversi liberamente alle spalle di Hojlund. E con Spinazzola libero di prendersi tutto il campo possibile dalla sua parte – anche perché, di fatto, non aveva un giocatore fisso con cui duettare. Anche i dati confermano che ormai il Napoli ha preso chiaramente questa direzione verso destra: secondo WhoScored, gli azzurri hanno costruito addirittura il 40% delle loro manovre dalla parte di Politano e Di Lorenzo. Solo che il primo gol e alcune delle occasioni migliori poi sono arrivate dall’altra parte, da sinistra, e anche questo non è un caso. E il merito è da attribuire soprattutto a Leonardo Spinazzola – e naturalmente a Conte, che l’ha recuperato e in che dà libertà geografica e creativa.

Regia e rifinitura laterale

Al di là della rete del 2-1, arrivata con un tiro da fuori al termine di un’azione di puro accerchiamento, Spinazzola ha offerto una prestazione totale. Di ordine, di regia e di rifinitura, pur giocando essenzialmente come esterno a tutta fascia. Da questo punto di vista, i dati sono eloquenti: l’ex terzino della Roma ha messo insieme 78 palloni giocati, ovvero una quota più alta rispetto a quelle De Bruyne, Elmas, McTominay. Questi 78 eventi, li vedete tutti nel campetto qua sotto, si sono verificati anche in posizione più centrale, non solo in ampiezza: è un segnale significativo, ci dice che Conte ha fatto in modo che Spinazzola diventi una risorsa importante nel gioco del Napoli, soprattutto in fase creativa. E poi ci sono anche gli altri dati: 2 passaggi chiave, 2 cross e 4 dribbling tentati. Più un altro assist geniale per Hojlund in occasione del gol annullato a Elmas per fuorigioco.

Tutti i palloni giocati da Spinazzola

Oltre alle statistiche, che contano fino a un certo punto, poi ci sono le azioni. I gol, soprattutto. In quello segnato da Gilmour trovate tutto quello che comporta l’asimmetria verso destra del Napoli, quindi trovate l’essenza tattica della squadra di Conte. È una questione di pesi e contrappesi, di (dis)equilibri tattici che determinano situazioni di gioco pensate, preparate a tavolino. Atte a esaltare le caratteristiche dei giocatori. Nel caso di Spinazzola, si tratta dell’uno contro uno con il laterale avversario. Contro il Pisa, il Napoli è andato in vantaggio proprio perché è riuscito a isolare il suo esterno sinistro contro il quinto di centrocampo avversario (Leris). Da lì poi è scaturito un cross arretrato verso Gilmour, bravissimo nell’aggiustarsi la palla e nel dribblare un avversario con un solo dolcissimo tocco, poi rapidissimo a concludere verso la porta di Semper. Nel frattempo, altro dato significativo, dentro l’area di rigore del Pisa c’erano tre giocatori in maglia azzurra. Più De Bruyne a rimorchio.

Un gol costruito bene

È per creare azioni come queste che Conte fa determinate scelte. O meglio: nella testa dell’allenatore del Napoli, il 4-1-4-1 asimmetrico è un sistema di gioco che permette di tenere in campo i quattro centrocampisti più forti dell’organico, di sfruttare l’intesa e i giochi a due tra Di Lorenzo e Politano, di continuare a portare McTominay dentro l’area avversaria nonostante la presenza di De Bruyne. E poi, ma non in ultima istanza, è un sistema che permette a Spinazzola di puntare spesso i suoi avversari occhi negli occhi. Di attaccare la linea di fondo e/o rientrare sul destro, il suo piede forte. In attesa che anche Miguel Gutiérrez – un altro laterale con doti di regista-incursore-rifinitore –venga inserito nelle rotazioni, e quindi possa offrire un’ulteriore dose di creatività offensiva.

Un Napoli prevedibile

Non sempre la teoria calcistica, però, arriva a diventare pratica. A concretarsi nella realtà, a diventare verità di e sul campo. Nel caso specifico di Napoli-Pisa, infatti, le occasioni create da Spinazzola sono state anche gli unici momenti in cui la squadra di Conte ha dato una parvenza di pericolosità alla sua manovra offensiva. I dati, in questo senso, valgono più di mille parole: in tutto il primo tempo, il Napoli ha messo insieme soltanto 2 tiri in porta, entrambi da fuori area (il gol di Gilmour e la girata al volo di De Bruyne su calcio d’angolo); più che la scarsità di conclusioni nello specchio, però, deve far riflettere il numero di tentativi respinti o comunque intercettati e neutralizzati dai giocatori del Pisa, ben 5.

Insomma, si può dire: contro il Pisa, il Napoli ha offerto una prestazione monotona e quindi prevedibile. La squadra di Conte ha fatto fatica a rendersi pericolosa, è andata soprattutto a cercare il cross dagli esterni (in tutto 12, di cui 10 dalla fascia destra) e non è mai riuscita a trovare la profondità. Come detto in precedenza, i meriti vanno dati anche al Pisa: Gilardino ha impostato un piano gara accorto ma non speculativo, il 3-5-2/5-3-2 disegnato sul prato del Maradona ha finito per togliere ossigeno e verticalità al Napoli. E ha sfruttato benissimo il gran lavoro fatto da M’Bala Nzola tutte le volte che l’attaccante angolano si è proposto come scarico per far salire i compagni, ovviamente dopo aver difeso la palla spalle alla porta. E sono state tante volte, anche su questo i dati non mentono, guardate in quali porzioni di campo Nzola ha giocato i suoi 26 palloni totali:

La mappa dei palloni giocati da Nzola: la cosa da sottolineare in questa immagine è che il Pisa attacca da destra verso sinistra

Nella ripresa, le cose sono leggermente migliorate. Nel senso che il Napoli ha dato l’impressione di poter – e di riuscire a – far male al Pisa tutte le volte che riusciva ad accelerare. Certo, su questa percezione hanno inciso l’urgenza e la velocità con cui gli azzurri sono passati di nuovo in vantaggio dopo il pareggio del Pisa – dal rigore di Nzola alla botta da fuori di Spinazzola sono passati 12 minuti scarsi. Allo stesso tempo, però, la squadra di Conte ha “pagato” questa sua vivacità offensiva quando c’è stato da difendere. I numeri non mentono, neanche in questo caso: nella ripresa, prima dopo il rigore fischiato per un’infrazione sfortunata di Beukema, il Pisa ha messo insieme ben 8 conclusioni verso la porta di Meret. 4 di questi tentativi sono entrati nello specchio.

Certo, l’abbiamo anticipato: in fondo i due gol della squadra di Gilardino sono arrivati su rigore e subito dopo un passaggio sballato di Di Lorenzo, quindi si può dire che siano stati casuali. Al tempo stesso, però, il Napoli non ha offerto una gran prova di solidità. Soprattutto quando la squadra di Conte si ritrovava a dover rinculare velocemente – in gergo tattico si chiama transizione negativa – dopo aver perso il possesso: in quelle particolari occasioni, gli azzurri hanno dato l’impressione di essere lunga in campo, di non riuscire a “seguire” e quindi a eseguire il pressing con la giusta aggressività.

Una transizione negativa gestita in modo inefficace

Lorenzo Lucca

Il gol del pareggio, poi Spinazzola, infine Lorenzo Lucca. Che ha segnato una rete bella e importante a livello personale, che ha fatto vedere cosa può offrire a Conte e quindi al Napoli. Rispetto a Hojlund e allo stesso Lukaku, l’ex centravanti dell’Udinese ha una diversa inclinazione balistica, nel senso che è più portato a tentare conclusioni ad alto coefficiente di difficoltà. È proprio quello che ha fatto/dimostrato in occasione dell’azione che ha determinato il gol del 3-1, gol che alla fine è risultato decisivo per la vittoria del Napoli:

Un altro bel gol, stavolta più tecnico che tattico

Il passaggio di McTominay è imprevedibile quanto intelligente, ma in realtà non è poi così smarcante. È leggermente largo, costringe Lucca a iniziare presto il duello fisico col suo marcatore, Canestrelli, in modo che la palla possa scorrere. Poi a quel punto l’attaccante del Napoli si ritrova con un po’ di spazio, solo che la sua figura si trova fuori dallo specchio. Una condizione che, però, non lo blocca, né tantomeno lo inibisce: corpo inarcato nel modo giusto, botta in diagonale e palla che si infila all’incrocio dei pali, sul primo palo, salendo verso l’alto. Nel frattempo, Canestrelli è come se avesse rimbalzato più volte sul corpo del suo avversario.

Ecco, Lucca può essere una torre d’area e può essere anche questo. Vale a dire un centravanti abilissimo a prendersi uno spazio, occuparlo e sfruttarlo – di solito attraverso una conclusione immediata – nonostante la palla scorra sul terreno di gioco. È un profilo che il Napoli non ha, viste le caratteristiche di Hojlund (e di Lukaku). Ed è un profilo che può essere d’aiuto in partite chiuse, bloccate, appiccicose. Proprio come quella contro il Pisa, da cui però il Napoli ha saputo uscire con i tre punti.

Conclusioni

Anche le vittorie sofferte possono dare indicazioni positive, in mezzo a quelle più o meno negative. Napoli-Pisa, in questo senso, ha detto che la squadra di Conte ha ancora tanto su cui lavorare, tanto da migliorare. Ha detto che il nuovo sistema di gioco, soprattutto in certe gare, fatica a dare grandi riscontri in fase offensiva. Al tempo stesso, però, il fatto che siano arrivati i tre punti, per altro firmati da Gilmour, Spinazzola e Lucca (il sesto, il settimo e l’ottavo marcatore di questa stagione), conferma che l’allenatore azzurro ha tantissime risorse a cui attingere. Si tratta di risorse tecniche che diventano tattiche, di giocatori che Conte sta iniziando a maneggiare (i tre cambi rispetto alla gara di Manchester sono una novità assoluta) e che deve necessariamente implementare nei suoi piani-gara, nel suo piano-squadra.

La gara col Milan a tre giorni dal match – forse non ancora decisivo, ma già importantissimo – contro lo Sporting sarà uno stress test importante. Sia per la squadra che per lo stesso Conte, che ha ribadito – per l’ennesima volta, con coerenza finanche sgradevole – come il Napoli abbia fatto mercato per allargare una rosa originariamente ristretta, che i nuovi acquisti hanno un’esperienza e quindi una consistenza diversa rispetto ad altri compagni, che c’è bisogno di tempo e che col tempo la squadra crescerà. Questo compito, però, deve assolverlo  lui. Ha provato ad assolverlo, ci sta provando, l’importante è che non si fermi. Da questo aspetto passano le ambizioni del Napoli, sia per fare il bis in campionato che per andare più avanti possibile in Champions League.

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