El Paìs vuole riservare agli atleti israeliani lo stesso trattamento riservato ai russi e ai bielorussi

Duro editoriale contro l'Unione ciclistica internazionale che aveva attaccato la Spagna e la Vuelta per non aver protetto la Vuelta dalle proteste dei ProPal

Vuelta

Pro-Palestinians protestors invade the street during the 21st and last stage of the Vuelta a Espana 2025, a 101 km race between Alalpardo and Madrid, near Atocha station in Madrid on September 14, 2025. The authorities have ramped up security for the Vuelta's final stage in Madrid, which was slightly shortened and will see 1,100 police officers deploy in the Spanish capital. (Photo by Pierre-Philippe MARCOU / AFP)

El Paìs vuole riservare agli atleti israeliani lo stesso trattamento riservato ai russi e ai bielorussi

Una dichiarazione pubblica fuori luogo, incoerente nelle sue diverse sezioni e, cosa più preoccupante, incompatibile con le funzioni di un organo di governo dello sport internazionale inquadrato all’interno del Movimento Olimpico. Così Alberto Carrio Sampedro, professore di filosofia del diritto all’Università Pompeu Fabra, definisce sul Paìs il comunicato dell’Unione Ciclistica internazionale contro il governo spagnolo che non avrebbe tutelato i ciclisti partecipanti alla Vuelta dalle proteste dei Pro Pal.

Per Carrio Sampedro il comunicato “l’Uci non fa altro che proteggere i propri interessi economici e quelli della rete economico-sportiva del gruppo sportivo Amaury, proprietario della Vuelta e del Tour. Ma fa loro un disservizio se per questo ha bisogno di ricorrere a bugie e incoerenze con i valori stessi che predica.

Per El Paìs l’Uci interferisce nella politica di uno stato sovrano

L’organizzazione avrebbe dovuto essere coordinata con i manifestanti, garantendo così la sicurezza della competizione e l’esercizio pacifico di un diritto fondamentale, così degno e necessario di fronte alla tremenda emergenza umanitaria che la Striscia di Gaza sta soffrendo. Ma hanno preferito guardare altrove. Ecco perché l’interferenza dell’Uci nella politica di uno stato sovrano è così sorprendente con una critica senza precedenti al legittimo presidente del governo spagnolo. Tutto questo, omettendo qualsiasi menzione del genocidio in corso da parte del governo sionista del presidente Netanyahu, con l’esplicito sostegno di Sylvan Adams proprietario del team tecnologico Israel-Premier che è stato, ricordiamolo, l’oggetto delle proteste dei cittadini.

Espellere le squadre israeliane come le russe e le bielorusse

Forse è il momento di chiedere al Movimento Olimpico non solo l’espulsione delle squadre che rappresentano Israele dalle competizioni sportive sotto i suoi auspici, ma anche la richiesta di una rettifica espressa da parte dell’uni, come segno del dovuto rispetto per la Carta Olimpica e il codice etico dell’UCI.

Carrio Sampedro chiede per gli atleti israeliani lo stesso trattamento riservato a quelli russi e bielorussi che alle ultime Olimpiadi non sono stati  rappresentati da inno né bandiera.

Il professore definisce l’Uci senza dignità

per la vergogna di tutti gli appassionati di ciclismo e dello sport in generale. Non farebbe male ai responsabili del ciclismo internazionale guardarsi allo specchio del recente vincitore della Vuelta, Jonas Vingegaard, che ha capito fin dall’inizio che le proteste erano un grido di dignità contro coloro che cercano di mettere a tacere per sempre la voce del popolo palestinese. Un piccolo grande gesto che identifica il leader che si distingue tra la mediocrità che l’Uci rappresenta oggi.

 

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