El Paìs e il club delle “bandiere”: «Grazie a loro il calcio è un’industria sentimentale»

Da Totti a Maldini, "nel vertiginoso scambio di beni e merci che caratterizza l'economia globale, aumentano l'illusione che qualcosa sia interamente nostro"

Maldini Milan

As Roma 27/10/2019 - campionato di calcio serie A / Roma-Milan / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Paolo Maldini

“Gli studi affermano che solo il 3% dei mammiferi è monogamo. Siamo curiosi, vogliamo sempre assaggiare la mela e alcune specie hanno la scusa della sopravvivenza. Il calcio è un mondo particolarmente promiscuo, in cui i possessori di figurine le scambiano e addirittura le regalano quando non ne hanno più interesse, e i giocatori si rincorrono costantemente per sfruttare al meglio i loro anni migliori di sviluppo fisico. Ecco perché il club delle “bandiere” è così toccante, perché riunisce calciatori che hanno giurato amore eterno a un unico stemma, nella salute e nell’infortunio; nella ricchezza e nella povertà, rifiutando allettanti offerte milionarie”. El Paìs, insomma, elogia questi animali quasi estinti, “quelli che, pur potendo avere chiunque, hanno scelto di restare con l’unico e hanno goduto della complicità di dirigenti che hanno saputo vedere che, pur giocando con i piedi, questo sport è un’industria sentimentale, una passione condivisa, comunitaria, che esige vittorie e titoli, ma anche la costruzione di leggende, cioè di identità”.

Dentro al club El Paìs cita Ryan Giggs, Gary Neville e Paul Scholes, Tony Adams. Ma anche Francesco Totti “che appese gli scarpini al chiodo nel 2017 all’età di 41 anni, con dieci viti nella caviglia e una placca d’acciaio nella gamba, dopo 786 partite con lo stesso scudo, e 307 lettere d’amore sotto forma di gol”, e ovviamente Paolo Maldini: 902 giorni in maglia rossonera.

In Spagna, Manolo Sanchís, Carles Puyol, Fran, Iribar, Txetxu Rojo, Julen Guerrero…

Jorge Valdano dice che “il calcio rappresenta tutti i difetti della globalizzazione” e che, trasformandosi in “un business senza confini”, ha “trasformato i tifosi in clienti”. “Ecco perché – continua l’articolo di El Paìs – nel vertiginoso scambio di beni e merci che caratterizza l’economia globale, aumenta l’illusione (e quindi il valore) che qualcosa o qualcuno sia interamente nostro”.

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