Il Napoli non è arretrato dopo il secondo gol. Ma ha subito reti che di solito non prende
Se gli azzurri smarriscono la loro solidità difensiva, l'intera impalcatura finisce per collassare. Questo è il senso di Napoli-Genoa

Dc Napoli 11/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Genoa / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: gol Johan Vasquez
Il problema della vulnerabilità
Lungo la sua stagione bella e interlocutoria, il Napoli ha dato l’impressione di poter vincere il campionato quando ha dimostrato di essere solida in fase difensiva. E allora il pareggio contro il Genoa non deve sorprendere più di tanto: la squadra di Vieira, per quanto non l’abbia fatto in maniera asfissiante, ha trovato il modo per rendere vulnerabile quella di Conte. Lo stesso tecnico azzurro, nel postpartita, ha detto che «loro hanno fatto due tiri e hanno segnato due gol». È una lettura acida di rabbia ed è anche più o meno vera, come vedremo. Eppure resta il fatto che il Genoa ha trovato la chiave per mettere in crisi la difesa del Napoli. E anche per limitarne la produzione offensiva.
Poi certo, i numeri della partita dicono che il Napoli forse non avrebbe meritato di pareggiare. Ma ripetiamo: se la forza della squadra di Conte è sempre stata la capacità di non prendere gol, di condurre in porto le partite senza rischiare né soffrire troppo, il fatto che il Genoa abbia segnato due gol dimostra che la partita degli azzurri non è andata come doveva. Né dal punto di vista tattico, né dal punto di vista dell’attenzione. Ed è chiaramente un peccato per Conte e per i suoi giocatori, vista la situazione di classifica che si era determinata nelle ultime settimane.
Pressione alta
Fin dai primi istanti di gioco di Napoli-Genoa, si è percepito che la squadra di Vieira avesse un piano-gara piuttosto chiaro: voleva aggredire il Napoli in modo da inibirgli la costruzione dal basso e anche la ricerca veloce della profondità. Il 4-2-3-1 della squadra rossoblu è stato solo teorico, nel senso che si deformava in maniera sistematica per creare dei veri e propri duelli uomo su uomo con i giocatori del Napoli. Che, a loro volta, si scambiavano costantemente le posizioni in fase di costruzione per evitare di cadere nella trappola predisposta da Vieira. Le scelte di Conte, in questo senso, sono state d’aiuto: il tecnico azzurro ha ripresentato la stessa squadra vista a Lecce, ed esattamente come allo stadio Via del Mare le spaziature in campo – ovviamente parliamo in fase di impostazione – erano piuttosto fluide:
In alto, il Napoli imposta a quattro: i due centrali si allargano, Lobotka e Anguissa retrocedono e “risucchiano” anche Raspadori. Sopra, invece, gli azzurri costruiscono a tre: Gilmour in mezzo ai due centrali, Anguissa e McTominay come mezzali, Di Lorenzo e Spinazzola larghi sulle fasce.
Tutti questi cambi di assetto sono stati fatti in modo da costringere il Genoa a diversificare la sua pressione, a perdere riferimenti. L’idea di Conte, banalmente, era quella di “portare fuori” la squadra di Vieira e di creare le condizioni, una volta superata la prima linea di pressione, di attaccare in spazi aperti. E in parità/superiorità numerica. È andata esattamente così, nel senso che il Napoli ha trovato il gol del vantaggio proprio sfruttando questi tipo di situazione:
Quanto può far male un passaggio in verticale
In questi pochi secondi, c’è un vero e proprio saggio di qualità tecnico-tattiche: il Napoli, infatti, ribalta completamente il piano-partita del Genoa volgendolo a proprio vantaggio. Come? Attaccando laddove la squadra di Vieira diventava inevitabilmente più vulnerabile, ovvero nello spazio che si creava quando la squadra rossoblù era alta in pressing e la difesa non riusciva ad accorciare velocemente. Certo, molto lo hanno fatto anche il passaggio di Gilmour che taglia le linee avversarie, il movimento contro-intuitivo di Politano e il tocco di Anguissa che ha liberto McTominay fronte porta. A quel punto, lo scozzese ha letto l’attacco alla profondità di Lukaku e ha premiato quel movimento con un filtrante di grande astuzia ma anche di elevata sensibilità tecnica. La fisicità dell’attaccante belga ha fatto il resto: spallata al suo marcatore, che non lo contiene, e appoggio semplice nella porta praticamente sguarnita.
Il pareggio del Genoa
Dopo questo gol, il Napoli ha perso grip. Nel senso che non è riuscito a capitalizzare il vantaggio acquisito, è come se si fosse ritratto. Merito anche del Genoa, che ha alzato i ritmi della sua fase offensiva e ha portato un forcing che ha dato i suoi frutti: il gol di Ahanor (poi “diventato” autorete di Meret), pochi istanti dopo una traversa colpita direttamente su calcio piazzato, ma soprattutto un andamento diverso della partita. Tra il 15esimo minuto e l’intervallo, infatti, il Napoli ha messo insieme solamente 2 conclusioni verso la porta difesa da Siegirgst. E solo una di queste due, ovvero quella di Raspadori, si può considerare più o meno pericolosa.
Il gol del Genoa
Il gol del pareggio del Genoa nasce in modo confusionario, dopo un paio di minuti in cui il Napoli non è riuscito a uscire dalla sua area. La squadra di Vieira ha battuto due punizioni, dalla prima si è determinata una conclusione finita sulla traversa, e si è ritrovata con molti uomini nei pressi della porta di Meret. Come si vede dal video sopra, la solitudine di Ahanor sul cross di Messias è frutto di una cattiva intesa tra Politano e Di Lorenzo: il primo non segue il taglio del giocatore del Genoa, il secondo resta in marcatura su un altro attaccante e quindi perde l’opportunità di coprire alle sue spalle. Poi c’è anche la sfortuna di Meret, che viene tradito dal rimbalzo che finisce sul palo e poi sulla sua gamba.
La ripresa (e la qualità di McTominay)
Per tutto il resto del primo tempo, come già anticipato, il Napoli ha faticato a scardinare la difesa del Genoa. Ci è però riuscito nella ripresa, approcciando la gara con maggiore intensità e un ritmo di gioco più sostenuto. Non a caso, viene da dire, la squadra di Conte ha messo insieme ben 5 tiri complessivi, di cui 4 finiti nello specchio, nei primi 18 minuti del secondo tempo. Nello stesso segmento, ha accumulato il 63% di possesso palla e ha concesso al Genoa solo 2 conclusioni da fuori area – di cui una respinta da un difensore azzurro. Il meritato gol del vantaggio nasce proprio da un’azione costruita in ritmo, grazie a un buon ribaltamento di Politano e a una grande giocata di Scott McTominay:
La rete di Raspadori
L’apertura di Politano su Spinazzola e il successivo appoggio su McTominay determinano una situazione di uno contro uno sull’out di sinistra. Il centrocampista scozzese è bravo a portare palla e a guardare ciò che si muove di fronte a sé, nel frattempo Politano asseconda il suo movimento a convergere e attacca la profondità da quel lato. In questo modo, viene liberato uno spazio in cui Raspadori si inserisce in modo perfetto: stop a seguire orientato per il tiro e botta sul primo palo che batte il portiere del Genoa.
È un’azione molto lineare, ma è anche difficilissima da arginare. Perché l’aggressività del Napoli porta quattro uomini dentro l’area di rigore del Genoa, e perché Scott McTominay ha dato un altro saggio delle sue qualità. Stavolta puramente tecniche, più che fisiche: il modo in cui punta e dribbla il suo avversario diretto e poi il laserpass verso Raspadori sono due giocate davvero preziose. Sono giocate determinanti, risolutive, su cui anche una difesa schierata può fare poco.
Soprattutto l’assist è un colpo da maestro: la palla scorre sul terreno ma è velocissima e precisissima, Raspadori – che è un altro giocatore dotato di enorme sensibilità di tocco – può approfittare di quell’attrito per portarsela in avanti e poi per battere a rete. E lo fa benissimo, sfruttando anche il fatto di avere qualità indifferente sia nel destro (il piede con cui controlla la sfera) che col sinistro (quello con cui tira verso la porta).
L’ultima mezz’ora
La sensazione condivisa è stata che questo gol potesse chiudere definitivamente la partita. E in realtà è andata proprio in questo modo: per la mezz’ora successiva, infatti, il Napoli ha controllato il Genoa in modo piuttosto agevole. Lo dicono i dati: la squadra di Conte non si è realmente abbassata sul terreno di gioco, ha semplicemente lasciato un po’ più di possesso all’avversario (il dato grezzo dice 52% per il Genoa dal 63esimo in poi) ma non ha concesso granché: soltanto 2 conclusioni verso la porta di Meret, quella decisiva di Vásquez e quella di Pinamonti al minuto 91.
Rispetto al pareggio subito nel primo tempo, quindi, non c’erano state avvisaglie prima del gol del Genoa. E la stessa rete è venuta in maniera sorprendente, inattesa, per altro su un’azione davvero singolare: il Napoli, infatti, era schierato con ben sei uomini dentro la sua area di rigore, quindi in netta superiorità numerica rispetto ai tre attaccanti del Genoa. Inoltre stiamo parlando di un cross arrivato su situazione statica, quindi piuttosto velleitario. Eppure Vásquez è riuscito ad anticipare Olivera e a battere Meret:
Il gol del 2-2
Basta riguardare l’azione per capire che c’è un equivoco nella marcatura di Vásquez: Billing, nel frattempo subentrato a Raspadori, legge male la traiettoria del cross e di fatto copre la visuale a Olivera. Che, a sua volta, non sente il contatto con il corpo con Vásquez e si fa sovrastare dalla sua elevazione. Il colpo di testa del difensore messicano è una frustata su cui Meret non riesce ad arrivare, ma è chiaro che il problema accusato dal Napoli sta nel modo in cui ha difeso su questa situazione.
Inevitabile che, dopo un’azione del genere, le critiche piovute su Conte abbiano riguardato l’ingresso di Billing al posto di Raspadori. L’accusa nei confronti dell’allenatore del Napoli è che questa sostituzione, di fatto, abbia portato la sua squadra a rinculare troppo. In realtà, come abbiamo visto, non è andata esattamente così. E poi il cambio in questione è avvenuto al minuto 84: a quel punto il Napoli doveva pensare più a portare a casa il 2-1, non a segnare la terza rete che avrebbe chiuso la gara.
In ogni caso, quello di Billing resta un errore individuale ed episodico che non sposta molto dal punto di vista dell’analisi tattica. Nel senso: stavolta Conte non ha indovinato il cambio, è evidente, ma un’eventuale respinta del centrocampista danese su quel cross di Aarón Martín avrebbe fatto rivalutare completamente la scelta del tecnico azzurro. E sarebbe andata così se, nei minuti di recupero, lo stesso Billing avesse indirizzato meglio il suo colpo di testa su assist di David Neres. In fondo i cambi sono una lotteria, lo stesso Billing è il giocatore che ha deciso Napoli-Inter 1-1 subentrando dalla panchina. Semplicemente, l’ex giocatore del Bournemouth ha commesso un errore grave in un momento davvero inopportuno.
Conclusioni
Il punto, e qui si torna alle considerazioni iniziali, è che il Napoli di Conte è una squadra con un’identità chiara, con tanti pregi e pochi difetti ben definiti. In particolare: se gli azzurri smarriscono la loro solidità difensiva, se una squadra avversaria – in questo caso si è trattato del Genoa, ma il discorso è valido in generale – diventa insidiosa e crea occasioni pericolose ogni qual volta porta molti uomini in area, allora l’intera impalcatura finisce per collassare. Non a caso, viene da dire, era addirittura da febbraio (1-2 in casa del Como) che Meret non subiva due gol nella stessa partita. Guardando a tutto il campionato, è successo solo all’esordio contro il Verona, due volte contro l’Atalanta e una contro la Lazio. Stop, fine delle trasmissioni.
Insomma, contro il Genoa il Napoli ha perso due punti perché non è stato il solito Napoli. Perché ha sofferto laddove, di solito, non soffre. Dopo e per una sola una partita, non è (ancora) possibile parlare di problema sistemico o puramente tattico. A Parma, dove agli azzurri servirà vincere per poter essere sicuri di confermare il primato, arriverà una risposta in questo senso. Il fatto che sia la penultima giornata di campionato e il fatto che ci sia lo scudetto in palio, per usare un eufemismo, aumenteranno il peso emotivo di questo esame. Anche perché a volte, come dire, la tattica arriva fino a un certo punto. Poi è tutta una questione di momenti, di forza mentale, di lucidità.