Walter Veltroni sul Corsera ripropone una chiacchierata col grande compositore scomparso: «Quando mi affidarono Morandi aveva 16 anni, stava sempre zitto, decidevano tutto i produttori»
Sulle pagine del Corriere della Sera, Walter Veltroni ripropone una lunga conversazione avuta con Ennio Morricone circa 8 anni fa per un programma su Rai Tre.
Il compositore, scomparso nel 2020 ha raccontato gli inizi della sua carriera alla Rca e soprattuto quando gli venne affidato un giovanissimo Gianni Morandi
«Gianni era ancora piccolino, aveva sedici anni. Fu affidato a me e io ho cominciato gli arrangiamenti per lui con molta timidezza, non solo perché avevo un ragazzino che bisognava portare al successo, ma perché dovevo tornare indietro sulle mie presunzioni e convergere sulla prevalenza della ritmica. Una volta fui chiamato nell’ufficio di Melis, il capo Rca, che aveva sul tavolo una pila di dischi americani. Me ne fece sentire alcuni dove c’erano botti con la batteria, quasi tutti erano così».
Morandi ti dava del lei?
«Non me lo ricordo, forse sì o forse no, non lo so. Aveva due produttori, Bruno Zambrini e Franco Migliacci. Era un ragazzino e stava sempre zitto, i produttori dicevano quello che si doveva fare. “Allora mi raccomando, la ritmica”, pure loro. Tenevo conto di quello che dicevano. Però i primi tempi furono dei prodotti molto semplici, messi anche in un film di Fizzarotti dove c’era proprio Morandi come protagonista. Pezzi tipo “Go-kart Twist”, non tra le mie composizioni più brillanti, poi “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” altro arrangiamento semplice. Poi cominciarono i brani con l’orchestra, che diedero maggiore rilievo a Morandi sul mercato. L’ultimo arrangiamento che ho fatto per lui era “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”. Testo, musica e melodia bellissimi. Fu l’ultimo arrangiamento per l’Rca, poi andai via».
Poi il passaggio dalle canzoni alle colonne sonore per il cinema e l’incontro con un vecchio compagno delle elementari, Sergio Leone che gli chiese di scrivere la colonna sonora di “Per un pungo di dollari”
«In ‘Un pugno di dollari’ ci fu un problema quando in moviola il montatore, nel duello finale tra Volonté e Clint Eastwood, collocò un pezzo di tromba tratto da un film americano. Io dissi “Sergio, ti piace questa musica?”. “Sì, ci sta bene”. “Allora non faccio il film perché, se sulla scena madre del film, io devo rinunciare al pezzo più importante, io non lo faccio”. Sergio mi disse “Allora fa quello che ti pare, però la tromba deve suonare”. “Va bene, la tromba deve suonare”. Presi un pezzo che avevo scritto molti anni prima per la televisione, per i “Drammi marini” di O’Neill, e lo misi nel film di Sergio. Il pezzo andò bene, piacque a Leone. Lui fu soddisfatto, ma era convinto che avessi copiato. Tanti anni dopo gli dissi: “Guarda che ho preso un pezzo che avevo scritto anni prima” “Che cavolo dici!”. Sergio mi disse “Per favore, fammi ascoltare sempre i pezzi che non hai usato o che hanno scartato gli altri registi. Fammi sentire gli scarti. Perché tanto i registi non capiscono niente di musica”».