Intervista al CorSera: «Il primo regalo che ho fatto ai miei genitori è stato portarli a cena fuori: non c’erano mai andati»

Sul Corriere della Sera un’intervista a Dario Vergassola. Racconta che Fazio lo chiamò a Quelli che il calcio perché pensava che fosse parente dell’ex calciatore Simone Vergassola.
«Fazio c’è cascato. Il mio agente Carlo Gavaudan lo convinse e così lui mi chiamava a Quelli che il calcio. Quando poi dicevo che non eravamo parenti tutti ridevano, sembrava una battuta: lui era alto, moro, il Dna non è un caso. Mi chiamavano anche le radio sportive per commentare le sue prestazioni».
Parla dei suoi genitori:
«Mio padre, Umberto, scaricava al porto, in un magazzino della Marina, e puliva scale e uffici. Mia madre, Edda, andava a servizio nelle case. Purtroppo è mancata molto giovane, a 53 anni, mentre lavorava. Ha avuto un attacco di asma. Mio padre l’ha portata in Vespa al pronto soccorso, ma non c’è stato niente da fare. Non mi avevano chiamato per non disturbarmi, avevo il figlio piccolo…».
Il primo regalo che ha fatto lei a loro?
«Li ho portati a cena fuori: non c’erano mai andati. Avrei voluto ricomprargli la casa dove sono cresciuto, volevo fare una sorpresa a mio padre e portarlo lì per Natale. Però non c’è stato verso di convincere i proprietari, anche se avevo fatto un’offerta spropositata».
Che adolescenza ha avuto?
«Ero basso e mi prendevano in giro. Difendermi con le battute è stata una forma di sopravvivenza, ma normale, non ne soffrivo».
Prima di fare il comico, ha lavorato per 16 anni all’Arsenale militare di La Spezia.
«Manovale, marinaio di coperta. La prendevo immaginando di essere Corto Maltese. Pioveva, salute precaria, bronchite dalla mattina alla sera… Poi sono passato a mansioni di ufficio».
La svolta arrivò con il Maurizio Costanzo Show.
«Avevo vinto Sanscemo, un Festival di canzoni comiche che si svolgeva a Torino. Chi vinceva faceva le ospitate al Costanzo Show. La prima volta chiesi a mia moglie se mi aveva guardato: rispose che aveva sonno, era andata a dormire».
Vergassola è ipocondriaco.
«Sono un po’ psicolabile: alterno attacchi di panico ad attacchi d’ansia. E mi basta un piccolo dolore per pensare di avere diecimila malattie. Mi è successo da poco mentre facevo la doccia: non ero sicuro se una cosa l’avevo sognata o vissuta. Quando succede, mia moglie mi dice: “Forza, vestiti che andiamo a fare la spesa”. Se sono solo è più complicato, ci vuole qualche goccetta».
Frequentatore assiduo di Pronto soccorso.
«In tutta Italia, potrei fare la classifica. Abuso del fatto che mi riconoscono: sono tutti molto gentili con me».
Il politically correct cambia la satira?
«Cambia tutto in peggio. I politici non puoi neanche toccarli, succede il finimondo. Ma è difficile tutto, essere bassi, grassi, alti, magri. Se cominci a selezionare le cose che puoi dire, se ti preoccupi di non offendere, hai finito».
Racconta un aneddoto su Jannacci.
«Una volta mi fece sdraiare per un’ora e con un apparecchio misurò una serie di indicatori per eventuali malattie tipo neurodegenerative. Fu serissimo. Peccato che tre giorni dopo in una farmacia vidi esposto lo stesso apparecchio che era un elettrostimolatore con tutt’altra funzione: mi aveva preso per i fondelli».