Giacomo Poretti: «Se Dio risolvesse tutto saremmo dei topi da laboratorio, invece siamo totalmente liberi»

Intervista a Panorama: «Quello del medico è il mestiere più difficile del mondo insieme al politico e al prete. Chi va in ospedale non ha voglia di ridere»

giacomo poretti

La Verità riporta alcuni stralci dell’intervista rilasciata da Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, a Panorama. Per 11 anni, prima di dedicarsi al palcoscenico, ha fatto l’infermiere. Racconta l’esperienza nel libro “Turno di notte”, edito da Mondadori. Racconta che l’occasione di fare l’infermiere gli capitò per caso, ma che ne è valsa la pena.

«Io l’ho vissuto come qualcosa di tragicamente miracoloso. Quando lavori in ospedale la cosa decisiva non appartiene né al “bello” né all’“interessante”, è lo stare a contatto con la malattia e anche con i suoi esiti nefasti che è sconvolgente, ti sconquassa. L’aspetto relazionale con le persone è ciò che ti resta addosso».

Quasi 1800 turni di notte e cinque arresti cardiaci da fronteggiare.

«Non tutti finiti bene, però. Nel mio caso, due si sono salvati e tre no».

Sui medici:

«Io ne ho un’ottima opinione perché è il mestiere più difficile del mondo. Ce ne sono tre così: il medico, il politico e il prete. Ho quasi una venerazione per i medici, anche perché ne ho visti molti in difficoltà, a volte devi far piangere una persona, o famiglie intere, è tremendo».

Lei i pazienti li faceva ridere? Gli chiedono. Risponde:

«No, non avevo e non ho alcuna attitudine a far ridere chi sta male. Ho sempre pensato che chi va in ospedale non ha voglia di ridere».

Nel libro c’è un monologo in cui rimprovera a Dio di restare in silenzio.

«Tanti filosofi prima di me hanno affrontato il problema di questa “assenza”. Appartiene, penso io, al fatto che uno deve stare là e l’altro deve stare qua. Non è vero che fa finta di niente. Lei come lo sa? Se Dio risolvesse tutto saremmo dei pupazzi, dei topi da esperimento, invece siamo totalmente liberi».

 

 

Correlate