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Pirlo Gattuso e altri: i campioni del 2006 sopravvalutati in panchina

Nonostante gli elogi dei giornalisti, i risultati sono mediocri. Si salva Pippo Inzaghi dopo un brutto avvio. Male Cannavaro Grosso Oddo Nesta

Nonostante le lodi e l’ammirazione di buona parte della stampa sportiva italiana, una volta divenuti allenatori, i campioni del mondo 2006 non hanno finora scritto pagine memorabili di calcio. I tre che allenano in Serie A, pur essendo ancora in corsa per gli obiettivi posti ad inizio stagione, non hanno dato la sensazione di incidere particolarmente sulle prestazioni delle loro squadre. Tanto che i loro risultati sono spesso al di sotto delle aspettative.

Tutti quelli che tra i 23 della fantastica notte di Berlino hanno scelto il mestiere della panchina sono accomunati più o meno dallo stesso destino. Segno che aver vinto un mondiale da calciatori non è una condizione sufficiente per diventare subito degli allenatori vincenti o quantomeno interessanti per il calcio proposto. Almeno non in tempi brevissimi.

Gattuso e Pirlo sono i due allenatori che siedono attualmente sulle panchine più prestigiose, ma forse sono anche i più sopravvalutati. Appellativi come “il sergente di ferro” e “il maestro” (o “il predestinato”) in questo momento sembrano inopportuni, tanto da suscitare quasi tenerezza.

I due amiconi nel Milan e nella Nazionale sono i più esposti di tutti perché si trovano in due grandi piazze ricche di aspettative, ma sono anche quelli che hanno a disposizione le rose migliori.

Da come giocano le loro squadre, e dagli alti e bassi che hanno mostrato nelle loro brevi o brevissime carriere (per Pirlo si tratta addirittura di pochi mesi), non danno l’impressione di essere prontissimi per fare dei campionati di vertice.

Ma la colpa non è loro, il problema è di chi ha dato loro quelle panchine.

In realtà “Ringhio” e “Il Maestro” sono la punta di un iceberg molto più profondo, fatto di calciatori che, grazie al titolo conquistato in Germania da calciatori, godono di grande benevolenza mediatica rispetto a tanti loro colleghi ai quali difficilmente vengono risparmiate critiche in caso di risultati negativi.

Anche perché dall’altro lato della telecamera siedono molti ex compagni di squadra, oltre a dei giornalisti che con molti campioni di Berlino hanno rapporti consolidati, e che su quel successo del 2006 hanno costruito una discreta carriera.

Oltre a Gattuso e Pirlo, ci sono altri sei campioni del mondo che hanno finora allenato con continuità ad un certo livello. Apparentemente il campione 2006 con i migliori risultati rispetto alle aspettative è Filippo Inzaghi. Dopo un frettoloso esordio in Serie A sulla panchina del Milan subisce l’esonero. Riparte dal fondo e con il Venezia raggiunge la promozione dalla Serie C alla B. Nelle serie inferiori sembrava essere a proprio agio, e appena torna in Serie A subisce un nuovo esonero a Bologna. E non a caso, appena tornato in Serie B porta il Benevento al trionfo. In tanti ne hanno tessuto le lodi nella prima parte di questa sua terza esperienza nella massima serie. Probabilmente la sana e robusta gavetta, dopo la scottante esperienza con il Milan, è stata utile a conoscere meglio il mestiere di allenatore, anche se forse neppure Pippo Inzaghi è più tanto al sicuro, visti i quasi due mesi senza vittorie del Benevento.

E gli altri campioni del 2006 divenuti allenatori come se la cavano?

Il primo a provarci è stato Fabio Cannavaro, che si è seduto su panchine tutte made in Asia, tra Emirati Arabi, Cina e Arabia Saudita. Dopo due esoneri nel giro di 8 mesi, come Pippo Inzaghi si rifà una buona reputazione nella seconda serie (cinese). È l’unico tra i campioni del 2006 ad aver vinto un campionato da allenatore, quello cinese del 2019.

Sempre nel 2019, dopo due partite come CT della nazionale della Cina, entrambe perse, si è dimesso.

Massimo Oddo ha invece cambiato cinque squadre in 5 anni e mezzo. Beh, ha anche collezionato quattro esoneri in 3 anni e 9 mesi, riuscendo a stabilire il record di 11 sconfitte consecutive sulla panchina dell’Udinese nel 2017-18. Ora è in attesa di una nuova opportunità.

Fabio Grosso fu considerato quasi un predestinato dopo la vittoria del Torneo di Viareggio 2016 con la Primavera della Juventus. Poi in 7 mesi, tra maggio e dicembre 2019, è stato esonerato prima dal Verona e poi dal Brescia. Ora è in Svizzera sulla panchina del Sion, con cui occupa la penultima posizione in classifica con 4 vittorie in 22 partite.

Mauro German Camoranesi, come Cannavaro, ha allenato solo all’estero, girovagando tra Messico, Argentina e Slovenia, dove fino alla scorsa settimana era seduto sulla panchina del Maribor, esonerato quando la squadra era seconda in campionato.

Alessandro Nesta, dopo una esperienza da allenatore esordiente a Miami, allena in Serie B ormai da tre anni. Dopo l’esperienza a Perugia, ha provato a riportare il Frosinone in Serie A, fermandosi alla finale dei play-off dello scorso campionato. Ora naviga a metà classifica della Serie B, ma la sua panchina traballa di brutto (una sola vittoria nelle ultime 13 partite).

Insomma, al di là delle indulgenze di certe redazioni e i complimenti a prescindere dei loro ex colleghi divenuti opinionisti, i campioni di Berlino non hanno ancora dimostrato che il salto dal campo alla panchina sia riuscito al meglio.

In fondo non c’è corso di management che non si stanchi di ricordare “di quanta distanza ci sia tra il Saper Fare e il Saper Far Fare”.

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