Ponte Morandi, concluso l’incidente probatorio: il viadotto crollò per la corrosione dei tiranti

La tragedia fu causata dal cedimento del tirante della pila 9, escluse altre concause. Il presunto difetto di costruzione avrebbe potuto essere corretto con un'adeguata manutenzione

ponte morandi droga

La causa del crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto del 2018, fu la corrosione degli stralli. Non ci fu alcuna concausa come la caduta della famosa bobina da un camion in transito. E’ il risultato a cui è arrivato il secondo incidente probatorio sulle cause della strage che uccise 43 persone, conclusosi ieri.

Il difetto di costruzione a cui si sono appellati i difensori di Autostrade e Spea, se pure ci fosse stato, avrebbe potuto essere corretto con un’adeguata manutenzione, che invece è mancata.

Le conclusioni dell’udienza sono riportate dal Secolo XIX.

Secondo i periti, la causa del crollo resta il cedimento di uno strallo, ovvero la sommità di un pilone. L’anima in acciaio, circondata dal calcestruzzo e quindi non visibile dall’esterno, si è progressivamente corrosa, fino a spezzarsi e a generare l’effetto domino che ha disintegrato il ponte.

A cedere, nello specifico, è stato il tirante della pila numero 9, lato mare.

Con la chiusura dell’incidente probatorio, la prossima tappa legale è il 3 marzo, quando, nella cosiddetta “udienza stralcio”, si deciderà quali intercettazioni si possono ammettere e quali no.

 

Correlate