“Il Coronavirus ha cambiato Codogno. Si batte solo se tutti si preoccupano della salute di tutti”
Il Corriere della Sera intervista il sindaco: "Siamo vicini alla crescita zero. Abbiamo scoperto uno spirito di comunità che pensavamo d’avere perduto”

Il Corriere della Sera intervista Francesco Passerini, sindaco di Codogno. Nella cittadina lombarda, la prima ad essere colpita dall’epidemia di coronavirus e a diventare zona rossa, il numero di contagi prossimo allo zero.
“Siamo vicini alla crescita zero. La conferma che l’emergenza Covid-19 si combatte in un solo modo”.
Non solo con il modello zona rossa, spiega, ma con un cambiamento della mentalità e del comportamento da parte di tutti.
“Si vince con la responsabilità collettiva, tutti si sono preoccupati della propria salute e di quella degli altri. La chiave è qui”.
Ora la preoccupazione del sindaco è che senza più zona rossa i sacrifici fatti possano azzerarsi. Avrebbe voluto almeno un’altra settimana di restrizioni, ma se è stata abolita vuol dire che i dati sono confortanti. Ora, dice,
“sono gli altri ad essere un pericolo per noi”.
Al sindaco viene chiesto se sia possibile, come molti dicono, che i dati sui miglioramenti siano falsati dal fatto che non si fanno tamponi.
“Non lo hanno fatto neanche a me. Io non ho avuto sintomi, ma sono stato attento. Mascherina, guanti, pochi contatti. È vero che i tamponi non si sono fatti su larga scala. Ma è così anche altrove”.
Codogno ha registrato 34 vittime dal 20 febbraio.
“Tante. Tantissime. Chi pensava alla banale influenza lo avrà capito”.
Loro, invece, a Codogno, si sono accorti subito che non si trattava solo di questo. E per questo hanno subito introdotto le restrizioni e fermato tutto.
“Ci siamo resi conto che era la giusta medicina per curare una grave malattia. Tutti qui abbiamo avuto questa percezione immediatamente”.
In una tragedia di questa portata, dice, Codogno ha riscoperto una dimensione di comunità che aveva perso.
“Abbiamo scoperto uno spirito di comunità che pensavamo d’avere perduto. Al secondo giorno di isolamento, mentre ascoltavo i problemi di chi era bloccato, mi sono trovato davanti due signori: ‘Noi non abbiamo lamentele, siamo a disposizione per aiutare’. Da quel momento i volontari sono stati tantissimi”.
La battaglia non è finita, ammonisce il sindaco.
“Non siamo neanche a metà. Bisogna andare avanti. È l’unica cosa che dobbiamo fare. Ma stavolta tutti insieme”.