Patierno: «Se vincessi l’Oscar e il Napoli fosse sconfitto dalla Juve non sarebbe un bel giorno»
Repubblica Napoli intervista il regista Napoletano: «Prossimi progetti? Un film su Malacqua e uno sula vita del tennista Roberto Palpacelli»

Repubblica Napoli intervista Francesco Patierno. Il regista napoletano ha firmato film meravigliosi, come “Pater Familias“, “Naples 44“, “Diva“, “Camorra”. Ma anche pellicole più commerciali, come quelle con Diego Abatantuono, “Cose dell’altro mondo” e “La gente che sta bene”. Al quotidiano racconta i suoi prossimi progetti, primo tra tutti una riduzione cinematografica del romanzo di Nicola Pugliese, Malacqua. Un progetto tutto napoletano, spiega, insieme al produttore Davide Azzolini, una coppia ormai consolidata nell’ambito cinematografico. Ma non solo.
«Altro libro di cui abbiamo acquistato i diritti è l’autobiografia del tennista Roberto Palpacelli. Quando aveva solo 15 anni, Adriano Panatta lo vide giocare e disse: questo è il più grande tennista del mondo. Peccato che alla sua giovanisima età Palpacelli si facesse già di alcol e di eroina: ha sprecato il suo talento, ma la sua è una grande storia. E poi c’è un progetto per la Rai: dodici puntate di una serie intitolata “La zona cieca”, protagonisti sono gli psicologi della polizia che curano gli agenti traumatizzati. È la categoria professionale in cui si verificano più suicidi: stress, depressione, violenza, problemi economici, eventi traumatici di vario tipo. Grandi storie: in America probabilmente ci avrebbero fatto di tutto, film e serie per decenni».
Patierno è anche pittore. Racconta che si tratta di una passione antica.
«Ho sempre disegnato, fin da bambino. Posso dire che è stato il mio primo talento. Sono di Posillipo, un figlio della borghesia. A diciott’anni mi sono iscritto ad Architettura, mi sono laureato e ho cominciato a disegnare vignette per qualche giornale. Poi ho mollato tutto e ho cominciato a fare cinema. Ma tre anni fa, in vacanza a Stromboli, ho sentito come una specie di richiamo. E un anno fa ho ripreso a dipingere: ho già avuto proposte per fare delle mostre all’estero, ma mi piacerebbe invece ricominciare da Napoli. La mia prima mostra sarebbe bello farla nella mia città».
Con le sue scelte ha spesso disorientato pubblico e critica, ma giura di non averlo fatto apposta.
«No, non c’è un progetto, in realtà: niente di pianificato, nessun calcolo. Ma sono molto curioso e vado dove mi porta la mia curiosità. Ogni volta devo trovare il meccanismo giusto per raccontare quella storia. Ed è ogni volta qualcosa di nuovo, almeno spero. Mi dicono che sono sfuggente, inclassificabile. Ma questa è la mia natura…».
Patierno racconta anche dei progetti che non è riuscito a realizzare, come la storia di Giuseppe Valerio Fioravanti, Giusva.
«La storia piaceva a tutti ma poi tutti me l’hanno sconsigliato, avrebbe dato fastidio sia alla destra che alla sinistra. Il ruolo di Fioravanti doveva andare a Giorgio Pasotti, da cui anzi è nata l’idea».
Non solo regista e scrittore (qualche anno fa ha pubblicato il romanzo “Il Giostraio”), anche tennista e soprattutto appassionato del Napoli.
«Il Napoli è la mia droga: quando posso lo seguo anche in trasferta, e ho iniziato a questo culto anche mio figlio che ha quattordici anni. È nato a Roma e ci ha sempre vissuto, ma adora Napoli e il Napoli. Come me, del resto: ho sempre pensato che se dovessi vincere l’Oscar e quello stesso giorno il Napoli dovesse essere sconfitto dalla Juventus, quello non sarebbe un bel giorno per me…».