In Liguria crolla un altro ponte (per fortuna senza vittime). E subito torna in mente il Morandi

Grazie a un vigilantes che è corso sbracciando ad avvertire gli altri automobilisti si è scongiurata una tragedia. La procura apre l'inchiesta. Danni economici enormi

in liguria crolla un altro ponte

Alle due del pomeriggio di ieri la Liguria ha tremato, di fronte alla notizia del crollo del ponte Madonna del Monte. E’ tornato alla mente a tutti il 14 agosto del 2018, quando a crollare fu il Ponte Morandi, portando con sé 43 vite innocenti.

Ieri una grande frana ha travolto i piloni del viadotto sulla A6, Savona-Torino, poi si è portata dietro una buona parte della carreggiata, creando un vuoto di trenta metri. Una voragine a un passo dalla quale, metro più metro meno, sono riuscite a fermarsi auto e pullman.

L’autostrada è stata chiusa in entrambe le direzioni per precauzione, i vigili del fuoco non hanno smesso di lavorare per accertarsi che sotto le macerie non fosse finito nessuno. Fino a ben oltre che il buio ha inghiottito tutto in un clima da allerta rossa.

Un testimone aveva raccontato di aver visto un’auto davanti a sé. Bisognava escludere con certezza la presenza di vittime e feriti. Sono intervenuti i cani, gli stessi che avevamo visto in azione sul Morandi.

L’eroe che ha fermato tutti gli altri

Come nel caso del Ponte Morandi non dimenticheremo mai l’immagine del camion Basko fermo sul ciglio del baratro e la voce di Davide Di Giorgio che per primo lanciò l’allarme gridando “Oddio, oddio santo, viene giù tutto” anche nel caso del Ponte della A6 c’è un uomo che resterà nella storia.

E’ Daniele Cassol, ritratto in foto con le braccia alzate in aria e il terrore negli occhi per qualcosa di inaudito che stava accadendo davanti a lui. E’ una guardia giurata di 56 anni. Repubblica oggi lo intervista.

“Ho visto sulla mia destra un Suv fermo sulla corsia di emergenza e un uomo che allargando le braccia mi faceva segno di fermarmi. Urlava, ho pensato a un problema alla macchina o un malore, così dalla corsia di sorpasso mi sono spostato a destra per cercare di fermarmi”.

Non si era accorto che la strada davanti a lui non c’era più.

“solo quando mi sono voltato per evitare di andare a sbattere, ho visto come un buco nero. Ho pensato: ma che sta succedendo? Ho inchiodato e sono riuscito a fermarmi una quarantina di metri prima. Avevo timore che arrivasse il pullman e mi tamponasse. Per fortuna sono sceso e l’ho visto arrivare in tempo. Ho allargato le braccia, ho fatto segno di fermarsi ed è andata bene. Comunque non so ancora come sono riuscito a fermarmi, sono salvo per miracolo”.

Daniele ha aspettato che tutti si fermassero, poi, visto che i cellulari erano tutti fuori uso, ha utilizzato quello di servizio per avvisare la questura. In attesa dei soccorritori, ha allontanato tutti e si è avvicinato al bordo del viadotto per controllare che sotto non ci fossero macchine cadute.

“Fa un certo effetto trovarsi in una situazione del genere. Il ponte non c’era più e ho avuto paura di fare la stessa fine di quella povera gente che è morta a Genova un anno fa”.

La Valbormida tagliata fuori

La Valbormida è isolata, non è raggiungibile da Savona. La strada provinciale è bloccata dalle frane che si sono abbattute sul territorio. Anche le strade più piccole non son percorribili per gli smottamenti. Non c’è alcuna alternativa per arrivare dall’altro lato.

I sopralluoghi hanno accertato che l’altra parte di carreggiata, che da Torino va verso Savona, è intatta. Forse sarà aperta con un senso unico alternato, ma non è una decisione prossima. Per ora resta chiusa.

Un danno economico notevole. Secondo quanto scrive Il Secolo XIX, 800 Tir al giorno dovranno percorrere una strada alternativa a causa del crollo, con 120 chilometri in più di media che ogni mezzo pesante dovrà affrontare. Si tratta soprattutto di tir che partono dai porti della Liguria e si muovono verso il Piemonte, trasportando container e merci varie.

Si apre l’inchiesta

Sul crollo di ieri si è aperta subito un’inchiesta giudiziaria. Il concessionario della Savona Torino, il Gruppo Gavio e anche Autofiori, hanno diramato un comunicato in cui si dichiara che il crollo è

«un evento franoso di eccezionali dimensioni»

Ma da quanto riporta il Secolo XIX, anche nel savonese è in corso un’indagine sulle condizioni dei ponti, parallela a quella del Morandi.

Le fonti del quotidiano genovese raccontano che l’obiettivo è quello di verificare che le valutazioni di sicurezza su di essi corrispondano all’effettivo stato dei ponti e non siano state falsate come accaduto a Genova.

Il procuratore capo di Savona Ubaldo Pelosi e il sostituto Marco Cirigliano indagano per crollo e disastro colposo. Innanzitutto occorrerà chiarire a chi appartiene l’area sovrastante la porzione di strada che ha ceduto, da dove è partita la frana; se c’era qualche rischio di cui si era già a conoscenza; se andavano fatti degli interventi preventivi per scongiurare il pericolo.

I Gavio escludono che quell’appezzamento appartenga a loro. Secondo le infiltrazioni provenienti dall’azienda, scrive Il Secolo, la proprietà è pubblica. Gli inquirenti cercheranno di capire meglio.

Non è la prima volta dell’A6

Non è la prima volta che i viadotti della A6 finiscono nel mirino. Nel 2016 successe al ponte Lodo, poi Autostrada dei Fiori aveva escluso il rischio. Ci fu un intervento di risanamento strutturale, dopo la tragedia del Morandi. Sul Ponte caduto ieri, invece, non c’erano lavori in corso.

La reazione dei parenti delle vittime del Morandi

A chi nel crollo del Morandi del 14 agosto 2018 ha perso familiari innocenti le immagini di ieri hanno fatto più male. A parlare, per conto loro, è Egle Possetti:

«È logico che quell’immagine a noi faccia male. Torna subito tutto in mente. Meno male che pare che non ci siano vittime, questa è la cosa più importante».

Nel crollo del viadotto sul Polcevera perse la sorella, il cognato e due nipoti.

Ora, vedendo le immagini in tv, pur considerando che il caso del savonese è molto diverso da quello del Morandi, la signora Possetti si chiede:

«è stato fatto tutto ciò che si doveva fare, o quando si viaggia ci si mette su una roulette russa? Si deve dare una risposta a questa domanda, per tutti i cittadini».

Correlate