Milan-Como a Perth è il disperato tentativo di rimanere competitivi. Solo la Premier viaggia in business class (Faz)
La Superlega nei fatti esiste già. C'è troppa disparità tra pochi club e tutti gli altri, la Champions la vincono sempre gli stessi. Il modello sportivo europeo non funziona, è evidente.

(From L) AC Milan's Italian defender #33 Davide Bartesaghi, AC Milan's Croatian midfielder #14 Luka Modric and AC Milan's American forward #11 Christian Pulisic react at the end of the Italian Serie A football match between Parma and AC Milan at the San Siro Stadium in Parma, northern Italy, on November 8, 2025. Parma and AC Milan equalised 2 - 2. (Photo by Piero CRUCIATTI / AFP)
Il Milan in esilio in Australia “è un disperato tentativo” di restare attaccati a quel treno in corsa miliardaria che è la Premier League. Lo scrive la Faz in una lunga analisi che trae spunto dalla possibile trasferta della Serie A Perth per trarne una visione più generale. Perché – scrive il giornale tedesco – “alcuni vedono questo come un potenziale grave sconvolgimento per il calcio europeo. Perth, in Australia, con i suoi circa due milioni di abitanti, è una delle metropoli più remote del mondo. È il luogo in cui il Milan giocherà la partita casalinga contro il Como 1907 il 7 o l’8 febbraio. La squadra è alla ricerca di nuovi spettatori e, forse, di sponsor. Questa è anche un’opportunità di marketing per il calcio italiano”.
Glenn Micallef, Commissario europeo per lo sport, ha scritto sulla Faz che ”in effetti, è in gioco nientemeno che il modello sportivo europeo”.
“Forse è un’esagerazione – continua la Faz – Potrebbe non essere così cruciale per il calcio europeo che il Milan giochi una partita a Perth il prossimo febbraio, anche se a quella partita ne seguissero altre. In ogni caso, però, il fatto che un club come il Milan giochi in una città come Perth la dice lunga. Perché rivela quale modello è già sotto pressione: i campionati calcistici europei”.
La Faz ripercorre la storia infinita della nascita della ricchissima Champions League fino alla minaccia della Superlega, assorbita di fatto dalla Champions stessa nel formato attuale extralarge. Ma “più attenzione attira il lustro scintillante dei superclub, più difficile diventa la vita per i campionati nazionali più piccoli. Cannibalizzazione, come la chiama il direttore generale di un campionato europeo più piccolo: i grandi campionati, soprattutto le competizioni internazionali, potrebbero divorare quelli più piccoli. E questo a quanto pare ora preoccupa anche coloro che sono stati a lungo considerati giganti. La Serie A, che ora cerca salvezza anche in Australia, negli anni ’90 era ciò che la Premier League è oggi: una calamita per i talenti calcistici di tutto il mondo. La Liga spagnola, che da tempo sta lavorando per una partita di campionato negli Stati Uniti, ha attirato metà dell’Europa calcistica, soprattutto negli anni 2010. Recentemente, tuttavia, il valore dei diritti tv nazionali è diminuito in entrambi i paesi. All’estero, la Serie A è ora vista come un campionato per veterani del calcio; il marketing internazionale della Spagna non può competere con il lustro della Premier League”.
“L’attuale vantaggio finanziario del campionato inglese sembra così sostanziale che alcuni iniziano a sentirsi a disagio. Gli altri si stanno innervosendo a causa della Premier. In Europa, si sente la cupa previsione che la Premier sarà presto così lontana che nessuno dei migliori giocatori del mondo giocherà più nel continente. O che gli inglesi acquisiranno i club di Monaco, Madrid e Barcellona e creeranno con loro una Super League inglese”.
“Gli spagnoli che guardano a Miami (poi la partita è saltata, ndr) e il Milan che dovrebbe giocare in Australia, sembra un disperato tentativo di recuperare terreno per non rimanere indietro. Molti altri campionati sono così da molto tempo. Nessun club olandese, portoghese o dell’Europa orientale ha oggi una possibilità realistica di vincere la Champions. Non è sempre stato così. Nei 20 anni che hanno preceduto l’inizio del millennio, 16 squadre provenienti da nove paesi diversi hanno vinto la competizione per club più prestigiosa d’Europa. Negli ultimi 20 anni, sono state dieci squadre provenienti da cinque paesi diversi”.
Secondo la Faz “il Commissario europeo Glenn Micallef ha ragione: quando un club come il Milan gioca fuori dall’Europa, le cose cambiano. Perché altri potrebbero seguire l’esempio e il calcio europeo potrebbe così espandersi ulteriormente a livello globale, lontano dalle comunità in cui i suoi club sono radicati. Ma più cruciale della questione su dove i club europei dovrebbero giocare in futuro, c’è un’altra questione per il futuro del sistema calcistico europeo: in quale tipo di competizione giocheranno. Trentasei anni fa, il Milan aveva già preso in considerazione l’idea di rompere gli schemi. Il presidente del club all’epoca era Silvio Berlusconi. E Berlusconi aveva sentito parlare dell’idea di una Superlega Europea,che avrebbe garantito al suo club più soldi, più partite e più possibilità di vincere il titolo europeo. Un campionato dei migliori, organizzato senza la federazione europea. Fu questa minaccia che alla fine spinse la Uefa a creare la Champions League”.










