La Serie A è il campionato dei braccetti, non degli esterni creativi. Non si segna nemmeno per sbaglio (L’Equipe)

Anche senza catenaccio, la fase difensiva resta la priorità. «È considerato una vergogna prendere gol su azione, con un avversario che dribbla due giocatori e trova la porta»

Milan

Cremonese's Italian forward #90 Federico Bonazzoli scores during the Italian Serie A football match between AC Milan and Cremonese at San Siro stadium in Milan, on August 23, 2025. (Photo by PIERO CRUCIATTI / AFP)

Con 2,27 gol a partita in questa stagione, la Serie A è il campionato meno prolifico tra i 15 principali campionati europei. Ne scrive L’Equipe in un articolo di Valentin Pauluzzi: la Serie A ha perso in cinque anni un gol a partita se ci riferiamo al primo quarto della stagione. Le cause? Un gioco che blocca sempre di più la creatività, spinge sulle fasce e gli attaccanti segnano solo su palle inattive.

I dati della serie A visti da L’Equipe

Durante la 7ª giornata di questo campionato, è stato addirittura stabilito il record negativo con 11 gol in 10 partite. Il recente picco dell’inizio degli anni 2020 è stato un’eccezione, probabilmente favorito dalle porte chiuse complete o parziali dell’epoca Covid, che aveva in particolare disinibito le squadre in trasferta. Il ritorno alla normalità è stato progressivo. Nella primavera del 2023, pochi mesi dopo il suo arrivo all’Udinese, Florian Thauvin dichiarava: «In Ligue 1, ho sempre avuto opportunità reali di poter segnare in ogni partita. Da quando sono arrivato, non ho ancora avuto occasioni nitide, solo situazioni». Sul piano tattico, l’egemonia della difesa a 3 ha agito come una cappa di piombo sulla Serie A.

L’apoteosi dei “braccetti”

Questo sistema valorizza i «braccetti» – i difensori sinistro e destro del trio difensivo -, gli esterni a tutta fascia e i centrocampisti di raccordo, ma marginalizza le ali creative. «Ci sono sempre meno giocatori che giocano palla al piede per creare pericolo. Non ci sono più dribblatori, ma piuttosto giocatori rapidi e potenti, alla Dumfries. È quasi percepito come una vergogna prendere gol su azione, con un avversario che dribbla due giocatori e trova la porta», analizza Stefano Ferré di Math & Sport, il partner data del Campionato italiano. All’Inter, Luis Henrique dovrebbe proprio fare concorrenza a Dumfries, ma l’ex marsigliese si ritrova spesso asfissiato da due giocatori ed è costretto a giocare all’indietro.

Molti tiri degli attaccanti ma tutti poco pericolosi

Se gli allenatori italiani o di formazione italiana non sono rimasti ancorati al catenaccio e continuano a studiare le evoluzioni del calcio, hanno sempre le stesse priorità: «L’attenzione alla fase difensiva diventa più una protezione dell’area di rigore, fatta per obbligare il gioco a passare sulle fasce o a tirare fuori dall’area», prosegue Ferré. «Ecco perché ci sono molti tiri, ma poco pericolosi, perché vengono effettuati da lontano. Il Milan ne è un bell’esempio: impedisce molto bene di entrare nella sua area. L’Atalanta ci è riuscita martedì (1-0 per Bergamo), dopo un lungo possesso orizzontale: Mario Pasalic ha forzato il suo passaggio per trovare Ademola Lookman, e abbiamo misurato questo passaggio a 65 km/h, è come se avesse sparato sul suo compagno di squadra».

Un solo attaccante tra gli 8 migliori marcatori

Tra gli 8 migliori marcatori della Serie A, si trova un solo centravanti: Federico Bonazzoli, della Cremonese. «Il loro livello medio si è sicuramente abbassato, perché numerose squadre investono sui centrocampisti piuttosto che sull’attaccante, che diventa una sorta di appoggio. Non è più colui che finalizza l’azione: deve fare molti più assist di prima. Jonathan David ha segnato un sacco di gol in Ligue 1 attaccando la profondità o anticipando il suo diretto avversario su cross rasoterra. Qui (alla Juventus), è costretto a giocare di sponda, il che ha provocato quell’incredibile errore contro la Lazio (un colpo di testa in piena area verso la propria porta che ha portato al gol romano)».

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