La Gazzetta esalta gli arbitri che dicono no al Var (casualmente così il Torino ha avuto un rigore che non c’era)
In linea teorica saremmo d'accordo ma elogiare Bonacina per l'assurdo rigore concesso al Toro (e non dire che si tratta di un errore clamoroso) suona leggermente sospetto

Cm Parma 02/11/2025 - campionato di calcio serie A / Parma-Bologna / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Kevin Bonacina
La Gazzetta esalta gli arbitri che dicono no al Var (casualmente così il Torino ha avuto un rigore che non c’era)
È solo un caso ovviamente che oggi sulla Gazzetta (che è di proprietà di Urbano Cairo presidente del Torino) venga pubblicato un elogio degli arbitri che finalmente dicono no al Var, si oppongono alla dittatura del Var. Che, peraltro, come principio ci vede del tutto concordi. Anche noi siamo per l’autonomia dell’arbitro dal Var. Si va a rivedere l’azione e vivaddio c’è qualcuno che si oppone alla voce di Lissone e decide con la propria testa. Ma – attenzione – suona sospetto che tra i due casi portati a esempio dalla Gazza di Cairo, uno sia quello relativo all’arbitro Bonacina che, guarda caso, ha assegnato al Torino un rigore fantascientifico che non stava né in cielo né in terra. Uno dei rigore più grotteschi degli ultimi anni. L’antitesi del gioco del calcio. Persino Rocchi in Open Var ha detto che non era mai rigore. Parliamo del calciatore del Como che ha lisciato un rinvio e poi si è visto il pallone rimbalzare del tutto casualmente sulla mano. Nessuno al mondo avrebbe fischiato quel rigore. Tranne, appunto, Bonacina. Che – non contento – ha mantenuto la sua decisione anche dopo la revisione al Var. Nell’articolo della Gazzetta non c’è il minimo accenno al fatto che il rigore non ci fosse, che si tratta di una decisione grottesca e al tempo stessa pericolosa. Zero. Elogiano l’autonomia e l’indipendenza dal Var. Peccato poi che il Como a fine partita ne abbia fatti cinque al Torino. Persino Bonacina si è dovuto arrendere.
Ecco cosa ha scritto la Gazzetta:
C’è qualcosa di nuovo oggi nel nostro calcio, anzi d’antico: decidono gli arbitri. Sono loro — alcuni di loro, per ora pochi, speriamo sempre di più — che stabiliscono cosa fischiare, ad esempio se un fallo è da rigore o meno. Direte: è sempre stato così. Mica vero: veniamo da stagioni — questa è la nona dall’introduzione della moviola in campo — nelle quali a fare le scelte più importanti è stato a tutti gli effetti il Var. Per salvare l’apparenza si richiama l’arbitro davanti al monitor e ufficialmente è lui a prendere e comunicare la decisione finale; in realtà non va mai contro i colleghi seduti a Lissone davanti ai monitor. Loro chiamano, l’arbitro guarda l’episodio — quando due volte, quando centodue — per arrivare a un verdetto scontato: avete ragione, ho sbagliato, cambio decisione. Questo è talmente vero che i tifosi dell’una e dell’altra fazione già esultano o si disperano se l’arbitro viene convocato a rivedere l’azione incriminata, perché sanno che modificherà la scelta fatta in campo. La tua squadra ha avuto un rigore a favore e l’arbitro va al Var? Lo cancella sicuro. E viceversa.
Però oggi c’è qualcosa di nuovo: c’è chi dice no. Finalmente. È successo due volte nelle ultime due giornate, forse non è un caso. Prima in Parma-Milan, quando Di Bello ha confermato davanti al monitor la decisione di concedere il rigore ai rossoneri per fallo di Ndiaye su Saelemaekers; poi in Torino-Como, e stavolta è stato Bonacina a non cancellare il rigore in favore dei granata per fallo di mano di Rodriguez. Da tempo aspettavamo segnali di questo tipo, perché ormai si aveva davvero la sensazione che il vero arbitro non fosse l’uomo che correva a San Siro oppure al Maradona, ma quello seduto a Lissone.










