C’era una volta la crisi del Napoli. Che vince anche in Champions e lotta su ogni pallone

Due a zero al Qarabag e sbaglia anche un rigore. Neres straripante, ottimo McTominay. Hojlund malaccio. Soprattutto, il Napoli è tornato squadra

Napoli

Napoli's Scottish midfielder #08 Scott McTominay celebrates scoring his team's second goal during the UEFA Champions League - league phase day 5 football match between Napoli and Qarabag at the Diego Armando Maradona stadium in Naples on November 25, 2025. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

C’era una volta la crisi del Napoli. Che vince anche in Champions e lotta come una provinciale

E alla fine i cori sono per Diego. Perché Maradona c’è sempre. E ogni volta che il Napoli gioca per ricordare Diego, vince. È successo anche contro il Qarabag che non è affatto la Cenerentola della Champions. Il Napoli è guarito. Ha vinto 2-0 e ha sbagliato anche un rigore. È tornato prepotentemente in corsa per i play-off. Il calcio è questo: una settimana fa, c’erano i forconi per strada, volevano processare e anche condannare Antonio Conte l’allenatore dello scudetto. Adesso, con due vittorie di fila, il Napoli si è rimesso in carreggiata sia in campionato che in Champions. E con una fila di infortunati che riempirebbe le panchine di un tempo. Il Napoli ne ha sette fuori. Tutti di peso: De Bruyne, Meret, Anguissa, Lukaku, Gutierrez, Spinazzola, Gilmour.

Il Napoli è guarito. La squadra è compatta. Gioca con attenzione, impegno, lotta su ogni pallone, sa soffrire. Neres e Lang sono stati confermati titolari e bene ha fatto Conte. Il brasiliano ha giocato una partita sontuosa, ha ricordato l’ala che fece furore nell’Ajax di ten Hag. Nel primo tempo ha sfiorato il gol con una rovesciata da album Panini. Bene anche Lang che possiamo definire abile e arruolato. Vai ragazzo, il peggio sembra essere passato. Poi, va da sé, conta il risultato non la prestazione. Ci stupiscono gli allenatori che ancora fanno finta di cadere dal pero. La prestazione senza il risultato è come una indimenticabile arringa dell’avvocato seguita da una condanna esemplare. E la partita è svoltata col primo gol – meritatissimo – di McTominay. Altrimenti sarebbero stati dolori.

Perché la narrazione calcistica puoi farcirla come vuoi. È un po’ come i panettoni artigianali. Trovi di tutto e di più: l’albicocca, il pistacchio, le castagne, le farine le più disparate. E ci fermiamo qua. Ma la narrazione, anche la migliore, la più suadente, è sempre una sovrastruttura. Per carità, frutta. Dà lavoro. Ciascuno infiocchetta la partita come preferisce. Ma sempre a rimorchio si va. E nel calcio la struttura, la base, sono sempre i gol. Se la butti dentro, vinci. Sennò, amen. Chi vince, festeggia. Chi pareggia, impreca. Parafrasando quel tale. E così, la partita del Napoli ovviamente è cambiata col gol. Sennò sarebbero stati dolori. Prima, il Napoli si è persino divorato un rigore calciato malissimo da Hojlund (brutta la sua partita e ormai è un po’ che sono bruttine le sue partite). Poi, per fortuna, il Qarabag su calcio d’angolo ha svirgolato nella propria area piccola, il portiere Kochalski (eroe della serata) ha fatto quel che ha potuto, ossia ha respinto sulla testa di McTominay che pian pianino l’ha adagiata in porta. Per la serie: gli incubi svaniscono al 66esimo. Subito dopo, è arrivato il raddoppio, ancora McTominay ma in realtà è stata una autorete. Scott meriterebbe un capitolo a parte. Un romanzo. Non bastano poche righe. In mezzo, la traversa roboante di Neres che ha provato un colpo alla Diego e per un niente non gli è riuscito.

Nel primo tempo, si è sentita l’assenza di De Bruyne che comunque manca, soprattutto in queste partite. Perché sono partite in cui un gesto fa la differenza.

Il Napoli è vivo, questa è la conclusione. È vivo sul campo, nella testa e nei risultati. E anche nella corsa Champions. Le vacanze di Conte sono la preistoria. Un ricordo lontano.

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