L’Italia annusi il primo spareggio del 26 marzo, è quello il nostro Mondiale

Abbiamo battuto avversari modesti. Non possiamo illuderci. All'eventuale spareggio del 31 marzo ci penseremo dopo. Non giochiamo un Mondiale dal 2014

Italia Gattuso

Dc Roma 19/06/2025 - presentazione Commissario Tecnico Nazionale di Calcio / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: Gianluigi Buffon-Rino Gattuso-Gabriele Gravina

L’Italia annusi il primo spareggio del 26 marzo, è quello il nostro Mondiale

I tifosi dell’Italia hanno già una data da cerchiare in rosso nel calendario 2026. È il ventisei marzo. Un giovedì. È quello il Mondiale dell’Italia, che nel giro di undici anni, quando si parla di Mondiale, è diventata Italietta. Non perché non si giochi più per strada, sesquipedale cazzata. Ma semplicemente perché a far sempre compromessi, pensando all’oggi, senza nemmeno la visione del giorno dopo, alla fine ci si ritrova nella merda. Dall’ultimo match mondiale contro l’Uruguay di Diego Godin (2014), sono passati cinque commissari tecnici (Gigi Di Biagio compreso), due qualificazioni mondiali mancate, un Europeo gemello a quello vinto dalla Grecia nel 2004, ed un altro Europeo che definire tragico è minimizzare. Il trentuno marzo ci sarebbe la finale del play off, ma il sorriso beffardo di Aleksandar Trajkovski, il nord-macedone giustiziere dell’Italia di Mancini quattro anni orsono, ci fa fare un passo alla volta. Per il momento l’unica certezza acquisita, con i tre punti contro Israele, è la partecipazione alle porticine di servizio per il mondiale. Su queste porticine l’Italia nelle ultime due occasioni ci è andata a sbattere malamente contro. E se contro la Svezia, ormai otto anni fa, ci disse parecchio male, tra sorteggio, pali tra andata e ritorno, il tutto sublimato dalla tragica considerazione di De Rossi al secondo di Ventura: dovemo vince, non dovemo pareggià, quando mancavano pochi minuti e lo spettro della mancata qualificazione era ben presente.

Da campioni d’Europa fu un vero e proprio suicidio assistito, che Marco Cappato scansate. Nelle ultime quattro partite del girone, furono tre i pareggi. Contro la Svizzera due volte e contro la Bulgaria a Firenze. Con i bulgari fu un tiro a segno che si concluse con la beffa finale del pari. Con i vicini neutrali d’oltralpe due rigori falliti da Jorginho: uno parato ed uno tirato alle stelle per troppa strizza. Il secondo rigore dell’italo-brasiliano segnò la fine dello stellone di Mancini e il punto di non ritorno della storia recente della Nazionale italiana. Si era su un piano inclinato dritti verso il naufragio, puntualmente verificatosi contro la Macedonia del Nord. Questi ultimi quattro anni sono stati caratterizzati dall’ottuso sostegno alla rielezione di Gravina, confermato con oltre il 98% dei consensi, dalla mediocrità personale di Mancini, e di Luciano Spalletti dimostratosi allenatore non di categoria. Il biennio spallettiano, senza tema di smentita, è stato fallimentare. Avventura nata sotto karma negativo. Con Spalletti che ci ha messo del suo per perdere la squadra, tra calcio relazionale e le supercazzole metafisiche sull’uso consapevole della playstation.

Italia, la scalata di Buffon alla Figc

L’avvento di Gennaro Gattuso, allenatore comunque mediocre, rientra nel progetto più ampio di Gigi Buffon di scalare la presidenza della Figc. Gattuso ha portato un po’ di sano realismo che in Italia è sempre merce molto rara visti gli ultimi avvenimenti. Certamente le tare gattusiane rimangono. Anche dopo la vittoria contro gli israeliani, ha utilizzato un suo evergreen: “annusare il pericolo”, che non è altro che un’incapacità del tecnico e del suo staff di “annusare” gli avversari in sede di analisi del match. I primi quaranta minuti contro Israele sono stati di pura sofferenza e paura di perdere. Atteggiamento che non lascia ben sperare per i play-off. Le avversarie saranno certamente più agguerrite di Israele ed Estonia. Gattuso, cui non sono state risparmiate critiche anche feroci in passato, ha capito sin da subito di dover passare per gli inferi degli spareggi dopo essere stati asfaltati dalla Norvegia che ha bollinato il fallimento di Spalletti. E da quella consapevolezza ha condotto il vascello azzurro verso un traguardo che non era scontato. Le differenze con il passato sono notevoli. Almeno si spera. Le avversarie del girone dell’Italia, Norvegia esclusa ça va sans dire, sono state modeste. La sensazione contro Israele è stata di gambe comunque leggermente tremanti. Donnarumma e la scarsa mira degli israeliani hanno consentito all’Italia di evitare lo psicodramma. Chiudere in vantaggio il primo tempo ha avuto un peso psicologico notevolissimo. Il giocare in costante pericolo di non farcela, in passato ha portato alle mancate partecipazioni ai Mondiali. Le parole del presidente della Federazione Israeliana: giocare in costante pericolo ci rende più orgogliosi e legati al nostro Paese (che fanno riferimento ad altre sofferenze) sono state illuminanti rispetto invece all’abitudine delle ultime Italie che giocando con il pericolo di non farcela ha sempre fallito.

Adesso il compito della Nazionale, di Buffon, Gattuso e Bonucci è quello di preparare i calciatori a un appuntamento che davvero è troppo importante per il calcio italiano. Si pensi solo al ventisei marzo. Al trentuno (data delle finali) ci si penserà se si sarà in grado di superare lo scoglio della semifinale. Quattro anni orsono fu un vero è proprio shock. Saltare di nuovo il mondiale cancellerebbe ancora più memoria a generazioni che hanno vissuto in assenza della sensazione di attesa e speranza che un Mondiale porta. Un momento di condivisione e ricordi che, se assenti, non costruiscono quella memoria condivisa che aiuta un minimo l’orgoglio nazionale, eccessivamente vilipeso, soprattutto a Napoli. Certamente sarebbe un premio. Non vi sarebbero velleità di vittoria. Ma arrivarci porterebbe velleità di vita ad un paese che vive una sfiducia nel futuro quasi quotidiana.

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