Lino Banfi: «Oronzo Canà ha rischiato di essere preso da De Laurentiis per il Napoli»
Al Cormezz: «Nella lettera di raccomandazione a Totò scrissero "È un bravo ragazzo, recita bene, non tocca i culi delle soubrette e non si perde nei congiuntivi e nei condizionali”».

Domani sera alle 21 al teatro Augusteo di Salerno Lino Banfi riceve il Premio alla carriera intitolato a Charlie Chaplin, il Corriere del Mezzogiorno lo ha intervistato oggi
Lei circa 60 anni fa fu raccomandato a Totò dal padrone dell’Ambra Iovinelli, il teatro in cui si esibiva come comico d’avanspettacolo.
«Sì, in effetti scoprii che Graziano Iovinelli era molto amico del Principe e sembra che una sera proprio Totò con Anna Magnani sia venuto a vedere, quasi di nascosto, lo spettacolo in cui c’ero pure io e che abbia detto a Iovinelli che ero bravo, che gli ero piaciuto. Io impietosii il padrone che alla fine decise di aiutarmi».
Inviò un biglietto a Totò in cui c’era scritto
«”Ciao Antò, questo ragazzo è fresco di studi, è un bravo ragazzo, recita bene, non tocca i culi delle soubrette (la frase che mi è rimasta più impressa) e non si perde nei congiuntivi e nei condizionali”».
Totò prende il biglietto e pensa di donarle dei soldi, come faceva di solito con tutti.
«Ma io li rifiutai perché Iovinelli mi aveva allertato: non accettare soldi perché Totò apprezza molto chi non accetta soldi».
La prima cosa che fece il Principe fu consigliargli di cambiare nome d’arte. Nacque Banfi.
«Ero in Sicilia con lo spettacolo e l’amministratore della compagnia, che faceva il maestro elementare, stava preparando i manifesti quando gli dissi che Lino Zaga era morto, che cambiavo nome. Però non sapevo quale. Allora lui per uscire dall’impasse aprì il registro di classe dei suoi alunni di quinta, e uscì fuori Aurelio Banfi. Suonava bene, e fu Lino Banfi».
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Incontrò altre volte Antonio de Curtis?
«Dopo un paio d’anni quando purtroppo era quasi del tutto cieco, al Festival dell’avanspettacolo al Sistina. Ero con la compagnia di Beniamino Maggio che vinse il primo premio. Alla fine tutti i premiati furono schierati sul palcoscenico: c’erano Sophia Loren, Totò, Aldo Fabrizi, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi e Nino Manfredi… io feci in modo di capitare vicino a Totò in modo da finire nella foto con lui».
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Oronzo Canà, «L’allenatore nel pallone», è con nonno Libero il suo personaggio più amato…
«Nonno Libero non tornerà più, abbiamo tentato con Giulio Scarpati e Milena Vukotic di fare l’ultima serie di «Un medico in famiglia», anche solo due o tre puntate per salutare il pubblico ma i dirigenti Rai non hanno voluto, resta il bel ricordo delle undici serie… Oronzo Canà ha rischiato di essere preso da De Laurentiis per il Napoli. Mi permetto di scherzare con Aurelio perché siamo molto amici e lo conosco da quando era ragazzo».