Il Napoli deve aprire un ciclo? In realtà lo ha aperto da tempo

Il Napoli è cresciuto in campo e soprattutto fuori, nei conti, nella struttura dirigenziale. Una crescita progressiva, costante. Bisogna migliorare in Europa

Napoli De Laurentiis

Mg Napoli 23/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Il Napoli deve aprire un ciclo? In realtà lo ha aperto da tempo

Due scudetti, tre secondi posti, due terzi, poi un quinto, un settimo e un decimo posto. Questi sono i piazzamenti del Napoli in campionato nelle ultime 10 stagioni. Chi oggi parla di aprire un ciclo dovrebbe tenere conto di questi risultati. Perché c’è un solo club che in questo periodo di tempo ha chiuso più volte un campionato davanti al Napoli in classifica: la Juve a cui abbiamo dovuto guardare le spalle sette volte (ma una sola negli ultimi 4 campionati). Provano a giocarsi il ruolo di coprotagoniste l’Inter e il Milan, ma nelle ultime 10 stagioni sono finite davanti 4 volte. La tanto osannata Atalanta ha chiuso davanti al Napoli 3 volte, come la Roma, la Lazio solo 2.

Insomma, se in un periodo di tempo statisticamente piuttosto lungo tutte le big del calcio italiano hanno fatto una fatica enorme per starci davanti significa che un ciclo da protagonista è in corso da lunghissimo tempo. Anche perché se si allarga il discorso alle ultime 15 stagioni solo la Juve allunga la striscia di piazzamenti in una posizione migliore. In quel quinquennio, dalla stagione 2010-2011 a quella 2014-2015 il Napoli aveva raccolto un secondo, due terzi e due quinti posti cominciando a porre le basi per il passaggio da sorpresa a società di vertice in pianta stabile del calcio italiano. Meno della Juve, sicuramente, capace di vincere 9 scudetti consecutivi, ma più di Milan e Inter che nelle ultime 15 stagioni sono arrivate davanti al Napoli in classifica solo 6 volte i rossoneri e 5 i nerazzurri.

A tutto questo va aggiunta una solidità economica e finanziaria che non ha eguali nella massima serie e che ha portato la società a poter disporre per il prossimo mercato di una cifra monstre, tra 150 e 200 milioni di euro, che dovrebbe servire al Napoli per due obiettivi.

Il primo è il passaggio da ciclo da protagonista a ciclo vincente. Due scudetti negli ultimi tre anni sono un risultato straordinario per una società che nei precedenti 96 anni di storia ne aveva vinti solo altri due e soltanto grazie alla presenza di Maradona.

Il secondo è una presenza più importante nel calcio europeo. Nei 15 anni presi in considerazione i risultati in Europa sono stati meno incisivi rispetto al reale valore della squadra. Solo un quarto di Champions e una semifinale di Europa League sono davvero un bottino risicato che va decisamente migliorato. Il Napoli deve essere protagonista anche nelle competizioni europee.

È evidente che rispetto al passato complessivo della storia del club, questi numeri ci dicono che il Napoli sta attraversando il momento migliore della sua storia. La gestione di Aurelio De Laurentiis ha consentito di fare passi avanti che hanno portato la società a essere stabilmente una big del calcio italiano, più di tante altre che hanno visto esaurire il proprio ciclo, come la Juve che sta passando attraverso una difficile fase di ristrutturazione societaria e che da ormai 4 anni fa fatica sia in Europa che in campionato.

Va detto che, forse, De Laurentiis in un paio di circostanze avrebbe dovuto avere più coraggio e, ad esempio, quando il Napoli è stato campione d’inverno avrebbe dovuto rafforzare la rosa nel mercato di gennaio. Non lo fece nelle stagioni 2015-2016 e 2017-2018 e alla fine perse il campionato, non lo ha fatto due anni fa, e probabilmente è stata l’unica volta in cui non ce n’era bisogno. E non lo ha fatto neanche quest’anno, anzi, ha addirittura ceduto il giocatore più forte della rosa, Kvaratskhelia. Ed è stata l’unica volta in cui è andata bene.

La consapevolezza della propria nuova grandezza è passata proprio attraverso un processo di crescita, tecnico, finanziario e societario lento e progressivo. Il consolidamento di ogni step è stata la priorità prima di provare a raggiungere lo step successivo (con l’eccezione della illogica stagione scorsa). Ed è passato innanzi tutto attraverso il potenziamento costante della stabilità dei conti e dell’aumento del fatturato, ma anche della struttura societaria. Oggi De Laurentiis non è più il padre padrone, uno per tutti il ruolo di Oriali, una figura che era sempre mancata nei 20 anni passati, ma anche di un allenatore manager come Conte che si occupa in prima persona di calcio mercato e di gestione, non solo tecnica, della rosa.

Poi i tifosi, che hanno avuto un ruolo essenziale nella crescita della società. Quando le immagini della festa scudetto mettono insieme la marea azzurra e uno dei luoghi più iconici del pianeta come il lungomare di Napoli, a trarre vantaggio è tutta la città, il turismo, l’economia, l’indotto: un chiaro esempio di come il calcio può trainare tutto, approfittando anche della connessione fortissima tra squadra e città. E questo non avviene per caso: Napoli è l’unica grande città europea ad avere una sola squadra da tifare. E che non si parli di riscatto. Quello aveva un senso quando si vincevano gli scudetti con Maradona. Oggi la città è una grande capitale europea che accompagna le gesta della sua squadra con una consapevolezza diversa rispetto ai tempi di Diego che ebbe il merito di intuire, forse inconsapevolmente, che a Napoli serviva un grande leader capace di risvegliare l’orgoglio identitario sopito. Aver avuto il giocatore più forte di tutti i tempi alla testa della rinascita della città è stato uno dei motori che ha spinto la gente, la società, le istituzioni ad arrivare ai risultati di oggi, in tutti i campi.

Se si torna al “pallone” c’è ancora qualche passaggio obbligato per chiudere il cerchio: serve un centro sportivo importante, e pare che su questo finalmente la società si stia muovendo, insieme con un settore giovanile di avanguardia. Non capire che un investimento sulla “cantera” può essere funzionale al progetto di grande club è l’unica visione ancora miope del Napoli attuale.

Infine c’è la questione stadio, ma anche su questo si attendono buone notizie dalle istituzioni: il decreto Sport, che dovrebbe essere varato dal Governo nelle prossime settimane potrebbe contenere elementi essenziali per sbloccare anche il rinnovamento del Maradona.

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