Arbitri, Zappi: «Da ora saranno pubblici ufficiali, ma la violenza è un problema culturale»

Al Messaggero: «Vogliamo sviluppare tutte le tecnologie per evitare aggressioni e contrastare la violenza. Organizzeremo corsi a tutela dei ragazzi».

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Db Milano 30/01/2011 - campionato di calcio serie A / Inter-Palermo / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: logo Associazione Italiana Arbitri

Il presidente dell’Aia (Associazione italiana arbitri), Antonio Zappi, ha parlato in un’intervista a Il Messaggero in seguito al decreto che equipara i direttori di gara ai pubblici ufficiali.

Zappi: «Gli arbitri saranno pubblici ufficiali, speriamo si parli presto solo delle decisioni positive in partita»

Che emozione ha provato dopo il decreto?

«Felicità e soddisfazione. Un momento storico che speriamo serva realmente anche se non ci facciamo illusioni. La repressione è sicuramente un fattore importante, ma non c’è nessuna legge che modifica la cultura della violenza. Quindi la nostra battaglia continuerà. Bisogna cambiare il modo di pensare. Era un punto fermo del mio programma. E chi si approccia a una carica come la mia deve per forza mettere al primo posto il contrasto all’odioso fenomeno della violenza; dannoso non solo per chi scende in campo ad arbitrare, ma per tutta la comunità».

Il prossimo passo quale sarà?

«Rimanendo in tema prevenzione, organizzeremo dei corsi e progetti formativi insieme alle componenti federali per la tutela dei ragazzi».

Si parla di bodycam sulla divisa degli arbitri per cercare di prevenire o limitare la violenza…

«Ho partecipato a un symposium con la Uefa. Vogliamo sviluppare tutte le tecnologie che servono e che in Inghilterra hanno dato i primi risultati, per evitare aggressioni e dare ancora maggior sicurezza».

Il suo mandato inizia dunque in discesa. Ma adesso quale sarà il prossimo step da raggiungere?

«Rimettere al centro dell’associazione arbitrale le eccellenze tecniche e la loro qualità. Magari un giorno si parlerà degli arbitri solamente per le decisioni positive che prendono in poco tempo dentro una partita, e magari meno degli errori che fanno. Ce ne saranno ancora, ma il target è quello di cambiare rotta».

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