Non è mai stato toalmente adorato perché “la sua brillantezza è troppo spesso vista come un’arma che spegne la vita di una partita piuttosto che arricchirla”

Dopo aver battuto Rune a Wimbledon, Novak Djokovic si è lasciato andare ad un lungo sfogo contro il pubblico che secondo lui gli era andato contro con i suoi cori.
Chris Bascombe sul Telegraph prova a spiegare il motivo dello sfogo.
“L’irritazione del sette volte campione si è acuita man mano che la vittoria per 6-3, 6-4, 6-2 si avvicinava, quando ha interpretato i prolungati cori per Rune come fischi per il suo dominio.
Non si può fare a meno di credere che questo abbia più a che fare con due decenni di scarso apprezzamento a SW19 (ndr Wimbledon) che con le due ore di ieri sera.
Sei giorni prima, Djokovic si era trovato sullo stesso campo a vedere l’amore concesso a Andy Murray. Roger Federer e Rafael Nadal sono stati venerati allo stesso modo. Carlos Alcaraz è il nuovo beniamino”.
La brillantezza di Djokovic è vista come un’arma che spegne le partite
Djokovic viene apprezzato a Wimbledon, ma spesso il suo dominio irrita il pubblico. “Con tutta la sua maestosità, Djokovic rimane più apprezzato che adorato a Wimbledon, e la sua brillantezza è troppo spesso vista come un’arma che spegne la vita di una partita piuttosto che arricchirla”.
Per Bascombe “questo è decisamente ingiusto, vista la sua fermezza nei momenti cruciali, ma ogni rivalità ha bisogno di un favorito e Djokovic continua a trovarsi dalla parte sbagliata di questa particolare rete. Non che non abbia contribuito a questo stato di cose, dando spesso l’impressione di godere del ruolo di antieroe. Questo aspetto è stato sicuramente messo in evidenza nella sua esuberante intervista in campo. A Djokovic si può perdonare di essersi chiesto che cosa debba fare ancora per accelerare i battiti co,e hanno fatto i supo coetanei e rivali”.