Mattarella: «l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli»
Il Quirinale dopo le violenze di Pisa: «I manganelli con i ragazzi sono un fallimento». Una ragazza: «il poliziotto rideva mentre mi picchiava»
Roma 04/09/2019 - consultazioni Quirinale / foto Samantha Zucchi/Insidefoto/Image
nella foto: Sergio Mattarella
Mattarella: «l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli».
“I manganelli con i ragazzi esprimono un fallimento”. Così Sergio Mattarella in una telefonata a Matteo Piantedosi esprime il proprio disappunto sulle azioni violente della polizia a Pisa. “Il presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Lo si legge in una nota dell’ufficio stampa del Quirinale.
Oggi è intervenuto Mattarella.
Stamattina a Repubblica la testimonianza di un docente.
«È stata una mattanza. I miei studenti tremavano come foglie, sono stati colpiti a manganellate alla schiena, sulle mani, in testa. Una giornata vergognosa per chi ha gestito l’ordine pubblico a Pisa».
Lorenzo Carletti è uno dei docenti che dopo le cariche della polizia su un gruppo di studenti davanti al liceo Russoli, dove si svolgeva un corteo pro Palestina, ha scritto una lettera di denuncia sull’ accaduto.
Lei era al corteo, cosa ha visto?
«Mi ci sono trovato, l’ingresso della nostra scuola è proprio dove hanno caricato i ragazzi. Li hanno bloccati mentre da piazza Dante si spostavano per fare assemblea al Polo San Rossore, passando da piazza dei Cavalieri. Ma al termine di via san Frediano c’erano un camioncino della polizia e gli agenti in assetto antisommossa».
Cosa è successo?
«Hanno manganellato violentemente i ragazzi senza dire nulla. Ero con delle colleghe e ho visto la prima carica ai nostri alunni. È successo tutto velocemente. Parliamo di studenti medi, ragazzini, e moltissimi studenti della nostra scuola. Con altre colleghe ho provato a portarli via, ho pensato che non si sarebbemessa molto bene. Sono entrato nel bar e ho sentito una mia studentessa urlare “Prof!”, aveva la mano rotta da una manganellata, tremava come una foglia. Ha 16 anni, è fragile e dolcissima. Mi ha detto: “Prof, il poliziotto rideva mentre mi picchiava”. Uno studente disabile è stato travolto inuna delle tre cariche. È inaudito. Sono tornato a casa sconvolto: una studentessa con la testa rotta, un’altra, bravissima, presa a manganellate sulla schiena».
Cosa ha fatto?
«Non ci ho più visto, sono corso dai poliziotti chiedendo: “Cosa state facendo?”. La cosa che ci ha impressionato è che alle spalle degli studenti c’erano altri agenti in assetto antisommossa a creare un imbuto. Mi sono spaventato enormemente. Coi miei colleghi abbiamo fatto entrare i ragazzi a scuola da una porticina laterale. Con la preside abbiamo firmato un documento sul sito della scuola. Abbiamo chiamato le famiglie. C’è stata una polemica con alcuni genitori che hanno chiesto alla preside perché non ha aperto i cancelli: la polizia sarebbe entrata nell’atrio creando un putiferio».
Lei ha partecipato al presidio di sera in piazza dei Cavalieri, perché?
«Il questore si deve dimettere, se non lo fa è una vergogna, di fronte a tutti questi ragazzi minorenni. In città questa cosa ha avuto un’eco incredibile. Siamo arrabbiatissimi».
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