Dopo il 5-1 nel derby, il milanista non si è attenuto al protocollo del nulla. Apriti cielo. È stato pure costretto a una mezza marcia indietro

Il povero Pioli processato per non aver voluto chiedere scusa ai tifosi 14 anni dopo Maldini.
In Italia succede molto spesso, se non sempre. Conferenza stampa di un allenatore di calcio, e arriva la domanda: “cosa prometti ai tifosi?”, “quanto è importante il pubblico per voi?”, “è più facile giocare con questa straordinaria carica sugli spalti?” e via dicendo di banalità in banalità. Ovviamente, se non vuole inciampare in polemiche, il malcapitato di turno deve azionare il pilota automatico e regalare quelle splendide frasi fatte intrise di nulla frullate col niente, cui aggiungeremmo la dadolata di ipocrisia.
Poi succede che perdi il derby 5-1, com’è successo a Stefano Pioli, evidentemente ti girano, va in conferenza stampa e non ti trattieni. E così alla classica domanda: “Si sente di chiedere scusa ai tifosi?” Pioli non ha avuto la prontezza di offrire quelle sette frasi infarcite di miele appiccicatticio e la lingua gli è partita:
“Non sono d’accordo nel chiedere scusa ai tifosi. Secondo te volevamo prendere cinque gol dall’Inter e perdere il derby? Siamo dispiaciuti. Bisogna chiedere scusa quando fai volutamente qualcosa. Abbiamo perso cinque derby e cercheremo di fare meglio”.
Frase di assoluto buon senso. Che andrebbe scolpita nel cielo. Anche per provare a spiegare che nel calcio, come nello sport, si vince e si perde. Non si chiede scusa perché si perde. Si stringe la mano all’avversario e si analizzano le cause della sconfitta. Come spiegò – tra gli altri – la stella Nba Giannis Antetokounmpo:
Al giornalista che gli chiedeva se la stagione era stata un fallimento, ha risposto “Mi hai chiesto la stessa cosa l’anno scorso. Ma tu ottieni una promozione ogni anno? E quando non la ottieni, il tuo anno è un fallimento? Sì o no? No. Ogni anno lavori per arrivare a un obiettivo: che sia una promozione, prenderti cura della tua famiglia, prendere una casa, qualcosa. Non si parla di fallimento, ma di fare dei passi verso il successo”.”Michael Jordan ha giocato 16 stagioni nella Nba, ha vinto 6 volte: le altre 9 sono state un fallimento? No” ha detto ancora Antetokounmpo “Non esiste fallimento nello sport. Ci sono giorni buoni e giorni meno buoni. In alcuni sei in grado di ottenere il successo, in altri no. Qualche volta è il tuo turno, altre volte no. Questo è lo sport: non devi sempre vincere, vincono anche gli altri. E quest’anno vincerà qualcun altro”.
Tra l’altro la risposta di Pioli è un chiaro richiamo a un momento di storia del Milan, ossia all’incontro-scontro in aeroporto a Istanbul tra i milanisti del Milan e Paolo Maldini all’indomani della finale di Champions clamorosamente perduta contro il Liverpool dopo aver chiuso il primo tempo in vantaggio di tre gol.
Episodio che Maldini raccontò così:
Il tifoso milanista mi disse “Vergognati, devi chiedere scusa”. Sono andato davanti a questo tifoso. Come capitano non potevo accettarlo. Non potevo accettare che un ragazzino di 22 anni – io giocavo da 20 anni al Milan – dopo una partita del genere, mi dicesse qualcosa. Solo io sono andato a ‘parlare’, per modo di dire. Non ero solo, ma sono andato solo io. Mi sentivo toccato. Io ho avuto quei 7-8 secondi in cui ho reagito d’istinto. C’era anche la mia famiglia con me.
Scena mai dimenticata, tant’è vero che il giorno dell’addio la Curva lo contestò (anche se loro negano che fosse una contestazione) ed espose i seguenti due striscioni
“GRAZIE CAPITANO: SUL CAMPO CAMPIONE INFINITO
MA HAI MANCATO DI RISPETTO A CHI TI HA ARRICCHITO”,
“PER I TUOI 25 ANNI DI GLORIOSA CARRIERA SENTITI RINGRAZIAMENTI
DA COLORO CHE HAI DEFINITO MERCENARI E PEZZENTI”.
Cui Maldini rispose col dito medio e la frase: «Sono orgoglioso di non essere uno di loro».
Curva che anche questa volta si è fatta sentire. Con un comunicato, come se fosse un partito politico (in realtà lo è). Poche righe, come al solito scritte in italiano approssimativo.
“Il valore delle parole è direttamente proporzionale al valore di chi le pronuncia. A te caro Milan non è questione di perdere derby ma il come li si perdono! Ancora una volta nello stesso identico modo. E probabilmente due domande di come si prepara sta partita qualcuno se le deve fare!”.
Volete sapere com’è finita? Qualcuno in società avrà chiamato il povero Pioli che oggi ha fatto una mezza marcia indietro salvando la faccia nel senso che non ha pronunciato la parola scusa ma finalmente ha mostrato il volto da cane bastonato che appaga tanto i tifosi.
“Sento il peso degli insuccessi nei derby, in questo senso ho una pagella nettamente insufficiente e non avete idea di quanto mi pesi questa situazione: se potessi andare da ogni singolo tifoso a dirglielo, lo farei. Comunque nei rapporti d’amore e d’affetto contano i fatti e gli atteggiamenti, più delle parole. Con i tifosi sono in debito, l’anno scorso quando giocavamo veramente male ci hanno sempre sostenuto. E sono in debito anche perché sono l’allenatore che ha perso più derby in un anno”.
Pioli se l’è cavata dignitosamente. Fino alla prossima domanda del giornalista di turno: “Cosa vuoi dire ai tifosi?”.