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Il Napoli di Garcia non c’entra quasi niente con quello di Spalletti, la fame di Osimhen è la stessa

Vittoria 3-1 in casa del Frosinone dopo un inizio difficile. Gioco meno Lobotka-dipendente e più verticale. Cajuste spaesato, più quadrati con Anguissa

Il Napoli di Garcia non c’entra quasi niente con quello di Spalletti, la fame di Osimhen è la stessa
Napoli's French coach Rudi Garcia gives instructions to Napoli's Nigerian forward #09 Victor Osimhen at half-time during the Italian Serie A football match Frosinone vs Napoli at the Benito Stirpe stadium in Frosinone, on August 19, 2023. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)

Il Napoli ha vinto 3-1 a Frosinone. Garcia ha superato il primo esame. Ha portato a casa i tre punti e ha mostrato idee di gioco significativamente diverse da quelle di Spalletti. Ha avuto coraggio nel far giocare il neoacquisto Cajuste dal primo minuto, anche se l’esperimento non è riuscito (rigore provocato in avvio, ammonizione e la sensazione di essere un pesce fuor d’acqua). Ha visto con gioia che a Osimhen la fame non è passata: da solo il nigeriano è bastato per battere i neopromossi. Raspadori andrà rivisto con avversari più consistenti. Bene quando le maglie dei ciociari si sono allargate. Il Napoli ha confermato di essere una squadra verticale, straripante quando parte in contropiede. Kvaratskhelia in questo assetto può fare sfracelli.

Il Napoli è talmente forte che non sarebbe mai riuscito a non battere l’audace (per non dire incosciente) Frosinone di Di Francesco. Ha avuto un po’ di paura in avvio ma poi si è via via sciolto, ha pareggiato con Politano e poi è andato in vantaggio nel finale del primo tempo con un gran destro di Osimhen. Meglio nel secondo tempo, con Anguissa al posto di Cajuste, anche se gli azzurri hanno sprecato troppo nonostante il terzo gol di Osimhen (doppietta per lui). Per il Frosinone un palo su punizione.

Per capire la differenza rispetto alla scorsa stagione, basta dare uno sguardo ai palloni toccati da Lobotka per avere la conferma che i punti di contatto tra Spalletti e il francese sono pochini, come peraltro il tecnico ha cercato di dire per tutta l’estate. Nel primo tempo lo slovacco ne ha giocati 30, Rrahmani 51. Tra i due anche Juan Jesus e Di Lorenzo. I numeri del regista sono un po’ cresciuti nel corso della partita. Alla fine 68 tocchi per lui, come Juan Jesus, 84 per il kosovaro. Tanto per capire l’andazzo, pronti via la squadra di Garcia è si affidata a due lanci lunghi di Rrahmani. Non è necessariamente un male, per noi decisamente no, basta non presentare il tecnico ex Roma come un prosecutore del lavoro svolto dal ct della Nazionale.

La partita poteva mettersi anche male, visto che al sesto minuto il Napoli era già sotto a causa di un rigore provocato da un calcione in area dello svedese Cajuste lanciato a sorpresa tra i titolari. Tutto sommato, dopo lo svantaggio il Napoli non ha sbandato nonostante qualche affondo del Frosinone. Anche perché il divario tra le due squadre era ed è enorme, diciamo anche un paio di categorie. A ogni accelerazione, il Napoli si è reso pericoloso. Ha prima pareggiato con Politano. Poi si è visto annullare per fuorigioco il primo vantaggio di Raspadori e infine il gol buono l’ha segnato Osimhen con una fucilata di destro. A fine primo tempo Napoli 2 Frosinone 1.

Il resto – terzo gol a parte – è stata l’occasione per mettere gamba. L’impressione è che il Napoli sia una squadra ancora più europea. Quando strappa, può fare molto male. Deve trovare altri equilibri e acquisire sicurezza in fase difensiva. L’attacco ciociaro non è certo un test attendibile. Garcia si è beccato il primo giallo per proteste su un probabile rigore su Zielinski. Ma, come diceva Nick Carter, tutto è bene quel che finisce bene. E l’ultimo chiuda la porta.

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