I 60 anni di Antonella Elia: «Corrado mi disse: “Continui a fare la scema che sarà il suo successo”»
A Repubblica: «Nascondo un’enorme malinconia, una voragine di dolore e solitudine. Sono inadeguata, odio fare pena»
Mc Roma 27/06/2023 - premiere film ‘Lo sposo indeciso’ / foto Mario Cartelli/Image
nella foto: Antonella Elia
Antonella Elia intervistata da Repubblica per i suoi 60 anni.
«Ho perso mia mamma da piccolissima, papà è morto in un incidente quando avevo quattordici anni, avrebbe voluto che studiassi Giurisprudenza. E comunque anche il liceo lo ha scelto lui, perché io amavo disegnare, volevo frequentare l’Artistico. Sognavo di diventare Ginger Rogers. Papà non mi ha mandato a scuola di danza, facevo nuoto e ginnastica artistica. E poi ho frequentato la scuola di recitazione del Teatro della Tosse e ho capito che dovevo andare a Roma».
Corrado la scelse per “Lacorrida”. Cosa lo colpì?
«Al provino scoppiò a ridere. Corrado era un essere umano con valori profondi, affettuoso, ci davamo del lei è diventato un punto di riferimento nella mia vita. Non avevo nessuno, mi accompagnava anche dal dottore. Era un papà».
Mike si arrabbiò davvero con lei per la pelliccia?
«Eccome. Anche lui è stato una figura paterna, quando applaudii la signora che aveva rifiutato la pelliccia fu un gesto spontaneo. Mike mi asfaltò: anche se sei animalista, lo sponsor è sacro. Me ne disse di tutti i colori e mi misi a piangere. Poi mi abbracciò: “Non fare così solo perché ti ho detto che sei rincoglionita”».
Allora: lei fa l’oca e poi si è trovata comoda nel ruolo? Spieghi.
«Io c’ero: stordita svampita oca distratta. Alla fine mi fa gioco, mi trovo bene a fare la scema, sono fuori dal mondo, il mio è “il favoloso mondo di Antonellie”. Corrado mi disse: “Continui a fare la scema che sarà il suo successo”».
Ma questo nasconde altro.
«Un’enorme malinconia, una voragine di dolore e solitudine. Sono inadeguata, c’è un mondo che non voglio esternare e magari esce fuori in un’intervista. Odio fare pena».
Il maestro pizzaiolo al Corsera: «A Las Vegas, dopo una lezione, ho servito uno spicchio di margherita sbagliata): l’hanno pagata 270 euro a testa, in 300. In Canada una degustazione di sette spicchi delle mie pizze è costata mille dollari a persona».
A La Stampa: «Il mondo cattolico ha molto amato le mie canzoni. L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi, mi onora della sua amicizia. È venuto a trovarmi fin quassù, a casa mia, diverse volte».
Al Cormezz: «Nella lettera di raccomandazione a Totò scrissero "È un bravo ragazzo, recita bene, non tocca i culi delle soubrette e non si perde nei congiuntivi e nei condizionali”».
In chiusura la vendita del quotidiano La Stampa che non sarà più torinese. Per Repubblica è in trattativa col gruppo greco ANT1 controllato dalla famiglia di armatori Kyriakou
Dialogo tra Fabri Fibra e Guccini. Fabi gli chiede «ti facevi le canne?» e Guccini «Ci sono due generazioni, si diceva: quella della marijuana e quella dell’alcol. Io appartenevo alla seconda»
A Sette: «Ho viaggiato in macchina con lui sino alla metropolitana di Richmond. l parchimetro lui dice: “Porca miseria, non ho coin”. Glieli ho dati io, però non gli ho mai detto che glieli regalavo»
di Giulia Supino - Scriveva articoli lucidi e documentati sul rapporto tra politica, malaffare e criminalità organizzata. Non faceva proclami: faceva nomi. Fu ucciso dalla camorra
A La Stampa: «In Sardegna a casa di Villaggio si sparse la voce che non avevo compiuto la transizione, fui supplicata da Paolo di fare uno spogliarello: c’erano Bianca Jagger, Bulgari, Florinda Bolkan, io ero schiva e selvatica, ma non nel mostrare il mio corpo, e lo feci»
Al Corsera: «Ho consolato mio padre quando nessuno lo voleva più. Fa male vedere che le persone cambiano marciapiede se ti incontrano. E io ero solo un ragazzino»
«Non ero certo che papà e mamma l’avessero fatto nel 1945, quando sono nato, così qualche anno fa, mi sono battezzato, ho rifatto anche la prima comunione e la cresima»