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Caso Hamraoui, la polizia: «gli indizi portano alla Diallo per un ragionamento deduttivo matematico»

Su L’Equipe il rapporto della Brigata Repressione Banditismo: «il caso Abidal è stato una cortina fumogena, uno specchio per le allodole».

Caso Hamraoui, la polizia: «gli indizi portano alla Diallo per un ragionamento deduttivo matematico»
Db Monza 24/03/2021 - Champions League femminile / Barcellona-Manchester City / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Kheira Hamraoui

L’Equipe dà degli aggiornamenti sul caso Hamraoui pubblicando le rivelazioni dell’ultimo rapporto della polizia, che insiste sugli indizi che pesano contro Aminata Diallo.

La Diallo ha sempre battuto sul tasto dell’assenza di prove che la collegano all’aggressione della sua compagna di squadra, Kheira Hamraoui, la sera del 4 novembre 2021. Ma gli investigatori della Brigata di Repressione del Banditismo del Dipartimento di Polizia di Versailles ritengono che gli indizi che la incriminano «procedono da un ragionamento deduttivo quasi matematico». L’Equipe spiega che “ci sono conversazioni vendicative e violente tenute dalla centrocampista del Psg contro la sua collega, registrate da intercettazioni telefoniche, e che costituiscono un motivo perfetto, per la polizia“.

Gli investigatori ritengono di aver «identificato l’intero commando» coinvolto nell’assalto a Kheira Hamraoui la sera del 4 novembre 2021: cinque delinquenti «di medie dimensioni», dicono, tutti di Villeneuve-Saint-Georges, nella Val de Marne.

“I cinque giovani coinvolti hanno tutti affermato in custodia della polizia o durante il loro primo interrogatorio di aver agito per conto di un misterioso ordinante, di cui non hanno voluto rivelare l’identità – alcuni sostengono di non conoscerla. Tutti hanno detto che questo assalto è stato fomentato da Aminata Diallo. Motivo del caso, secondo gli agenti di polizia: una “violenta gelosia sportiva contro la sua compagna””.

La Polizia parla di «un complice all’interno della stessa squadra femminile del Psg». 

“Secondo loro, questo assalto è stato reso possibile solo «attraverso la complicità all’interno della stessa squadra femminile del Psg”. L’autista dell’auto di cui si è servito il commando ha infatti inserito l’indirizzo di Sakina Karchaoui sul suo Gps alle 19:45 del D-Day, prima di inserire nuovamente questo indirizzo alle 21:50, nel momento preciso in cui i giocatori stavano lasciando una festa privata organizzata dal Psg a Boulogne. Solo le tre persone all’interno del veicolo, che avevano organizzato il loro ritorno, potevano quindi sapere che Sakina Karchaoui sarebbe stata lasciata prima a casa da Aminata Diallo, alla guida dell’auto, prima che Kheira Hamraoui fosse a sua volta lasciata a casa sua”.

La polizia scrive:

«Questo ragionamento deduttivo quasi matematico, che ovviamente non assume altra interpretazione possibile, ha completamente invalidato le teorie di una presunta vendetta legata alla vita privata della vittima, come quella fomentata da una moglie ingannata».

E continua:

«Una terza persona che non avrebbe avuto alcun legame con uno degli occupanti dell’auto Toyota sarebbe stata assolutamente incapace di conoscere dalle 19:45 queste informazioni essenziali per la realizzazione di questo passaggio all’atto».

Poi la conclusione:

«Questa precisa analisi del corso degli eventi ha dimostrato che l’istigatore dell’assalto era uno dei tre occupanti del veicolo Toyota».

L’Equipe spiega:

“Per la polizia, non è certamente Kheira Hamraoui, che ha ‘sofferto pesantemente’ fisicamente e psichicamente, che è all’origine della sua stessa aggressione, né Sakina Karchaoui, un’amica. Quindi resta Aminata Diallo”.

Infine, centinaia di numeri di telefono sono stati schermati in una stretta operazione di blocco telefonico, il che dimostra che solo i cinque membri del commando erano sul posto al momento dei fatti.

La polizia scrive:

«Non sono state aggiornate altre linee sospette. Un elemento che annienta le teorie fantasiose o addirittura fumose di un’imboscata orchestrata da una terza persona».

Gli investigatori riferiscono anche la passività di Aminata Diallo al momento dei fatti, che guida a passo molto lento, non fa nulla per bloccare il suo veicolo e che rimane sorprendentemente docile durante i fatti, nonostante una personalità vulcanica.

Secondo la polizia, il caso Abidal è stato «una cortina fumogena, uno specchio per le allodole».

 

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