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Sacchi: «Per Berlusconi battere la Juve di Agnelli era più di una vittoria su un campo di calcio»

Alla Gazzetta: «Per aiutarmi a dargli del tu mi disse: mettiti davanti allo specchio e ripeti Silvio è uno stronzo. Vedrai che ti verrà più semplice».

Sacchi: «Per Berlusconi battere la Juve di Agnelli era più di una vittoria su un campo di calcio»
Former Italian Prime Minister Silvio Berlusconi arrives at the Ciampino Airport, near Rome on March 25, 2014. Italy's former prime minister and media tycoon Silvio Berlusconi on March 22, 2014 dismissed rumours that one of his children would fly his party's colours in the European Union's May elections. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

Il più intervistato dai quotidiani in merito alla morte di Silvio Berlusconi è Arrigo Sacchi, storico allenatore del Milan. A La Stampa Sacchi racconta di quando Berlusconi lo convinse a dargli del tu.

«Lui mi ha aiutato molto, mi è stato vicino in momenti della mia vita non facili. Così, non mi veniva spontaneo passare dal lei al tu. Ma lui, ancora una volta, mi ha insegnato un metodo per farlo. Un giorno mi dice: Arrigo mettiti davanti allo specchio e ripeti Silvio è uno stronzo, Silvio è uno stronzo…Vedrai che dopo un po’ ti verrà più semplice darmi del tu».

Una sola volta Sacchi e Berlusconi la pensarono diversamente: su Claudio Borghi.

«Quando comprò l’attaccante argentino Claudio Borghi, non c’entrava nulla con il nostro gioco. Gli dissi: ‘Lei l’ha comprato e lei lo può tenere, io mi metto da parte e le prometto che starò fermo un anno. Quindi, o ritorna a fare il presidente o mi licenzia’».

Quante volte ha deciso lui la formazione? Sacchi:

«Mai. Aveva troppi impegni per dedicarsi alle cose di campo, ma curava ogni dettaglio intorno al Milan. Arrivava a Milanello, chiamava il responsabile del centro Antore Peloso e cominciava l’elenco: il roseto è da potare, quella bandiera da cambiare, la rete metallica si è arrugginita. Ecco, i dettagli».

A La Repubblica, Sacchi dice:

«Silvio Berlusconi era un genio che amava il suo Paese, e che il suo Paese ha capito molto meno di quanto meritasse. Perché l’Italia è un posto impossibile, dove vivono 60 milioni di individualisti e presuntuosi».

Alla Gazzetta dello Sport Sacchi racconta di quanto Berlusconi si rilassasse a parlare di calcio e anche un aneddoto sull’Avvocato Agnelli.

«Lo chiamavo due volte al giorno. Mi ripeteva: ‘Parlare del Milan mi rilassa’. Era proprio così. Si divertiva, raccontava aneddoti, conversava anche con i giocatori. L’anno dello scudetto capitò una cosa che mi rimase impressa: dovevamo andare a giocare a Torino contro la Juve e lui ricevette un invito a pranzo dall’Avvocato Agnelli. L’Avvocato gli chiese se poteva venire a salutare la squadra prima della partita. Berlusconi gli disse subito di sì, poi m’informò. Io temevo che i ragazzi subissero il carisma dell’Avvocato, non avevo piacere che ci fosse quell’incontro: così chiesi a Berlusconi a quale ora Agnelli avesse programmato la visita. ‘Alle 13.45, mi ha detto’. ‘Perfetto, io faccio cominciare il riscaldamento alle 13.30’. Così quando l’Avvocato entrò nello spogliatoio, trovò soltanto il sottoscritto e Berlusconi. Restò di stucco e se la cavò con una battuta delle sue: ‘Sapevo che avevate una grande squadra, mi auguravo che voi due poteste rovinarla ma evidentemente mi sbagliavo’. Berlusconi rise e accompagnò Agnelli in tribuna. Vincemmo e ricordo che il presidente non stava nella pelle dalla felicità: battere la squadra dell’Avvocato, per lui, era qualcosa di più di una vittoria su un campo di calcio».

 

 

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