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L’ex consigliera indipendente Juve Marilungo: «Agnelli voleva approvare il bilancio a ogni costo»

Su CorSera e Repubblica la deposizione davanti ai pm: «Era in ballo l’iscrizione ai campionati. Mi sono dimessa perché mi sentivo a disagio» 

L’ex consigliera indipendente Juve Marilungo: «Agnelli voleva approvare il bilancio a ogni costo»
Db Torino 30/05/2017 - partita del cuore / Nazionale Cantanti-Campioni della Ricerca / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-John Elkann

Sul Corriere della Sera e su La Repubblica alcuni stralci della deposizione di Daniela Marilungo, ex membro indipendente del Cda della Juventus, davanti al procuratore aggiunto Marco Gianoglio, al pm Mario Bendoni e ai militari della guardia di finanza che indagano sui conti della Juve, lo scorso 12 gennaio. Un’audizione durata otto ore. La Marilungo è stata la prima a rassegnare le dimissioni, il 25 novembre 2022. Ricorda quel giorno.

«La decisione la stavo meditando ma non era proprio nell’aria. A fronte dell’ultimo cda, dopo una notte insonne, mi sentivo a disagio».

La Marilungo racconta che il giorno precedente, Andrea Agnelli e John Elkann

«ci avevano comunicato, a noi consiglieri indipendenti, che Laurence Debroux e Suzanne Heywood avevano preannunciato a loro volta le dimissioni. Questa notizia fa scattare il timing delle mie dimissioni e a sera mi faccio un bel pianto liberatorio».

Nei giorni successivi, continua l’ex consigliera, ha continuato a ricevere mail di convocazione, finché il suo avvocato non ha chiamato i legali del club dicendo loro:

«se la Juventus non rettifica questa cosa, va subito in Procura e denuncia tutti».

La Marilungo parla della fretta della Juventus sul deposito del bilancio da parte del cda. La società di revisione Deloitte aveva espresso riserve.

«se il consiglio non depositava il bilancio non ci potevamo iscrivere ai campionati. La spada di Damocle che tutti ci rappresentavano era questa dell’iscrizione alle varie competizioni sportive».

Continua:

«prima la deadline doveva essere a novembre poi venne fuori che si poteva fino a giugno 2023. La nostra preoccupazione aumenta, ci hanno più volte rappresentato come queste conseguenze sportive potessero impattare sulla continuità aziendale».

I pm a questo punto le chiedono chi, nel cda, parlava della necessità di andare avanti con il progetto di bilancio approvato il 23 settembre. La Marilungo risponde che era il presidente Agnelli a voler andare avanti ad ogni costo:

«Il presidente Agnelli, in maniera chiara».

E ancora:

«Noi abbiamo chiesto questi documenti (si riferisce a quelli della Procura, ndr) in varie forme e a più riprese. Io non ho mai visto alcuna documentazione».

Anzi, racconta, in risposta ricevette una battuta:

«Sono migliaia di pagine, vuoi leggerle tutte?».

Il giorno del cda, in una riunione informale, i 4 consiglieri indipendenti furono convocati nell’ufficio di Agnelli. C’era anche Elkann che disse: «Sono venuto qui per rassicurarvi e dirvi tutto quello che volete richiedere sulla situazione che Andrea vi ha indicato». Mentre la dichiarazione di Agnelli fu più tranchant: «queste hanno paura di essere indagate».  

La Marilungo parla anche delle side letter.

«Delle side letter sono venuta a sapere a fine ottobre. Dal momento in cui professionisti della società dicono A e Deloitte B, per me le cose sono iniziate a cambiare».

Qualche mese fa, La Verità dedicò un pezzo al ruolo delle donne nello sgretolamento del Cda Juventys. A costruire la trappola per far fuori Agnelli dalla Juventus, scriveva il quotidiano, è stata una donna: Suzanne Heywood, managing director di Exor e presidente di Cnh Industrial Nv.

A guidare le operazioni è stata una donna. Si chiama Suzanne Heywood, è managing director di Exor e presidente di Cnh Industrial Nv. È la nuova luce delle pupille di John Elkann. Sul sito della Juventus è indicata come «amministratore» (…) del club. In realtà da pochi mesi è il braccio armato di Jaky e plenipotenziaria per gli affari anche della Juve, che ormai era diventato un ex-assett.

È stata lei a costruire la trappola in cui è caduto Andrea Agnelli. Diciamolo subito: l’ex presidente della Juve non si è dimesso, è stato «dimesso», lo hanno costretto ad andarsene, si è trovato in minoranza nel consiglio (si parla di sei voti contro, un indeciso a tutto, Pavel Nedved, e solo due a favore, lo stesso Agnelli e il suo fedele Francesco Roncaglio). Secondo una ricostruzione di buona fonte, l’ex presidente della Juve si era presentato pieno di certezze e sicuro di sfangarla un’altra volta. Contava sul fatto che il cugino John Elkann – il vero proprietario della Juve -, non volesse affondare il colpo decisivo. Si basava su questa errata convinzione: «Fino a che non sarà terminata l’inchiesta della Procura della Repubblica, Jaki non avrà il coraggio di farmi fuori: sarebbe ingiusto e di cattivo gusto colpevolizzarmi e non credere nella mia innocenza fino a prova contraria e fino all’eventuale rinvio a giudizio o all’esito dell’eventuale processo. Sarebbe una sorta di dichiarazione di colpevolezza ancor prima del termine delle indagini».

Dopo di lei, una dopo l’altra Daniela Marilungo, Assia Grazioli Venier e Caitlin Mary Hughes hanno invertito la direzione del cda e della Juventus.

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