Sul Guardian: «Il calendario di gennaio è un caotico puzzle di partite. È a rischio la salute mentale e fisica degli atleti»
Il calendario pieno di impegni mette a rischio non solo la tenuta fisica dei giocatori ma anche la salute mentale. A scriverlo sul Guardian è Maheta Molango, il presidente dell’associazione calciatori professionisti per l’Inghilterra e il Galles.
Il riferimento è chiaramente al fitto calendario della Premier League che prevede, tra l’altro, impegni anche durante i giorni festivi come il famoso Boxing Day tanto amato dai tifosi di tutto il mondo.
“Per estendere ulteriormente l’analogia, l’eccessiva indulgenza a Natale è spesso seguita da un periodo di astinenza tanto necessario a gennaio. Non in questa stagione. Nel campionato maschile, il calendario delle partite di gennaio rappresenta un caotico puzzle di partite di campionato e partite di coppe nazionali apparentemente incastrate in qualsiasi spazio disponibile. Ce n’è abbastanza per far venire in mente anche al tifoso più vorace di allentare la cintura.”
L’effetto domino generato dal Mondiale in Qatar giocato tra novembre e dicembre è evidente, ma bisogna anche entrare nell’ottica degli atleti, impegnati anche mentalmente. Avverte Molango che “se coloro che gestiscono il gioco non agiranno, dovranno essere i giocatori che, alla fine, diranno ‘basta, è troppo’.”
Ad aggravare la situazione c’è anche l’ultimo annuncio della Fifa di introdurre una nuova Coppa del Mondo per club con l’inserimento di ulteriori club per poter aumentare il numero delle partite da giocare. L’annuncio non è stato accolto con particolare favore da quasi tutte le leghe e dai club.
“Siamo sempre stati chiari sul fatto che la congestione delle partite è, principalmente, un problema di benessere dei giocatori. In qualità di sindacato dei giocatori, la PFA (L’Associazione dei calciatori professionisti, ndr) sa che il calendario sta avendo un impatto sulla salute fisica e mentale dei nostri membri. Non si tratta solo di giocare meno.”
Il problema riguarda tutto il mondo del calcio, maschile e femminile. La continua crescita di quest’ultimo comporta un conseguente aumento dell’offerta di gioco da proporre ai tifosi. In altre parole i giocatori sono il prodotto da vendere.
Molando riflette su come altri sport siano più attenti a certi aspetti: “Altri sport sembrano ottenerlo più del calcio, che continua a saturare il proprio mercato. In che modo il calendario è positivo per il prodotto calcio quando i protagonisti, gestendo costantemente la fatica o gli infortuni, non giocano mai al 100%? Com’è positivo che la finestra per godersi le più grandi star nel loro periodo migliore si riduca man mano che le carriere si accorciano? Com’è positivo quando anche i fan che amano di più il gioco credono che si giochi troppo calcio?”
Sembra infatti quanto meno elementare l’equazione secondo cui aumentando l’offerta si rischia di saturare il mercato e svalutare il prodotto. E se la soluzione a tutti i malanni finanziari fosse proprio quella di ridurre l’offerta?
Sottolinea Molango che nulla cambierà per il momento, almeno fino a quando “qualsiasi lacuna viene poi colmata da tour internazionali che fanno girare soldi e quando il calendario delle partite diventa un campo di battaglia nello scontro politico tra gli organi di governo.“