Sorrentino: «Troisi è stato un esempio nel modo di stare al mondo e affrontare il cinema»

A Repubblica: «Napoli è un luogo di nostalgia, ma dove torno con entusiasmo. Una città che malgrado i suoi difetti è sempre viva»

Paolo Sorrentino

Director Paolo Sorrentino attends the photocall for the Italian premiere of "The Hand Of God" at Hotel Vesuvio (Kontrolab)

Repubblica intervista Paolo Sorrentino. Parla di Napoli.

«Il luogo dove sono cresciuto, mi sono formato. Un luogo di nostalgia, ma dove torno con entusiasmo. Una città che malgrado i suoi difetti è sempre viva, in costante stato di eccitazione».

Su “È stata la mano di Dio”:

«Penso che al pubblico napoletano sia piaciuto, anche perché è un film che non pretende di raccontare la città, spiegarla. I napoletani mal sopportano quando si cerca di incasellare la città dentro certe definizioni. È semplicemente un appuntamento con i ricordi di un periodo storico, gli anni Ottanta: chi li ha vissuti ha ritrovato cose che lo riguardavano e si è appassionato, o intenerito, o divertito, a seconda delle circostanze».

Racconta la Napoli che si vede nel film.

«Mi ricordo la cupezza di fine anni Settanta e inizio Ottanta, le tensioni legate alla criminalità e alla politica di quegli anni, anche se ero bambino. Ne parlavano gli adulti, i miei fratelli grandi, in casa. Il terremoto mise in ginocchio la città, un caos che si aggiungeva a quello dei decenni precedenti. La città ha invece avuto un periodo di grande forza nei Novanta, con Bassolino, si è vista per la prima volta una Napoli cambiata. Ma il mio sguardo sugli Ottanta è filtrato dallo sguardo del 16 enne che ero».

Su Massimo Troisi, al quale scrisse una lettera tenerissima.

«Non l’ho mai conosciuto di persona. Ma la sua figura è stata unica perché capace di rendere umano un mondo del cinema che a un diciottenne sembrava inaccessibile, scorbutico. Ti faceva credere che si potesse far cinema con dolcezza, tenerezza, ironia, intelligenza, doti che da ragazzo cerchi di coltivare più di altre. Troisi è stato un esempio nel modo di stare al mondo e affrontare il cinema».

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