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Fratello Real Madrid, sorella Psg. Allegri è il San Francesco del calcio

L’allenatore che ha abbracciato l’umiltà. Resiste alle tentazioni di Parigi, la sua esistenza ha senso solo tra i bisognosi di Vinovo

Fratello Real Madrid, sorella Psg. Allegri è il San Francesco del calcio
As Roma 09/05/2018 - finale Coppa Italia / Juventus-Milan / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Massimiliano Allegri

Fratello Real Madrid, sorella Psg. Fu un giorno d’estate del 2021 che Massimiliano Allegri si sentì inondato della febbre d’amore verso il prossimo, verso gli umili, i diseredati. Secondo i beninformati, la prima vera apparizione risale a qualche anno prima. Fu lo shock dovuto alla sconfitta di Cardiff che sconvolse l’esistenza del nostro. Vide l’opulenza, la ricchezza, distruggere il suo sogno. Si ritirò nella sua Livorno e cominciò a vivere un profondo conflitto interiore. Avvertiva in maniera pressante l’esigenza di dedicare la propria esistenza ai meno fortunati. Ma non tutto gli era ancora chiaro. E mentre si preparava a un incontro con Florentino Perez, una vocina e un sogno lo sorpresero. Vide una squadra vestita di bianco festeggiare e una coppa dalle grandi orecchie. La voce gli chiese: «Perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo?»

Un giorno, nella chiesa di San Damiano udì il Crocifisso che per tre volte gli disse: «va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».

Massimiliano non ebbe più dubbi, partì a piedi per Vinovo e da quel giorno consacrò la sua vita agli ultimi. Che senso avrebbe vellicare il proprio ego, fare sfoggio dei trofei conquistati grazie alle virtù di Modric, Kroos, Benzema? È forse questa la vita che vale la pena vivere? È questo che ci chiede il disegno divino? Max capì. E laddove c’era Modric, lui scelse di abbracciare McKennie. Laddove si sarebbe potuto comodamente accucciare alle spalle di Casemiro, decise di immolarsi a Rabiot. Li abbracciò tutti e li baciò. Si sentì finalmente appagato lì, in mezzo a quelle persone. Era lui che aveva bisogno di loro. Benzema è l’emblema della perdizione, la conquista facile che fa smarrire la retta via.

Fu messo alla prova. Gli vendettero Cristiano Ronaldo e lo sostituirono con Moise Kean. Lui non fece una piega.

Ma il Diavolo non smette di tentare. Le persone non ci fanno caso ma può essere molto dura predicare a Rugani, a Kean, Kaio Jorge, a Ramsey. E così che Massimiliano da Livorno dovette affrontare le tentazioni di Parigi. Ville lussuose, automobili non obbligatoriamente Fiat, nessun bloc-notes della Superlega (ce ne sono a pacchi a Vinovo, non sanno come smerciarli). Satana gli parlò di un contratto principesco. Mbappé, Neymar, Messi. Laddove c’era McKennie, ci sarebbe stato Vijnaldum. E soprattutto mai più la faccia di Nedved.

Nel bel mezzo dell’incontro, Allegri si inginocchiò e gridò: “Grazie Signore di avermi dato la forza di resistere alla tentazioni”. Si rialzò e si incamminò nuovamente verso Vinovo. Solo lì, in mezzo ai suoi bisognosi, la sua esistenza ha realmente senso.

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