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Cabrini: «Il calcio non è il mondo ideale per fare coming out. Troppi imbecilli tra i tifosi delle curve»

A Libero: «Ai miei tempi c’erano calciatori gay ma nessuno di noi ha mai evitato la doccia accanto a un compagno omosessuale» 

Cabrini: «Il calcio non è il mondo ideale per fare coming out. Troppi imbecilli tra i tifosi delle curve»

A 40 anni dal successo del Mundial in Spagna, Libero intervista Antonio Cabrini, all’epoca 25enne. Brera gli affibbiò il soprannome di “bell’Antonio”.

«Mi fai una cortesia? Il Bell’Antonio non esiste più, Gianni Brera non mi fece certo un regalo ad affibbiarmi quel soprannome».

All’epoca i giornali scrissero che lui e Paolo Rossi dormivano insieme. Scoppiò il finimondo.

«Fu un’innocente battuta satirica di un tuo collega che, però, venne strumentalizzata. Pensate oggi, al tempo dei social, cosa succederebbe».

Di recente, un giocatore inglese ha fatto outing: il calcio è maturo per questo?

«L’omosessualità non è mai stato un problema nell’ambito di uno spogliatoio. Ai miei temi c’erano calciatori gay ma nessuno di noi aveva problemi, mai visto nessuno evitare la doccia accanto a un compagno di squadra omosessuale. Sarebbe stato assurdo. Però resto dell’idea che il calcio non sia il mondo ideale per fare coming out. Troppi imbecilli tra i tifosi delle curve, immagina i cori all’entrata in campo».

Gli chiedono quale sia stato il giorno più brutto della sua carriera.

«L’Heysel. Prima della partita c’era già un clima pesantissimo attorno allo stadio. Ci avvisarono: sugli spalti stanno piangendo un vostro tifoso. Entrammo in campo scossi. Ma alla fine i cadaveri erano decine. Quel giorno morì l’uomo, non solo il calcio».

Oggi cosa fa Cabrini?

«Il mental-coach per alcune aziende. Cerco di applicare a lavori diversi tra loro gli insegnamenti che ho avuto dal calcio. Funziona».

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