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Il Fatto sul calcio italiano: popolato da dinosauri, Gravina c’era già ai tempi di Schillaci

Vecchi anche Ghirelli, Abete e Ulivieri. I dirigenti si scambiano le poltrone pur di non mollarle, resistono a tutto, anche agli scandali

Il Fatto sul calcio italiano: popolato da dinosauri, Gravina c’era già ai tempi di Schillaci
Db Reggio Emilia 09/04/2019 - amichevole/ Italia-Irlanda femminile / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

Il mondo del calcio, in Italia, è popolato da dinosauri. Lo scrive Lorenzo Vendemiale su Il Fatto Quotidiano. Le sconfitte passano, i dirigenti restano. Gravina, ad esempio, arrivò quando c’era Schillaci ed è ancora al suo posto.

“La prima volta che Gabriele Gravina ha messo piede in Federcalcio aveva 39 anni e lo stesso ciuffo vanesio, solo un po’ più folto e meno argentato”.

A quei tempi, Gravina “rappresentava il nuovo che avanza”. Al calcio italiano, scrive Vendemiale, si adatta perfettamente quanto scriveva Marquez, “la storia è un ingranaggio di ripetizioni irreparabili”.

“Negli ultimi vent’anni di solitudine si ripresentano sempre gli stessi errori, le stesse dinamiche, le stesse facce. Dopo Calciopoli e la recessione economica, il movimento è sprofondato in una crisi che i governanti non hanno saputo vedere, né frenare”.

L’esclusione dell’Italia dal Mondiale è solo l’ennesima presa di coscienza. Da giorni si parla di innovare, di puntare sui giovani, eppure, ai vertici, restano sempre i vecchi.

“Francesco Ghirelli, Giancarlo Abete, Renzo Ulivieri, 225 anni in tre, i capibastone delle componenti (Serie C, dilettanti, allenatori), che più sostengono la maggioranza. Abbassa la media Umberto Calcagno, solo 51 all’anagrafe, il classico “giovane vecchio” che ha raccolto l’eredità del sindacalista Tommasi, in perfetta sintonia con la discutibile gestione dell’Assocalciatori”.

“In una specie di Gioco dell’oca, in cui il movimento riparte sempre dal via, i dirigenti si scambiano le poltrone pur di non mollarle, resistono a tutto, anche agli scandali”.

La scuola allenatori è in mano a Renzo Ulivieri dal 2006, un classe 1941, “coinvolto nei lontani anni ‘80 nel “Totonero”, ma tanto chi se lo ricorda più”.

“Adesso che la nazionale è di nuovo all’anno zero, affossata dagli interessi meschini della Serie A che pensa solo a se stessa, dalle pastoie burocratiche in cui si incarta ogni progetto, Gravina la prende per mano: insieme a chi ha governato negli ultimi 20 anni, promettono di cambiare un sistema di cui sono figli e artefici, che li ha creati e che loro hanno alimentato. Con questa squadra il calcio italiano riparte con fiducia verso il futuro. Che poi, è sempre il passato”.

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