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Leao: «La mia famiglia mi ha insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte»

Alla Gazzetta: «Ibra mi ricorda sempre di restare umile e di lavorare. Sono cambiato grazie ai consigli dei miei e del mio personal trainer» 

Leao: «La mia famiglia mi ha insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte»
Mg Milano 06/01/2022 - campionato di calcio serie A / Milan-Roma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Rafael Leao

La Gazzetta dello Sport intervista l’attaccante del Milan, Rafael Leao. Racconta quanto è stata importante l’educazione ricevuta dalla sua famiglia.

«È fondamentale, mi supportano prima e dopo le partite. Mi hanno insegnato che senza sacrifici non si va da nessuna parte».

Parla della sua infanzia nel quartiere Bairro da Jamaica, ad Amora.

«In quegli anni ho visto di tutto, ho vissuto tra mille difficoltà, il mio sogno era anche quello di molti bambini che non ce l’hanno fatta. Se oggi sono chi sono lo devo a quegli anni, fatti di cose semplici: un pallone, gli amici, gli affetti più cari».

Su Ibrahimovic:

«Zlatan è un campione che non ha mai dimenticato il passato. A me ricorda sempre di restare umile e di lavorare, lavorare, lavorare: solo così puoi fare grandi cose».

In due anni a contatto con Zlatan anche Leao è cambiato.

«Prima non ero costante. Magari giocavo un quarto d’ora alla grande, poi mi fermavo o facevo le cose a metà, saltavo l’uomo e sbagliavo il passaggio chiave. Oggi sono diventato concreto, continuo nei 90 minuti, segno di più e faccio più assist. Gioco in una grande squadra, certo, ma ho cambiato il modo di approcciarmi alle partite. Sono più deciso».

Come è scattato il clic?

«Un insieme di fattori. Conosco meglio la Serie A, ho avuto i consigli giusti dai miei e dal mio personal trainer. E non mi è mai mancata la fiducia della società, che mi ha sempre fatto sentire protetto, dei compagni e dell’allenatore».

Su Pioli:

«Pioli mi ha capito, sa che con i miei dribbling e i miei strappi posso fare la differenza. Prima con me curava molto l’aspetto tattico, ero più giovane e più indisciplinato. Ora non mi spiega molto, si fida di me, sa che faccio la mia parte anche quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Mi dice “Stai largo e punta l’uomo”: per me diventa tutto più facile. Ho giocato anche da prima punta e da “10”, sono pronto a rifarlo se serve, ma a sinistra è un’altra cosa…».

Sullo scudetto:

«Siamo pronti per vincerlo, siamo più forti e più maturi dell’anno scorso. Vincere il campionato è l’obiettivo, vogliamo vedere Milano tutta rossonera. Sono giovane, ma in campo mi sento adulto, e lo stesso vale per tanti miei compagni. Lo ripete anche Pioli, a me, a Tonali, a Saelemaekers: “Siete giovani solo sulla carta di identità”».

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