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Prima in albergo, ora nel riscaldamento: Sarri non sa più come perdere, ma continua a farlo benissimo

Sarebbe un perfetto Youtuber. Si paragona a Klopp, distorcendo la realtà del suo Liverpool per giustificare i suoi risultati con la Lazio. E poi la solita litania contro il calcio moderno

Prima in albergo, ora nel riscaldamento: Sarri non sa più come perdere, ma continua a farlo benissimo
Udine 23/07/2020 - campionato di calcio serie A / Udinese-Juventus / foto Image Sport nella foto: Maurizio Sarri

Maurizio Sarri non lo sa, perché è luddista nell’animo, ma andrebbe fortissimo come Youtuber. Potrebbe produrre uno di quei manualetti d’autoaiuto che fanno 10k di visualizzazioni al minuto, tipo “come perdere una partita senza giocarla” o “i 10 modi per piangere sul calcio versato”. Dopo aver perso un campionato in un albergo, ed aver sottolineato il trauma così tante volte da farne un cliché, ora ha perso una partita già nel riscaldamento. Contro, peraltro, proprio la squadra che lasciò il suo scudetto in una stanza d’hotel a Firenze. La prossima la perderà in trattoria, supponiamo. E’ una metodologia, quella di Sarri. Consapevole. Fa parte dell’analisi perenne che non l’abbandona mai. L’affligge prima durante e dopo la partita. Osserva, prende appunti come un amanuense, poi va in conferenza stampa e sbrodola.

Il punto focale del pianto a pioggerella – fitto, insistente, fastidioso – è che Sarri ha un nemico: il calcio moderno. Quello dei calendari sincopati, che gli hanno tolto il piacere del maniscalco, l’ebbrezza tattile della “settimana tipo”: prendere una squadra e cesellarla a immagine e somiglianza di qualcosa che l’umanità pensa di aver compreso nei suoi anni napoletani. E’ storia vecchia, ideologie già passate in giudicato: il Sarrismo, quella roba lì.

Sarri usa l’ennesima conferenza stampa infrasettimanale per ribadire, cacofonico, che lo stesso concetto di “infrasettimanale” è una bestemmia: dal lunedì al sabato (perché nel fantastico mondo di Sarri si gioca la domenica alle 15, tutti assieme disperatamente) si lavora, ci si allena, si studia. Stop. Che c’entra l’Udinese al giovedì, giorno da sempre consacrato alla partitella in famiglia? E’ una solfa. “Nel calcio di oggi si gioca sempre ogni 3 giorni. Non è un problema tattico, ma di testa e di inconscio. Il sistema nervoso si scarica”.

L’inconscio di Sarri però è carico a pallettoni. E non si nasconde, anzi. Viene fuori tutto quando nello stesso flusso di coscienza il tecnico della Lazio, che ambisce a firmare un contratto “alla Ferguson” con Lotito, si paragona a Klopp. Usa il trucchetto di chi sa benissimo che la sta sparando grossa: spiattella un sorriso ironico che dovrebbe stemperare l’imbarazzo.

Sulla sua impresa alla Lazio – vissuta quasi con spirito montessoriano – “bisogna avere le idee chiare”, proclama. Perché, intendiamoci, “quando il Liverpool prese Klopp il primo anno arrivò dodicesimo e il secondo ottavo. Non penso poi di essere come lui, che è molto meglio di me”. Scatta l’ammicco, ci siamo capiti.

Il punto è che i conti non tornano. Il problema è proprio fattuale: quando Klopp arriva sulla panchina del Liverpool nel 2015, la squadra è decima. Chiuderà ottava, raggiungendo pure la finale di Europa League (sconfitta dal Siviglia). L’anno successivo Klopp trascina il Liverpool al quarto posto, con qualificazione ai preliminari di Champions. In ogni caso aspettiamo, per converso, che Klopp vada in conferenza stampa e si paragoni a Sarri. Per equità.

Sarri indossa un’armatura morale: come Don Chisciotte fronteggia i mulini a vento lanciandogli contro chilate di sterco che puntualmente gli tornano in faccia. Se l’è presa con l’Uefa, con la Fifa, con la Lega e la Figc. Con gli arbitri, più e più volte. Coi fatturati. Con l’hotellerie. Una fatica stargli dietro. A Mazzarri – maestro – per rendere lo stesso concetto bastava aggrapparsi alla collera degli dei: “è poi è venuto a piovere”. Che classe, Mazzarri.

 

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