Per tre anni il sistema calcio italiano si è reso zerbino del portoghese. È l’ora della rivincita, come nella famosa partita a biliardo
È giusto così. L’Italia, con buona pace della Macedonia del Nord e della Turchia, si giocherà i Mondiali contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. Contro il calciatore che ha caratterizzato e assorbito gli ultimi tre anni del calcio italiano. È stato l’assoluto catalizzatore. Si è parlato praticamente solo di lui. Per lui la Juventus si è praticamente rovinata. Non solo dal punto di vista tecnico-tattico, di identità di squadra, ma soprattutto dal punto di vista economico-finanziario. Il sistema-calcio si è messo a zerbino nei confronti del portoghese, lo ha trattato come una divinità e gli ha concesso di tutto. Il calcio italiano si è autoproclamato Fantozzi e ha nominato Ronaldo e supermegadirettore galattico. È emerso in tutta la sua nitidezza lo squallido provincialismo nazionale. È finita che lui non ha imparato una parola d’italiano ed è fuggito senza alcuna considerazione per la Juve e la Serie A giudicati non alla sua altezza.
Adesso l’Italia-Fantozzi avrà la possibilità di mostrare un sussulto d’orgoglio. Che siano la battuta sulla corazzata Potemkin – con conseguenti novantadue minuti di applausi – o la partita a biliardo del coglionazzo che termine col rapimento della vecchia. In fin dei conti Cristiano Ronaldo ha definito coglionazzo il calcio italiano più di trentotto volte. È giunto il momento per Fantozzi di piazzare il triplo filotto reale ritornato con pallino. Nel caso in cui avvenisse, la reazione del portoghese non sarebbe diversa da quella del Conte Duca Catellani.
Per l’Italia, storicamente, è meglio avere un sorteggio negativo che positivo. L’ultima amara dimostrazione fu la doppia sfida con la Svezia. E ci stiamo ancora leccando le ferite, nonostante il successo all’Europeo. Dove abbiamo battuto Belgio, Spagna, Inghilterra. La Nazionale ha sempre sofferto le partite affrontate da favoriti. Storicamente il nostro problema, sconfinato nel dramma sportivo, è stato più la Corea che la Germania.
Già una volta ci giocammo il Mondiale contro il Portogallo. Era il 93, a Milano. Vincemmo 1-0 contro la squadra di Fernando Couto, Vitor Baia, Futre e Rui Costa. Segnò l’altro Baggio, Dino. Nell’ultimo scontro diretto, andata e ritorno, in Nations League, abbiamo perso. Ma la Nations League è una finzione. I Mondiali no.
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