In sette anni di Juventus, ci si ricorda della doppietta al Barcellona. Ricorda i tennisti italiani di un tempo, sempre vicini all’impresa. Fin qui, è più vicino a Vignola che al francese

In quarant’anni, il calcio e il modo di essere vissuto sono logicamente cambiati. Le proporzioni, però, restano le stesse. O almeno dovrebbero. Può essere considerato un garbato omaggio quello di Dybala a Michel Platini. Persino doveroso, per certi aspetti. Dopo il gol allo Zenit San Pietroburgo, ieri sera, l’argentino si è sdraiato sul fianco dopo aver superato (con 106 reti) il numero di gol segnati dal francese (104) con la maglia della Juventus. Un gesto che ha fatto storia. Un gesto di protesta. Contro la folle decisione dell’arbitro tedesco Röth di annullare il gol gioiello del francese nella finale di Coppa Intercontinentale tra Juve e l’Argentinos Juniors di Borghi. Un arbitro nemico del bello: annullò anche la strepitosa girata volante di Rummenigge contro i Rangers Glasgow.
Oltre quell’omaggio a nostro avviso non c’è nulla che leghi Dybala a Platini. Non vogliamo credere che un tifoso contemporaneo possa considerare paragonabili i due calciatori. Oggi sui social, così come su YouTube, ogni rete normale viene esaltata come se fosse il secondo gol di Maradona all’Inghilterra. Seguendo questi canali, un bambino potrebbe pensare davvero che si sta parlando di un grande calciatore.
Mentre fin qui, la storia di Dybala ci ha detto e ci dice che si tratta di un buon giocatore. E nulla più. Un buon giocatore e aggiungiamo: “potenzialmente”. È al settimo anno con la maglia bianconera, e francamente di lui si ricorda ben poco. Tranne la serata contro il Barcellona a Torino, la doppietta in faccia a Messi (e poco altro). Ormai sono trascorsi quattro anni da quella sera. Dybala ricorda i tennisti italiani di un tempo. Sempre prossimi al grande passo che poi però non arriva mai. Paolo Canè: l’uomo che a Wimbledon arrivò a due punti dal match contro Ivan Lendl.
Dybala è il perfetto prodotto di questo calcio e di questo modo di vivere il calcio. Che definire enfatico è riduttivo. Anche perché oggi sono tanti di più i mezzi di comunicazione. Platini alla Juventus ha giocato cinque anni. Non sette. Gliene bastarono quattro per entrare nella storia e scriverla a caratteri cubitali. Per segnare un’epoca calcistica, non solo bianconera. Un giocatore per cui oggi si renderebbe necessario l’ingaggio degli urlatori alla Tony Dallara per fare le telecronache. E che farebbe impazzire YouTube. Un calciatore semplicemente immenso.
Platini e Dybala al momento sono grandezze incommensurabili. Se proprio vogliamo cercare un accostamento di quelli impossibili, sarebbe interessante stabilire se Dybala possa essere considerato più o meno talentuoso di Beniamino Vignola.