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Sotto Ibrahimovic c’è il Milan: una squadra costruita con criterio e intelligenza

È un esempio di come si risolleva un club in crisi, tenendo i conti a posto e con strategie oculate di mercato e non solo. I meriti di Maldini (e Massara)

Sotto Ibrahimovic c’è il Milan: una squadra costruita con criterio e intelligenza
Mg Milano 12/09/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Lazio / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Zlatan Ibrahimovic

Il volto di Zlatan Ibrahimovic ieri lo si trovava un po’ su tutte le prime pagine e le aperture dei siti. I media del calcio celebrano giustamente un campione senza tempo, che continua ad essere determinante. Ne magnificano una narrazione già di per sé fin troppo mitologica, così diventa lui inevitabilmente l’istantanea di un successo in uno scontro diretto, il primo nella stagione del Milan che prima della Lazio aveva battuto Sampdoria e Cagliari.

Se però si va oltre la copertina, c’è una squadra costruita con criterio. Un gruppo di giocatori figlio dei tempi: i giovani pagati a rate (Leao, Tonali) e quello preso in prestito (Brahim Diaz), i veterani (Rebic, Kjaer, Ibrahimovic, Giroud), qualche investimento (Hernandez, Maignan, Tomori) e il meglio di una scellerata gestione precedente (Kessié). Un modello sostenibile che si basa sul contenimento delle spese e soprattutto sull’abilità dei dirigenti che nel caso in analisi sono Frederic Massara e Paolo Maldini, rispettivamente direttore sportivo e tecnico. Non sembrano essere in posizione subordinata e si integrano alla perfezione. Massara è una figura molto considerata per cultura (parla fluentemente diverse lingue) e preparazione, Maldini ha vissuto e segnato intere generazioni che l’hanno reso un conoscitore eccellente di tutte le dinamiche che riguardano i calciatori, da quelle relazionali a quelle economiche. Per non parlare dell’appeal, perché se è all’altro capo del telefono ha già catturato tutta l’intenzione dell’interlocutore.

Con la proprietà c’è una rara sintonia. Gazidis è il perfetto tramite tra Elliot, di cui se ne parla più come un’entità che come qualcosa di fisicamente reale, e l’area sportiva. Il rapporto si basa su una profonda considerazione: le richieste avanzate sul mercato sono sempre sostenibili e quindi vengono sempre assecondate, anche quando il parere non è troppo concorde, come nel caso Messias che non rientra nel tipo di investimento da compiere. Allo stesso modo l’attenzione verso il proprio pubblico è prioritaria. La mossa di abbassare i prezzi dei biglietti di Champions della metà è talmente bella da sembrare organizzata. Il club in crisi mette davanti quella del sostenitore che compie un sacrificio economico per andare a San Siro. L’iniziativa è lodevole e si innesta nell’entusiasmo ritrovato da quando Stefano Pioli siede in panchina.

Merita un capitolo a parte. Si è imposto come figura autorevole e non autoritaria, accettando che il carisma di altre figure, come Maldini e Ibrahimovic, oscuri il suo o quantomeno lo tenga in una dimensione privata come quella dello spogliatoio. Le strategie sono condivise, il mercato è quasi sempre low-cost ma oculato, intelligente, utile. Il fatto di essere il Milan non deve necessariamente condurre al colpo da prima pagina. Anche perché per adesso basta che sia Ibra a metterci la faccia e a tutti, proprio tutti, va bene così.

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